Valerio Daniele Racconta Il Progetto Desuonatori

Ambizioso progetto, nato nella factory salentina del produttore Valerio Daniele, Desuonatori raccoglie una generazione di eccellenti musicisti del Tacco d’Italia, accomunati dalla convinzione che “il fare musica sia una responsabilità tanto nei confronti del pubblico, quando a salvaguardia della libertà espressiva degli artisti”. Nasce così questo “coordinamento di autoproduzioni per la socializzazione di musica inedita in nuovi contesti di fruizione”, ovvero una casa comune in cui si incontrano e convivono diversi progetti musicali, un luogo familiare di confronto e crescita comune, come auspicio di umanizzazione delle produzioni musicali. Ne abbiamo parlato con Valerio Daniele, e con alcuni dei musicisti coinvolti per scoprire, la genesi, le peculiarità, ma soprattutto coglierne a fondo la portata innovativa. 

Come nasce il progetto Desuonatori? 
Da serate e nottate di riflessioni, da un gruppo di musicisti profondamente legati, da un senso di stanchezza mai sufficiente a indebolire idee e speranza. 

Qual è il filo conduttore di questo progetto? 
Domanda difficile. Tante cose ci tengono insieme e reggono le fila di questa idea. L'intento alla base di desuonatori è certamente la produzione di musica. Siamo tutti musicisti e compositori e scrivere musica, registrarla e proporla in concerto è la nostra vita. Il nocciolo di tutto è ricercare un rapporto sano, realmente comunicativo col pubblico, riavvicinare la musica e le persone, indipendentemente dai linguaggi musicali. C'è distanza oggi fra chi crea musica e chi la ascolta. Troppi artifici, troppe strutture hanno mediato e condizionato il rapporto naturale fra uditorio e artisti. Troppo intrattenimento a danno dell'arte e a danno della comunicazione. Sia chiaro, non c'è nulla di male nell'intrattenimento! Il male è nell'assoluto squilibrio che oggi viviamo in suo favore. Come fruitori viviamo troppo spesso la musica come semplice accompagnamento alle nostre azioni quotidiane. Quasi mai le concediamo il potere di quel rapimento che essa per sua natura indurrebbe. Come autori invece lamentiamo una sempre minore attenzione e partecipazione del pubblico e una presunta “penuria di gusto” dell'ascoltatore medio. A questa sorta di separazione, di isolamento, alcuni di noi musicisti hanno reagito abdicando a sé stessi venendo incontro ad un presunto gusto generale; altri hanno inspessito ulteriormente le barriere, chiudendosi in una forma di elitarismo tutto intellettuale. Desuonatori si propone di porgere la musica dei suoi progetti nella maniera più naturale e priva di mediazioni possibile, facendo della vicinanza, anche fisica, e del genuino scambio col pubblico i suoi strumenti imprescindibili. 

Da dove nasce l’esigenza di mettere a disposizione liberamente la vostra musica su Soundcloud? 
La gratuità è una strategia e al contempo una provocazione. Strategia per favorire quell'avvicinamento di cui ti parlavo e per far risuonare più alta la nostra voce. Provocazione per stimolare una discussione sui problemi del mondo musicale oggi. Questa scelta è radicale e ne siamo consapevoli. Molti nostri colleghi musicisti ce l'hanno gravemente contestata. Come fosse una forma di resa alle difficoltà, con l'unico risultato di autosvalutarci. Il nostro intento non è certamente questo. All'opposto. Siamo tutti musicisti per mestiere e sappiamo esattamente quanto sia importante attribuire un valore (anche monetario) al nostro lavoro e ai lunghi anni della nostra formazione. E' una reazione paradossale certamente ma vale come una rivendicazione di concreta indipendenza. Fra noi, scherzando, usiamo sempre l'espressione “la musica non serve a niente”. Beh, visto che sembra proprio che la musica non serva più a niente e a nessuno, noi la regaliamo... Tuttavia, abbiamo deciso di stampare anche le copie fisiche seppur in tiratura limitata. Saranno disponibili in cambio di una piccola donazione come sostegno alle spese di stampa. Basta andare sul nostro sito www.desuonatori.it. Lì troverete tutte le info sul progetto, i punti di distribuzione e i nostri contatti.

Quali sono le realtà artistiche coinvolte nel progetto Desuonatori? 
Abbiamo preferito puntare su idee sonore e musicali precise, sostanziate in progetti, prescindendo dai talenti singoli. Te li elenco: Rêverie Duo (Valerio Daniele – chitarra acustica, Redi Hasa – violoncello); Massaro / Nigro Duo (Francesco Massaro – clarinetto contralto e sax baritono, Rocco Nigro – fisarmonica); Tarantino / De Lorenzi Duo (Luca Tarantino – liuto, chitarra barocca, tiorba, Vito De Lorenzi – tabla); Teatrini di Escher (Valerio Daniele – chitarra baritona, Giorgio Distante – tromba, Roberta Mazzotta – violino, 
Vito De Lorenzi – percussioni); Marinaria (Paola Petrosillo – canzoni e voce, Valerio Daniele – chitarre e arrangiamenti
, Vito De Lorenzi – batteria, Giorgio Distante – tromba, Camillo Pace – contrabbasso, Giancarlo Pagliara – fisarmonica); Admir Shkurtaj Trio (Admir Shkurtaj – piano e fisarmonica, 
Giorgio Distante – tromba, Vito De Lorenzi – percussioni); Eikasìa (Maurizio De Tommasi – batteria, Alessandro Dell'Anna – chitarra
, Stefano Compagnone – basso, Giorgio Distante – tromba); Dario Congedo & Nàdan (Dario Congedo – batteria, Giorgio Distante – tromba, Valerio Daniele – chitarre, Luca Alemanno – contrabbasso, 
Francesco Massaro – clarinetto contralto e sax baritono); Solo di Luca Tarantino; R.A.V. di Giorgio Distante – tromba e live electronics Redi Hasa Project; Sonu di Vito de Lorenzi - percussioni, batteria. E' fondamentale chiarire che siamo un gruppo aperto! Abbiamo già ricevuto diverse adesioni e non vediamo l'ora di accogliere nuove idee. 

Ci puoi parlare dei primi tre lavori che hanno aperto la serie di pubblicazioni di Desuonatori?
Il nostro numero di catalogo 001 è Agàpi del duo Massaro/Nigro. E' un disco molto particolare, per metà registrato di notte, all'aperto in campagna e per metà in studio. Contiene composizioni originali e libere improvvisazioni ispirate ad arie della tradizione popolare. Il numero 002 è Calligrafie di Dario Congedo & Nàdan. Si tratta di composizioni di Dario suonate in quintetto con un'attitudine molto libera, pur nella presenza di strutture e partiture molto curate. Il numero 003 è il mio 7 piccole cose, una sorta di antologia di “racconti brevi” scritti in diversi momenti dei miei ultimi dieci anni. Un disco che considero molto intimo e riflessivo. 

Quale produttore ormai affermato nella scena musicale salentina, qual’è stato il tuo approccio concettuale agli arrangiamenti? 
7 piccole cose è un disco piuttosto minimale; questa volta ho avvertito l'esigenza di puntare più sulla valorizzazione e semplificazione dei temi che sulla scrittura di impalcature arrangiatorie. Questo anche grazie a un lavoro di minuziosa sottrazione svolta insieme a Luca Tarantino che ha curato la supervisione artistica del disco. 

Queste tre prime produzioni, sono essenzialmente basate su strutture musicali jazz e free jazz con uno sguardo verso le sonorità world, le prossime pubblicazioni della collana si porranno sulla stessa scia? 
Non necessariamente. Non ci poniamo alcun limite di genere. Anzi, crediamo fermamente nell'infinita ricchezza generata dalle fusioni dei linguaggi. Molti dei musicisti coinvolti in desuonatori hanno un percorso vicino al jazz e alle musiche di tradizione ma questo non sarà certo di impedimento per la futura pubblicazione di dischi con linguaggi del tutto differenti. 

Venendo ai dischi, Agàpi di Francesco Massaro e Rocco Nigro è incentrato sul dialogo e l’intreccio tra i legni e la fisarmonica; come si è indirizzato il lavoro di ricerca sonora su questo disco? 
Francesco Massaro: Il centro focale di questo disco è la Puglia. Non in senso folkloristico però; ciò che ci interessa portare agli ascoltatori è un senso di "centralità", non solo geografica. La Puglia di Bodini, di Fiore e Cassano, tra istanze quotidiane e poesia, fame e magia, terra in cui l'ospite è sacro, terra che cura con il tamburo e col violino. Queste attitudini le abbiamo volute riportare nel nostro lavoro. L'agape è il pasto comunitario, l'amore fraterno, scevro dalla facile retorica. Forse Agàpi non è un disco facile, ma è semplice; (r)accoglie le nostre esperienze soniche/musicali senza porre confini di genere. Convivono, senza perdere la propria identità, musiche diversissime. E' un disco che richiede tempo e meditazione. 

Come nasce, invece, “Calligrafie” di Dario Congedo & Nàdan? 
Dario Congedo: Il disco è composto da otto tracce raccolte nell'arco di circa due anni. La gran parte dei brani è stata direttamente influenzata dalla mia esperienza nei paesi scandinavi; ad esempio, "Città d'Inverno" è dedicata a Tallinn - dove ho vissuto per un periodo - e ad uno dei miei riferimenti musicali, Arvo Part. Altre composizioni invece sono nate da stati d'animo, riflessioni personali. Sin da subito, in fase di scrittura, ho cercato di tradurre il suono che avevo in mente, dando vita a sensazioni e vissuti personali. 

Passando invece al tuo disco come nascono le tue composizioni? Ci puoi parlare del tuo processo creativo per questo disco? 
Come accennavo prima, il disco contiene dodici brani composti in diversi momenti della mia vita. E' un lavoro piuttosto minimale parzialmente autobiografico e parzialmente immaginifico. Voglio dire, alcuni brani sono legati a precisi momenti della vita, altri invece sono brevi racconti che mi piace definire surreali. E' veramente complicato descrivere il processo creativo. Non so nemmeno se la composizione possa essere definita da un processo. Personalmente vivo la creazione dei miei brani in due fasi distinte. La prima, più propriamente compositiva, è quasi uno stream of consciousness, un flusso continuo e poco razionalizzabile di idee concatenate in frasi, melodie o molto spesso accordi. Per me è quasi uno stato alterato della coscienza. La seconda invece è sì un processo - molto razionale e complesso - di adattamento, lavorazione, strutturazione di armonia. 

Al tuo fianco troviamo alcuni tra i principali strumentisti della scena salentina da Redi Hasa a Roberta Mazzotta, passando per Giorgio Distante ed Emanuele Licci, come si sono svolte le sessions? 
Sì, nel disco sono presenti alcuni dei musicisti con cui condivido da anni percorso e progetti: Giorgio Distante, Redi Hasa, Giorgio Vendola, Rocco Nigro, Emanuele Licci, Roberta Mazzotta, Dario Congedo, Antonio Esperti e Luca Tarantino. Oltre che musicisti eccezionali sono miei grandi amici. Credo molto nella rilevanza che il legame umano ha nella musica. E' un fatto spirituale. Di comunicazione profondissima ed inspiegabile a parole. Ringrazio di cuore ciascuno di loro per aver donato il loro specifico colore alle mie composizioni. 

Cosa ti ha ispirato brani come la toccante “Io e Mio Padre” e “Se Restassi Qui”, come nascono?
I due brani che hai citato sono certamente autobiografici. “Io e mio padre” è una fantasia semplice. Ho perso mio padre molti anni fa. Suonava anche lui la chitarra ma, mentre era in vita, io non avevo ancora iniziato a suonare. Così, ho immaginato di poter suonare una volta con lui. Semplice e forse, in qualche modo, metafisico. “Se restassi qui” invece è una riflessione sul senso che io attribuisco al restare nella terra in cui vivo. Nonostante tutto. Al resistere. Per dare un senso ed un fine a questa appartenenza. 

Tra i brani più interessanti di tutto il disco c’è la magica versione di “Aremu” cantata da Emanuele Licci, perché tra tante composizioni autografe ha trovato posto questo tradizionale griko? 
E' uno dei brani della tradizione salentina (anche se d'autore! Il testo è di Vito Domenico Palumbo) cui sono più legato. La musica tradizionale è stata una parte determinante del mio percorso di formazione. Era inevitabile che venisse fuori nel disco. Emanuele era la voce perfetta per quell'arrangiamento e ha dato grande profondità al testo. 

Come si evolverà dal vivo il progetto Desuonatori? 
In questo primo periodo stiamo presentando desuonatori e le prime tre pubblicazioni in un format comune. In un paio d'ore o poco meno parliamo col pubblico del senso di desuonatori e presentiamo parte dei dischi. Naturalmente i tre progetti lavoreranno anche indipendentemente l'uno dall'altro. Pur se nello stesso contenitore, ciascun progetto è assolutamente autonomo. Quel che più conta è che stiamo lavorando molto sulla riconcettualizzazione e quindi sulla trasformazione dei contesti in cui proponiamo la nostra musica dal vivo, discutendone anche con gestori ed organizzatori. A volte bastano poche attenzioni nella gestione dei tempi e degli spazi per fare di un concerto un'esperienza realmente significativa sia per il pubblico che per i musicisti. Occorre ridimensionare i contesti, ricominciare dal minuto, dal rapporto quasi personale con lo spettatore. 

Quali sono i vostri progetti futuri? 
Fortunatamente siamo pieni di idee: progettiamo una prossima uscita di altri tre dischi entro Maggio, stiamo cominciando proprio in questi giorni a lavorare su un'orchestra che ci comprenda tutti, cureremo un programma radiofonico per una web radio. Nei sogni c'è anche un Festival. La cosa più importante sarà fare rete. La nostra proposta cerca condivisione sia con gli artisti che con gli operatori culturali. Lavoriamo insieme per restituire importanza alla musica. Per restituire dignità all'ascolto e al pubblico. Lavoriamo per ricostruire dal nostro piccolo, anzi dal minimo, dalla comunità, uno scambio umano fra arte e pubblico. Insieme si può fare tanto, ne siamo certi. 



Francesco Massaro & Rocco Nigro - Agápi/Dario Congedo & Nàdan- Calligrafie/Valerio Daniele – 7 Piccole Cose (Desuonatori, 2013) 
Il 2013 si è chiuso per la scena musicale salentina con una ventata di novità, proveniente dagli studi di registrazione del produttore Valerio Daniele, il quale come ci ha raccontato nella lunga intervista che precede, ovvero il progetto Desuonatori, casa comune che vede protagonisti diversi musicisti, che variamente combinati hanno dato vita ad una serie di album, disponibili in download gratuito sulla piattaforma Soundcloud, mentre il classico supporto del cd, viene dato in omaggio a quanti vorranno dare un personale contributo al progetto. Proprio l’edizione in formato cd, il cui packaging in cartone è curato da Valentina Sansò, ci è di aiuto a districarci nelle maglie di questo progetto, infatti ogni disco è contraddistinto da un animale immaginifico, quasi mitologico, che assurge a richiamo simbolico, la cui ispirazione nasce direttamente dalle ispirazioni dei musicisti durante le composizioni dei brani. Di volta in volta ognuno di loro ha scelto uno di questi animali come ideale rappresentazione delle proprie creazioni. Un grosso insetto a metà tra farfalla e lumaca ci accoglie in “Agàpi”, di Francesco Massaro e Rocco Nigro, disco che raccoglie dieci brani, ispirati alla Puglia come luogo dell’anima, terra di ispirazioni poetiche profonde ma anche di tradizione. Proprio la tradizione popolare ispira i tre movimenti della title track, aprendo il disco sulle ali dell’ispirazione e della rielaborazione della “Pizzica di Galatone” e idealmente lo conclude con “Fronne D’Alia” e “Donne Ci Stai Alle Cambare ‘Nzerrata”. 
Nel mezzo però incontriamo la poesia di Vittorio Bodini evocata in “Verderame”, quella di Antonio Verri in Betissa”, fino a giungere al vertice del disco con “Sei Variazioni” ispirata da “Klama”. Tra spaccati di grande lirismo, ricerca sonora, rumorismi e sperimentazione, Francesco Massaro e Rocco Nigro firmano un disco di grande potenza evocativa e dalle infinite suggestioni poetiche, e che mette bene in evidenza tutta la loro capacità di tradurre in musica la tradizione, i colori, e la poesia della loro terra. Di pari bellezza è “Calligrafie” di Dario Congedo e Nàdan, disco caratterizzate da certe atmosfere tipiche del jazz nordeuropeo, e che raccoglie otto brani in cui ritroviamo i fiati di Francesco Massaro, le chitarre di Valerio Daniele, la tromba di Giorgio Distante e il contrabbasso di Luca Alemanno. Aperto dalla sinuosa “Vecchi Vinili”, il disco è un susseguirsi di ottime composizioni, come dimostrano “Magnolia” in cui ogni strumentista si ritaglia un ruolo di primo piano mentre i fiati guidano la linea melodica, oppure la eterea “Calligrafie” o ancora “Sotto I Mandorli” in cui si sviluppa uno scintillante interplay in crescendo fino a giungere ad un finale di grande intensità. Chiude il disco “Città D’Inverno” brano cinematografico di grande effetto lirico, che suggella un lavoro pregevole in cui si ha modo di cogliere la grande passione con la quale Dario Congedo ha costruito questo disco, ritagliando per le percussioni un ruolo centrale, ma allo stesso tempo lasciando ampio spazio espressivo agli altri strumenti. 
Completa questa prima emissione parallela di Desuonatori “7 Piccole Cose” di Valerio Daniele, che raccoglie undici brani autografi del produttore salentino, alle cui incisioni hanno collaborato oltre ai già citati strumentisti anche Redi Hasa (violoncello), Roberta Mazzotta (violino), Antonio Esperti (clarinetto) ed Emanuele Licci (voce). Si tratta di composizioni molto personali, nati in diversi momenti della sua vita artistica, e quasi tutti dettati da riflessioni personali o visioni surreali, come quel cavalluccio marino che fa capolino in copertina. Durante l’ascolto spiccano brani di impostazione sostanzialmente jazz come “Andrej Tarkovskij’s Stalker”, o lirici spaccati in cui protagonista è la chitarra, strumento di elezione di Valerio Daniele, che brilla nel frammento “Mancanza II”, “Se Restassi Qui” e nella personalissima “Io e Mio Padre”. Di grande impatto poetico sono anche “Seconda Canzone Per Te” in cui spicca la tromba di Giorgio Distante, e “Il Resto Delle Cose”. Chiude il disco una sontuosa versione di “Aremu” con protagonista alla voce Emanuele Licci, a cui segue un outro strumentale di grande pregio. Insomma il progetto Desuonatori promette di regalarci una sorpresa dietro l’altra, e non ci resta che attende le prossime pubblicazione per scoprirle.  

 

Salvatore Esposito

I dischi possono essere richiesti sia inviando una mail a desuonatori@gmail.com o acquistandoli presso Centro Musica (BA), Libreria Palmieri (LE), Libreria Piazzo (BR). Tutte le info, le produzioni e gli artisti sul sito web del progetto www.desuonatori.it.
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