Valerio Piccolo – Poetry (Novunque/Pirames International, 2014)
Nato a Caserta, ma ormai diviso tra Roma e New York, Valerio Piccolo è un talentuoso cantautore, fattosi conoscere dapprima come traduttore della cantautrice americana Suzanne Vega, e successivamente come songwriter e performer, prima con l’Ep omonimo del 2011, e poi con il suo disco di debutto “Manhattan Session”, ed in fine con l’Ep “Suono Nell’Aria”. Ormai di casa a New York dove si esibisce nei principali locali del Greenwich Village, lo scorso anno vi è tornato per musicare un testo della scrittrice e regista teatrale italiana Francesca Zanni, interpretato in lingua inglese dallo storyteller di Brooklyn Isaac Butler, ed in quel momento che nasce l’idea di realizzare un disco che raccogliesse alcune poesie di grandi scrittori americani, tradotte in italiano e messe in musica da lui stesso. Al suo progetto aderiscono subito scrittori come Rick Moody, Jonathan Lethem, il critico musicale del New Yorker Ben Greenman e ovviamente la sua grande amica Suzanne Vega, prende così forma “Poetry”, disco al quale hanno collaborato diversi musicisti d’eccezione come Massimo Roccaforte, i fratelli Gionata e Andrea Costa, rispettivamente violoncello e violino dei Quintorigo, ed alcuni ospiti come Neri Marcorè che duetta con l’autore nel brano “Maledizione” e Ferruccio Spinetti il cui contrabbasso spicca ne “Il Guardiano Del Faro”. I brani del disco sono diventati poi parte integrante anche dello spettacolo di teatro.poesia.canzone “Poetry/Poesia”, scritto e diretto da Francesca Zanni, e che debutterà nei prossimi mesi. Nel suo insieme il disco come scrive lo stesso Valerio Piccolo nella presentazione del disco è “un prezioso incontro in cui la poesia americana si tocca con la musica, e nasce un progetto che è individuale e corale allo stesso tempo”. Ad aprire il disco è “Ouverture” una tenute canzone d’amore che ci conduce verso la poesia di “Pioggia Di Stelle”, in cui Piccolo descrive la grandezza del firmamento durante una sera passata in spiaggia. La prepotenza che spesso si infrange contro la resistenza silenziosa è il tema di “Ordine”, a cui segue “Chiacchiere Da Bar” in cui viene messo alla berlina chi semina e raccoglie pettegolezzi finendo per farsi male da solo. La lunga attesa tra un whisky e una fede nuziale che rotola tra le dita è descritta nella ballad “Aspetto”, a cui segue, quasi quella telefonata non fosse mai arrivata “Maledizione”, che culmina nel verso “Possano gli alberi sparire, abbattuti, tagliati, strappati”. Il tema del mare ritorna ne “Il Guardiano Del Faro” che racchiude il ricordo di una notte d’amore, ma l’introspezione torna a far capolino nelle conclusive “Il Barman All’Inferno” e “Sottozero”, con quest’ultima caratterizzata da un testo molto intenso in cui il ricordo di una persona che non c’è più si confonde con i fumi dell’alcool. “Poetry” è insomma un disco pregevole, che ci presenta un cantautore nel pieno della maturità artistica, in grado di coniugare musica e poesia con originalità e misura. L’appuntamento è ora al prossimo anno quando all’interno della piéce teatrale “When We Were Good” di David Van Asselt, in scena a New York al teatro Off-Broadway Rattlestick Playwrights Theater, debutteranno sei brani inediti in inglese di Valerio Piccolo.
Tuamadre – L’Invasione Dei Tordoputti (Tuamadre Production, 2013)
Band genovese con trascorsi in area ska-jazz, i Tuamadre, dopo il successo dello spettacolo omaggio ai Fab Four “Tua Madre Plays The Beatles”, giungono al loro debutto discografico con “L’Invasione Dei Tordoputti”. Il disco raccoglie quattordici brani, frutto di un lungo ed articolato lavoro compositivo, che nel loro insieme compongono una sorta di concept nel quale, guidati da un esploratore britannico allucinato e dal suo fedele quanto ironico sherpa etiope, veniamo condotti alla scoperta del fantomatico mistero dei tordoputti, risalente ad antiche mitologie apocrife. Tra indizi disseminati qua e là, allusioni, e contenuti speciali, i due vanno alla ricerca di testimonianze fra i diversi popoli del mondo, arrivando quasi a svelare il mistero tra improbabili avventure e colpi di scena. Guidato dal carismatico frotman Naim Abid (voce), il gruppo è composto da: Pietro Martinelli (basso, contrabbasso cori), Gigi Magnozzi (chitarra, viola violino, cori), Eugenio Ruocco (batteria, voci), Lorenzo Bergamino (tastiere, vibrafono, marimba, percussioni), Francesco Mascardi (sax), Stefano Bergamaschi (tromba), Tony Carvelli (trombone), a quali per l’occasione si sono aggiunti il comico Fabrizio Casalino e Mr. T-Bone, storico trombonista di Africa Unite e Giuliano Palma & the Bluebeaters. Dal punto di vista prettamente musicale il disco si caratterizza per un sound molto diretto ed orecchiabile, che ad una solida base rocksteady aggiunge sfumature che spaziano dallo ska alla dance, passando per il pop-rock e le sonorità caraibiche. Accolti dalla copertina, vagamente ispirata alla mitologia azteca e maya, che rimanda all’enigma dei tordoputti ad opera di Matilde Martinelli, il disco si apre con la trascinante “She Don’t Know Me”, un brano ricco tanto di calembours musicali come la citazione di “Your Song” di Elton John, quanto di citazioni che spaziano da Gianna Nannini agli 883, passando per la serie animata Disney “Phineas & Ferb”. Il veloce ska “Swingin’ Fitz” dalle atmosfere noir anni Venti, ci conduce prima al sound smooth della ballad rocksteady “Please Don’t Make Me Blue”, e poi a
“Up & Down”, in cui spicca la partecipazione di Fabrizio Casalino, e che rimanda a certe sonorità vicine a Prince Buster. Le sonorità caraibiche e il racconto di un naufragio di “Castaway”, in cui spicca la ciazione di “Somewhere Over The Rainbow” di Judy Garland sul finale, apre poi la strada alla ballad “Amici Noi” in cui brilla l’assolo di trombone di Mr. T-Bone. Si prosegue con lo straight swingato di “Mon Transexuelle”, lo ska ballabile “Banana Nana” cantata dal trombettista Stefano Bergamaschi, nel ruolo del mago pasticcione Biagio, e la divagazione dance “Batterista Sulla Luna”. Chiude il disco il rocksteady “My Gorilla” a cui segue una lunga traccia fantasma in cui l’ascoltatore potrà scoprire finalmente il mistero dei tordoputti.
laMalareputazione – Panico (Altipiani/Audioglobe, 2013)
Nato nel 2005, anno in cui si aggiudicano anche la prima edizione del concorso “Musica In Cortile”, laMalareputazione, è un band che coniuga rock e canzone d’autore, con alla spalle un intenso percorso artistico segnato da un intensa attività live e da numerose collaborazioni con diverse realtà della scena musicale romana. Al successo del loro disco di debutto “L’Arena Instabile” è seguita una pausa del gruppo, che è ritornato sul palco nel 2012 per una serie di concerti con Giorgio Canali & Rossofuoco, e Offlaga DiscoPax, nel corso dei quali hanno presentato i loro nuovi brani. Pian piano ha preso così forma “Panico” il loro secondo disco, una sorta di concept album, nel quale attraverso dieci brani esplorano le contraddizioni della vita, spesso fatta di routine, gesti ripetuti in modo quasi compulsivo per scongiurare attacchi di panico, dovuti all’incapacità di avere tutto sottocontrollo. laMalareputazione racconta così sia l’attesa del panico imminente, sia l’incoscienza nella sua concretizzazione, facendo emergere le tensioni opposte che si incontrano nel momento di quiete prima della tempesta. Ad aprire il disco è la title track uno strumentale che funge quasi da overture, che ci introduce a “Balla (La Canzone Della Vita)”, un brano intenso in cui viene raccontato il rapporto irrequieto con la vita e la consapevolezza dell’incomunicabilità. Il singolo “La Folle Corsa, in cui laMalareputazione canta la velocità delle nostre vite che fa perdere il senso delle cose essenziali, ci conduce alla splendida ballata “Ora Che è Semplice”, il cui testo evoca una storia di attrazione tra due amanti. Altro brano cardine del disco è “Odio L’Estate”, in cui a differenza del brano precedente, emergere una storia d’amore impossibile, ma è con l’onirica “Irene E Il Suo Cavallo” che si tocca il vertice compositivo dell’album. La ballata “Conosco Il Tuo Segreto” ci conduce verso il finale con “Il Talento Di Modigliani” in cui emerge il talento del celebre pittore di "spogliare l'anima che sta più a fondo" di tutti i soggetti della propria pittura, e “Parigi”, che in qualche modo è una sorta di sequel del brano precedente, raccontando il rapporto di Amedeo Modigliani con la Parigi del 1906. Chiude il disco “La Parte Più Sana”, una sorta di invito a lavorare su noi stessi per salvare la nostra parte più sana, quella più nascosta e difficile da trovare.
Elle – Nowhere But Here (Impronte Records, 2013)
Forte di una attività musicale ormai decennale, Elle è una giovane cantautrice che giunge al suo debutto discografico con “Nowhere But Here”, album nel quale sono raccolti nove brani incisi in collaborazione con il produttore Flavio Zampa. Si tratta di un disco che compendia molto bene tutte le sue esperienze maturate in campo artistico, a partire dalla sua intensa attività live, passando per le varie collaborazioni in studio tanto in Italia, quanto all’estero, laddove l’aver lavorato con musicisti e produttori diversi ha accresciuto significativamente il suo bagaglio esperienziale. Dal punto di vista prettamente musicale, il disco si caratterizza per un sound sospeso tra atmosfere country e rock, che rispecchiano anche i sentimenti racchiusi nei testi, densi di energia ed emozione, ma anche di gioie e dolori, elementi che nel loro insieme descrivono uno spaccato della vita della cantautrice, che in questi brani sembra raccontarsi a cuore aperto. Ad aprire il disco è la country-ballad “Berlin” in cui Elle racconta la storia di un amore vissuto tra le strade di Berlino, ma la prima sorpresa arriva con il brano successivo “Let Me Be Your Eyes”, il primo singolo estratto, della quale si apprezza l’immenso potenziale radiofonico, che si estrinseca in un arrangiamento molto efficace, ed nella vocalità trascinante di Elle. La struggente love ballad “Lover” ci introduce alla title track in cui Elle canta della grande diversità che può esserci tra due persone quando si prova a camminare sulla stessa strada, pur rendendosi conto che non è possibile. L’amore disperato della sofferta “Killing My Love”, cantato da Elle con particolare trasporto, nella rinascita di “A New Life”, brano incentrato su quei momenti della vita in cui si ci risveglia dal torpore della sofferenza e si scopre un mondo improvvisamente più bello. L’amore tra due donne di “She’s Alone” e l’introspettiva “A Lie”, ci conducono verso il finale con la sognante “Enlightens”, che sugella un disco di pregevole fattura, che non mancherà di appassionare gli amanti del country-rock.
AliceLand – Pensieri Raccolti (Protosound Records, 2013)
I primi vagiti musicali di Alice Castellan risalgono ad oltre dieci anni fa, quando nel 2001 complice l’incontro con la band padovana Nobelium, comincia ad esibirsi dal vivo proponendo riletture di classici del pop-rock al femminile. Successivamente per divergenze artistiche sulla direzione in cui indirizzare il gruppo, la loro avventura insieme giunge al termine, e la Castellan insieme al bassista Andrea Terzo da vita al progetto AliceLand. Pian piano cominciano a prendere forma le prime composizioni originali, che vedono le idee della cantante trovare la giusta collocazione negli arrangiamenti del bassista, ma è sul palco che concerto dopo concerto si affina progressivamente l’idea di uno spettacolo non solo da ascoltare, ma anche da vedere. Il risultato di questo lavoro dal vivo è “Pensieri Raccolti” disco che mette in fila quattordici brano originali, caratterizzati da un pop-rock acustico molti intimo e riflessivo. Durante l’ascolto si apprezza la fascinosa vocalità della Castellan, così come la scrittura semplice ed allo stesso tempo efficace dei vari brani. A spiccare in modo particolare sono l’iniziale “Immagina”, il rock radiofriendly di “Sand And Silence”, le trame acustiche della confidenziale “Segreti Notturni”, e il crescendo di “Spengo”, tuttavia il vertice del disco lo si tocca con “Let Me Know”, il cui arrangiamento mescola pop, e certe sonorità del cantautorato al femminile d’oltreoceano. Insomma per quanti amano il cantautorato pop declinato al femminile, “Pensieri Raccolti” sarà certamente una bella sorpresa, raccogliendo influenze ed ispirazioni differenziate, pur caratterizzandosi per una bella dose di originalità nel songwriting.
Idhea – No Chains (Advice Music, 2014)
Cantante ed autrice ligure con alle spalle un solido percorso di formazione speso tra lo studio le canto lirico e quello del pianoforte, e un intensa attività artistica cominciata già all’età di sedici anni partecipando al “Premio Mia Martin”, Idhea, giunge al suo disco di debutto con “No Chains”, disco che raccoglie dieci brani cantanti in inglese ed italiano, in parte autografi o nati da alcune collaborazioni come quella con il giornalista Carlo Nesti, in parte scritti da alcuni dei più importanti autori della scena musicale italiana. Il disco nel suo insieme si inserisce in quel filone artistico del pop-rock al femminile made in Italy, con alcuni brani più incisivi dal punto di vista cantautorale, ed altri più marcatamente commerciali nelle sonorità. Durante l’ascolto spiccano certamente la tesa e sofferta “Attimi”, che apre l’album, caratterizzata da un testo in cui emerge il contrasto tra adolescenza ed età adulta, la trascinante “Wanted” e “Inno Alla Terra”, della quale spicca senza dubbio il testo dalle tematiche ambientaliste. Ciò che non sempre sembra funzionare è l’approccio vocale della cantante ligure, che spesso tende ad essere troppo sopra le righe rispetto all’arrangiamento dei singoli brani. Per essere un disco di debutto, “No Chains” è senza dubbio una buona opera prima, e siamo certi che Idhea abbia tutte le potenzialità per mettere a frutto il suo talento.
Salvatore Esposito
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