Scaramanouche - Voyager 2011 (Felmay, 2014)

Quartetto swing da camera, nato da un’idea di Lucio Villani nel 2005, gli Scaramanouche, dopo il disco di debutto del 2008 hanno visto l’alternarsi nella formazione di diversi musicisti fino ad arrivare ad una line-up stabile nel 2010, con due chitarre, Fender Rhodes, contrabbasso e voce. L’anno successivo sulla scia dell’ispirazione nata dagli ascolti di Johann Sebastian Bach, Django Reinhardt, Frank Zappa e Johnny Cash, prende forma il disco “Voyager 2011” che raccoglie sedici brani tra standard dagli anni trenta agli anni cinquanta, classici del rock, e composizioni jazz, con citazioni e calembour vari a condire il tutto. Il loro stile, come evoca anche il nome del gruppo, parte dal jazz manouche di Django Reinhardt per allargarsi verso una cifra stilistica originale, in cui confluisce tutte la personalità dei singoli musicisti. Il risultato è un album godibilissimo che fotografa lo stato di grazie e l’ispirazione di un gruppo sorprendente, a cui per l’occasione si sono aggiunte anche le voci di Andrea Belli e Marta Capponi. Purtroppo il disco è rimasto un paio d’anni nel cassetto, e solo grazie ad una incisiva campagna di crowdfunding e alla collaborazione di Felmay, oggi finalmente vede la luce. Durante l’ascolto si spazia da “Blues En Mineur” di Django Reinhardt alla bella rilettura de “I Lillà” di George Brassen, tradotta ed interpretata da Andrea Belli, fino toccare la prima sorpresa ovvero una straordinaria rilettura manouche di “Anthere Brick In The Wall” dei Pink Floyd. Ma non finisce qua, perché siamo appena al terzo brano. Infatti subito dopo è la volta dello standard “Guilty”, a cui segue una rilettura di “Erase/Rewind” dei Cardigans con tanto di citazione morriconiana dalla colonna sonora del film “Indagine Su Un Cittadino Al Di Sopra Di Ogni Sospetto”. Si prosegue con la canzone d’autore italiana di “Torpedo Blu” di Giorgio Gaber cantata da Andrea Belli e Marta Capponi, che interpreta anche “Tornerai”, inframezzate da “Liebeslied” di Franz Kreisler che sfocia nell’omaggio a Lou Reed con “Perfect Day”. Il vertice del disco arriva però con l’accoppiata “Nothing Else Matter” dei Metallica e “The Passenger” di Iggy Pop, qui riproposte entrambe in modo molto originale. Lo standard “Blue Skies” dal repertorio di Irving Berlin, ci riporta in Italia per una divertente versione di “Musetto” di Domenico Modugno, a cui segue il classico old time “Lili Marleen”. Completano il disco altri due classici del rock, debitamente riscritti in chiave jazz manouche ovvero “Anarchy In The U.K.” dei Sex Pistols e “It’s A Long Way To The Top (If You Wanna Rock’n’Roll” degli AC/DC, che rappresentano le due ciliegine sulla torta di un disco assolutamente imperdibile, e tutto da ascoltare. 


Salvatore Esposito
Nuova Vecchia