Lucilla Galeazzi – Festa Italiana (Helikonia/Egea, 2014)

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Voce di luminosa bellezza e potenza, Lucilla Galeazzi è una delle artiste di riferimento nell’ambito della ricerca e della valorizzazione della musica tradizionale dell’Italia centrale. Avvicinatasi alla musica popolare su spinta dell’antropologo Valentino Paparelli e dell’etnomusicologo Sandro Portelli, tra alla fine degli anni Settanta Giovanna Marini la invita a far parte del nascente Quartetto Vocale, e da quel momento la sua carriera prende il volo con tante collaborazioni di prestigio da Roberto De Simone ad Ambrogio Sparagna, passando per quelle in ambito internazionale con Claude Barthelemy, Vincent Courtois, Michel Godard, e L’Arpeggiata di Christina Pluhar, fino a toccare i tanti dischi come solista, tra cui lo splendido “Amore e Acciaio”, a cui nel 2006 andò il Premio Tenco come migliore album folk. Nonostante in Italia con la sua miopia verso la cultura non abbia mai compiutamente raccolto l’apprezzamento ed il successo che avrebbe meritato e meriterebbe, Lucilla Galeazzi negl’anni ha raccolto grandi successi all’estero, portando in scena progetti artistici sempre nuovi, e tenendo seguitissimi stage di canto. In occasione della pubblicazione del suo ultimo album “Festa Italiana”, l’abbiamo realizzato una video intervista con Lucilla Galeazzi per approfondire la genesi di questo suo nuovo lavoro, senza dimenticare i tanti progetti paralleli in cantiere in Italia e all’estero. 


Il tuo nuovo album “Festa Italiana” nasce con una dedica particolare? 
Non poteva non essere così, perché avevamo appena finito il mixaggio del disco e non vedevo l’ora di incontrare Valentino Paparelli, antropologo umbro che più fortemente mi ha influenzato con le sue ricerche, e le sue conoscenze. Lui mi ha veramente toccato l’anima, facendomi conoscere tante persone, facendomi ascoltare tanta musica, mettendomi a disposizione il suo archivio, quando io ancora non avevo fatto alcuna ricerca. E’ stata una figura fondamentale per me. Purtroppo però in quei giorni Valentino è venuto a mancare, e non potevo non dedicargli questo disco in cui c’è tantissimo delle cose che mi ha trasmesso. Ci sono canti tradizionali umbri che mi ha fatto scoprire facendomeli ascoltare per la prima volta, e che noi abbiamo riarrangiato per l’occasione. Ovviamente sono presenti anche alcune mie composizioni, e credo sarebbe stato felicissimo di “Festa Italiana”, proprio come lo sono stati sua moglie e sui figli. Quando lo hanno ricevuto mi hanno chiamato immediatamente per ringraziarmi della dedica, ma anche per complimentarsi per la musica, dicendomi che questo disco avrebbe fatto impazzire il loro papà. 

Come hai approcciato il lavoro per questo disco? 
All’interno di “Festa Italiana” ho voluto inserire i canti legati al Maggio e al Carnevale, che sono le due feste principali della tradizione italiana. La scelta è caduta su quelli che erano i canti e i balli che amavo di più, come “La Tarantella Di Montemarano”, o “Bussulu”, un ballo tipico del Carnevale di Bagolina, una forma coreutica per corde, violini, chitarre e contrabbasso, ed ancora il “Saltarello Romagnolo”, anche perché al disco ha partecipato Marco Ambrosini, e non potevamo non omaggiare anche la sua terra, ma avremmo inciso comunque questo brano perché mi piace moltissimo. Oltre ad alcuni brani strumentali sono presenti dei tradizionali umbri, delle serenate poiché maggio è il mese dedicato ai fidanzamenti e all’amore, due canzoni firmate da me, e un Saltarello dedicato al Maggio. 

Come si è indirizzato il vostro lavoro in fase di arrangiamento? 
Inizialmente con il chitarrista Kevin Seddiki e il contrabbassista Leonardo Teruggi abbiamo lavorato soprattutto sui miei brani. Ci siamo incontrati a Parigi, in occasione di un mio spettacolo al Teatro Rex che è un cinema teatro da duemilacinquecento posti, e così mi sono trattenuta là per provare con loro. Abbiamo lavorato in modo molto libero, e successivamente loro mi hanno inviato gli arrangiamenti e le strutture dei brani. Le parti strumentali sono state trascritte dai materiali tradizionali e riarrangiate in alcuni casi da Marco Ambrosini mentre in altri me ne sono occupata io stessa. 

Al disco ha collaborato anche Nando Citarella… 
Nando non poteva mancare! Ha interpretato, infatti, la “Tarantella di Montemarano”, il canto d’amore “Alla Paesana”, e l’ammiccante “Tarantulì Tarantulà” o “Tarantella del Cefalo”. Con lui abbiamo una consonanza, ed una abitudine a lavorare insieme perché ci siamo sempre divertiti moltissimo. 

Quali sono le differenze rispetto ai dischi precedenti? 
C’è la cosa bellissima dei tamburi a cornice di Carlo Rizzo che è un funambolo, la nyckelharpa di Marco Ambrosini che suona in una maniera sontuosa, e la fisarmonica di Francesco Turrisi. Quest’ultimo è un musicista che ha attraversato vari universi musicali, ha studiato pianoforte per passare poi alla fisarmonica, con L’Arpeggiata suona il clavicembalo jazzando un po’ ora, e ultimamente si è trasferito in Irlanda dove ha dato vita ad alcuni gruppi che fanno musiche di passaggio, mescolando musica araba e irlandese, con l’aggiunta di qualche elemento di tradizione italiana. Insomma è un musicista multiforme che ha raccolto influenze da direzioni differenti. C’è poi Kevin Sedikki, che è un meraviglioso chitarrista nonché arrangiatore e compositore, con alle spalle una grande esperienza in ambito jazz. Il contrabbasso lo suona Leonardo Teruggi, un artista che ha tutto perché è nato a Parigi da genitori argentini fuggiti dalla loro terra per le note ragioni, e tra l’altro la sorella del papà fu uccisa dal regime dei colonnelli, ed è una desaparesida. I suoi genitori hanno origini italiane e quindi a casa sua si parlava anche la nostra lingua, ma lui parla anche lo spagnolo, il francese, e ovviamente l’inglese che è ormai d’obbligo. Oltre a quello che Leonardo suona attualmente con me, parallelamente si occupa anche di musica barocca. 

Consideri “Festa Italiana” come il tuo disco della maturità… 
Tutti i dischi che ho inciso li amo in modo differente. Ad esempio “Amore e Acciaio” era il disco dedicato alla mia città, ed è quello che ha visto il Premio Tenco, ma questo è l’album in cui mi riconosco più profondamente, così come il rapporto tra voce e strumenti è quello meglio riuscito di sempre. 

Quali sono i progetti paralleli che hai in cantiere? 
Attualmente sto lavorando ad al progetto “Napoli Continente” con un quartetto napoletano, le cui musiche sono arrangiate e dirette da Antonello Paliotti, andremo in scena in gennaio all’Opera di Lione, e poi in febbraio all’Opera di Malta. Nelle prossime settimane sarò in Sicilia al Teatro Biondo per “Doppio Fronte. Oratorio Per La Grande Guerra”, un progetto con Moni Ovadia sui canti della Prima Guerra Mondiale. Inoltre sto preparando il live di “Festa Italiana” con i musicisti che hanno lavorato con me in studio, e debutteremo alla Carnegie Hall di New York il prossimo 27 marzo. Sto lavorando anche ad un concerto sul Natale con farò nel Nord Italia, e poi ovviamente “Bella Ciao” con Riccardo Tesi, e le voci di Ginevra Di Marco, Elena Ledda e Alessio Lega. 

Quali sono le tue sensazioni alla luce delle prime esibizioni di Bella Ciao… 
E’ uno spettacolo che era doveroso fare, perché dovunque l’abbiamo portato in scena c’è stato un successo strabiliante. Ritengo che ad una parte del pubblico che affollava in passato i teatri sia stata tolta un po’ di musica che avrebbe voluto sentire, perché questi canti non vengono più eseguiti. Durante lo spettacolo il pubblico canta insieme a noi, ed anche se le voci sul palco hanno bisogno di essere ascoltate, loro cantano con noi perché hanno bisogno di queste canzoni, perché sono la nostra storia. Non possiamo dimenticare quel disco, quel movimento culturale, perché fa parte della nostra tradizione, perché da lì è partita la riscoperta della musica popolare. 

Concludendo, che senso ha un cantare ancora quelle canzone? 
Ha un senso profondo. Io ho quella musica nel DNA. Mi cantano i cromosomi con quei canti!



Lucilla Galeazzi – Festa Italiana (Helikonia/Egea, 2014) 
A tre anni di distanza da “Ancora Bella Ciao”, Lucilla Galezzi torna con “Festa Italiana”, nuovo album in studio, che giunge in una fase artistica intensissima della sua carriera, non solo per i tanti progetti live in cantiere, ma anche per le varie collaborazioni discografiche come lo splendido “Los Pajaros Perdidos” inciso nel 2012 con Christina Pluhar & L’Arpeggiata. Inciso con un eccellente gruppo di musicisti composto da Kevin Seddiki (chitarra), Leonardo Teruggi (contrabbasso), Francesco Turrisi (fisarmonica), Marco Ambrosini (nyckelharpa), Carlo Rizzo (tamburi a cornice), il disco raccoglie tredici brani tra composizioni originali e tradizionali che spaziando dall’Umbria alla Romagna fino a toccare il Nord Italia e la Campania, danno vita ad un affascinante affresco sulle feste più importanti della tradizione popolare, ovvero il Carnevale ed il Maggio. Attingendo ai repertori di queste due importanti festività, Lucilla Galeazzi ha voluto cogliere la loro grande valenza rituale che le rendeva necessarie al benessere collettivo, mettendo insieme la purificazione necessaria del Carnevale prima della Pasqua, e la forza rigeneratrice del Maggio al culmine della maturazione del seminato. Il risultato è un incontro superbo di musica tradizionale e canzone d’autore, che si regge sull’importante lavoro di ricerca sui canti del mondo contadino compiuto negl’anni da Lucilla Galeazzi, ma anche Valentino Paparelli, a cui è dedicato il disco. Ad aprire la “Festa Italiana” è “Ecco Maggio E’ Venuto” canto tradizionale di questua del maggio di Terni, che Lucilla Galeazzi rilegge magistralmente, accompagnata dal dialogo tra la chitarra di Kevin Seddiki e la nyckelharpa di Marco Ambrosini. Si prosegue con l’autografa “Festa In Paese”, che scandita dal ritmo del tamburo a cornice di Carlo Rizzo, ci conduce nel cuore della festa tra suoni, luminarie e colori. Si prosegue verso la Romagna con il trascinante crescendo del “Saltarello Romagnolo”, a cui segue la dolcissima “Quante Stelle Nel Cielo Con La Luna” in cui il cantato denso di lirismo della Galeazzi si sposa perfettamente con l’elegante ambientazione acustica del brano. Il canto d’amore “Era Una Notte Chiara”, caratterizzata da una eccellente prova vocale della Galeazzi, apre poi la strada ad un’altra serenata, ovvero il tradizionale umbro di Colfiorito (Pg) “La Vizzicona”, in cui spica la linea melodica tracciata dalla fisarmonica di Francesco Turrisi. La voce di Nando Citarella ci conduce dritto in Campania con la tarantella “Alla Paesana” cantata in duetto con la Galeazzi, ed impreziosita dalla chitarra battente di Cristiano Califano e dal contrabbasso di Stefano Napoli. Il travolgente “Saltarello A Piè Pari” ci riporta alle celebrazioni del Maggio in Umbria, ma subito dopo entriamo nel cuore del Carnevale di Bagolino (Bs) con la danza tradizionale “Bussulu”. La Campania è ancora protagonista sul finale con l’ammiccante “Tarantulì Tarantulà” e “Tarantella Di Montemarano”, entrambe eseguite dalla Galeazzi con la complicità di Citarella. A chiudere il disco è “Saltarello Umbro” che ci regala un’altra splendida performance vocale della Galeazzi, che ci conduce per mano nella danza, e nell’atmosfera di quella “Festa Italiana” che è riuscita a ricreare in modo così bello ed intenso. 



Salvatore Esposito
Nuova Vecchia