Ríonach uí Ógáin & Tom Sherlock (a cura di) – The Otherworld: Music & Song from Irish Tradition, Comhairle Bhéaloideas Éireann, distribuito da Four Courts Press, 2012, pp.160, Euro 25,00

Un volume di 160 pagine di testo bilingue (inglese e irlandese) e storiche fotografie in bianco e nero, accompagnato da due CD audio contenenti musiche, canti, lilting e incisi narrativi. “The Otherworld” ci conduce in un mondo parallelo, nella dimensione del sapere popolare, del folklore e delle credenze della tradizione orale d’Irlanda. È un poetico addentarsi in un immaginario popolato di creature soprannaturali (púca, banshee, spettri, revenant, fate, streghe, sirene, ecc.), di luoghi simbolici, di accadimenti ultraterreni, di rituali e pratiche popolari. A farsene carico, attingendo agli archivi della National Folklore Collection dell’University College di Dublino (i proventi ricavati dalla vendita del libro sono destinati al sostentamento della collezione e a favorire le pubblicazioni, www.ucd.ie/folklore), sono Ríonach uí Ógáin e Tom Sherlock. Lei è un’accademica, direttrice dello storico archivio nazionale, lui è un personaggio dalla lunga esperienza nella promozione della musica tradizionale irlandese (con Tom ci conosciamo da trent’anni); per anni alla casa discografica Claddagh Records e poi dietro il bancone dell’omonimo prezioso negozio di dischi di Temple Bar, ancora manager di artisti del calibro di Altan, Liam O'Flynn e Karan Casey, consulente dell’Irish Arts Council; non da ultimo, e più di recente, curatore di un programma musicale per la radio nazionale irlandese. Collocata all’interno dello UCD, la National Folklore Collection è uno degli archivi demo-etno-antropologici europei più rilevanti, senza dubbio una mecca per chi si occupa di tradizione musicale irlandese. Lì è conservata un’enorme massa di documenti manoscritti e di storia orale, registrazioni audio di musica tradizionale, una raccolta di fotografie e di oggetti d’artigianato popolare. La documentazione continua ancora oggi da parte dei ricercatori della NFC, che non è un’istituzione chiusa in se stessa, considerati i vasti programmi divulgativi attuati, nonostante i tagli ai finanziamenti degli ultimi anni. 
Dopo le pagine introduttive, una suggestiva successione di testi incisivi ma scorrevoli accompagna ognuna delle 40 tracce (le più datate sono state rimasterizzate) provenienti dell’archivio universitario, delineando la genesi delle melodie e dei canti, riportando leggende, aneddoti, temi e motivi folklorici. Qualche intervento più accurato nell’editing sarebbe stato necessario per amalgamare il lavoro dei due curatori, che presenta passaggi ripetitivi. I documenti sonori e narrativi presentati sono stati raccolti in un arco temporale piuttosto ampio, tra gli anni ’20 del Novecento e il 2010, coprono quasi tutte le contee dell’isola (mancano all’appello solo Longford, Offaly e Derry) e provengono da contesti rurali e urbani, coinvolgendo strati sociali differenziati di popolazione. Un’opera che ha avuto una lunga gestazione, che ha implicato cura e dedizione nell’illustrare il rapporto tra musica e mondo soprannaturale. Ci si inoltra in credenze e storie popolari antiche e moderne, spesso davvero singolari: tanto per dirne una, ricordiamo quella associata all’affondamento di una flottiglia di pescherecci al largo delle coste del Donegal nel 1813 che costò la vita a diverse centinaia di uomini, e che la tradizione locale attribuisce alla maledizione della vendicativa strega Biddy Deveney, offesa dai pescatori che le avevano negato del pesce. Le melodie sono imperniate sull’essenzialità canora e strumentale: soprattutto voci e violini, ma anche uilleann pipes, whistle e flauti. I materiali sono suddividi tra diciassette canti (sei in inglese e undici in irlandese) e diciassette brani strumentali, di cui cinque sono in forma di lilting. 
Tra i nomi degli interpreti e narratori riconosciamo capisaldi della tradizione, come i violinisti John Doherty (“The Boys of Malin Head”) Micky Doherty (“Jig Learned off the Fairies”), Michael Coleman (“The Boys of the Lough and The Merry Blacksmith”), Néillidh Boyle (“The Moving Clouds”) e Màire O’Keeffe (“A Fairy Dance”), il suonatore di whistle Micho Russell (“The Banshee Reel”, “Black Head”), l’albero di canto Sarah Ghriallais (“Amhran an Phúca”). Altro punto di forza dell’antologia sono i performer più giovani, il cui stile interpretativo non è dissimile da quello dei musicisti del passato. Certo i curatori hanno privilegiato artisti dall’impronta vocale o strumentale meno revivalista e comunque non notissimi nel panorama della cosiddetta “musica celtica”. Tra i tanti, ascoltiamo l’ottimo piper Cormac Cannon (“The Gold Ring”), esponente molto quotato nelle ultime generazioni di uilleann pipers, la flautista Tara Diamond (“The Lone Bush”), ma anche Áine Furey (“Tam Lin”), l’eclettica vocalist Róisín Elsafty (“Amhran na Siógai”) e la giovanissima Nell Ní Chróinín (“An Cailìn Deas Rua”), tra le più interessanti odierne interpreti del canto sean nós. Altri notevoli contributi arrivano da Nora Dunlop (“An Mhaighdean Mhara”), Ciarán Ó Gealbháin, già con i Danu, protagonista del lamento "Pilib Séimh Ó Fathaigh”. Dunque non solo i testimoni di un passato, ma anche gli eredi di una cultura musicale popolare immensa. In definitiva, “The Otherworld” è un lavoro avvincente, non indirizzato solo a specialisti o accademici, ma destinato a tutti gli amanti e cultori della tradizione popolare irlandese. 


 Ciro De Rosa
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