Le Storie Cantate di Alessio Lega

Cantautore, scrittore e militante anarchico, Alessio Lega, sin dal suo debutto nel 2004 con “Resistenza e Amore” ha dato vita ad un percorso di ricerca, volto al recupero e alla conservazione della memoria della canzone politica e sociale, che lo ha condotto nell’arco di un decennio di attività discografica a pubblicare progetti di grande spessore culturale come l’eccellente “Sotto Il Pavè La Spiaggia”, “E Ti Chiamaron Matta” e “Compagnia Cantante”. Lo ritroviamo oggi con “Mala Testa”, disco in cui folk e rock fanno da sfondo a testi ironici e taglienti dalla forte connotazione politica e sociale. Lo abbiamo intervistato per ripercorrere insieme a lui la sua carriera e per approfondire i temi e le ispirazioni di questo nuovo album. 

Partiamo da lontano, come nasce Alessio Lega cantautore? 
Nasce da un aspirante fumettista che ha pensato che le sue storie voleva raccontarle di persona, davanti alla viva presenza del pubblico. 

Ci puoi parlare del tuo processo creativo? Come nascono le tue canzoni, quali sono le tue ispirazioni? 
Un inesausto amore delle parole, di come si accorda il loro suono alla melodia, si incontra con delle storie che mi ossessionano, che non mi lasciano in pace. Poi è un mestiere da pigri: continuare a rigirarsi le parole in bocca con la chitarra in mano, finché musica e parole non s'innamorano per sempre. Purtroppo è la sola unione che dura per sempre... Così nascono anche le canzoni d'amore. 

Trai tuoi principali riferimenti musicali citi la canzone d’autore francese come quella italiana, ci puoi parlare dei tuoi modelli di scrittura? 
Sono talmente tanti i miei modelli, che sono dieci anni passati che scrivo ritratti di musicisti per A rivista anarchica (parzialmente raccolti nel libro "Canta che non ti passa"). È necessario rubare in molte case per sembrare originali! 

Il tuo primo disco “Resistenza e Amore” ti è valso la Targa Tenco, come si è evoluto negli anni il tuo stile cantautorale? 
Dalla musica delle parole alla musica delle storie. La Targa Tenco - a suo tempo - mi rassicuró sul valore di questo percorso. 

“Sotto Il Pavé La Spiaggia” realizzato con i Mokacyclope è un tributo alla canzone d’autore francese, quanto è stato importante per te questo disco? 
È servito a chiudere il lavoro di un decennio di riflessione sui miei maestri... Per riaprire un nuovo decennio di lavoro su altri maestri! 

“E Ti Chiamaron Matta” è dedicato alle canzoni di Gianni Nebbiosi, quanto hanno da dire ancora le sue canzoni? 
Purtroppo a distanza di quasi quarant'anni da quelle canzoni - e di più di trenta dalla "legge Basaglia" - la repressione del disagio è un triste paradigma della nostra società. Detto questo trovo che siano canzoni bellissime sotto ogni profilo, dunque mi da sempre una grande soddisfazione cantarle. 

Ci puoi parlare del progetto “Canta che non ti passa” libro che conteneva il disco Compagnia Cantante? 
Di questo progetto sono particolarmente fiero. Ritratti di 28 musicisti stranieri in forma di racconto, molti dei quali completamente sconosciuti in Italia. Un disco con 16 brani di 16 autori tradotti e cantati dal medesimo autore del libro. Non sta a me dire se è un buon lavoro, ma certamente è un esperimento unico. 

Hai lavorato al progetto “Leva cantautorale degli anni Zero” ce ne puoi parlare? 
È una ricognizione sulla nuova generazione di cantautori, un doppio CD curato dal Club Tenco e dal MEI. Potrei dirti: "...e che bello il mio tempo, che solitudine, che bella compagnia". 

Venendo al tuo nuovo disco “Mala Testa”, come nasce questo nuovo lavoro? 
Mala Testa nasce per ribadire che questo tempo merita nuove canzoni, nuove rivolte, nuove indignazioni, nuovi amori. 

Il disco contiene diciotto brani, divisi in tre parti (Tornare a Bomba, Romanzo di Formazione, Le Storie Cantate), come è nata la scelta per questa struttura così particolare? 
Per suggerire un ordine di lettura, una suddivisione in capitoli, quasi fosse un libro. 

Al disco hanno partecipato Paolo Pietrangeli, Paolo Ciarchi e Ascanio Celestini, quanto è stata determinante la loro presenza? 
Totalmente determinante, quanto quella di tutti gli altri musicisti! Io sono contrario al concetto di "featuring" l'ospite aggiunto a decorare un brano. La voce di Pietrangeli, la canzone e lo sketch di Ascanio, l'anarchia sonora di Paolo Ciarchi, sono la carne e il sangue di quei brani. Tu hai giustamente usato il termine "partecipazione", e - come diceva Gaber - la libertà è partecipazione. 

A caratterizzare ulteriormente il disco c’è la presenza di un fumetto curato da Matteo Fenoglio… 
Lo splendido lavoro di Matteo Fenoglio sull'immaginario visivo di Mala Testa rappresenta un altro tributo alla tradizione dei Cantastorie e dei loro cartelli dipinti. 

Ascoltando il disco, ed in particolare brani come Frizzullo si respira un aria che rimanda al Nuovo Canzoniere Italiano, al quale hai collaborato dal vivo… qual’è il punto di contatto che lega le canzoni del disco a questa tua esperienza? 
Sono figlio del lavoro di ricerca, riproposizione e nuova raccolta del Canzoniere. Ho frequentato i loro dischi ben prima di avere la fortuna di frequentare quei protagonisti. Oggi posso con orgoglio dire di essere stato un po' adottato e di essere entrato nel "Circo Ciarchi", nell'orchestra Giovanna Marini, in Calle Gualtiero Bertelli, ecc. 

Tra i brani che mi hanno colpito di più c’è “I Baci”, una canzone d’amore tenue e allo stesso tempo toccante, anomala per così dire per il tuo repertorio… 
In realtà io scrivo parecchie canzoni d'amore...solo che una sorta di pudore mi spinge a rivelarne al pubblico solo una minima parte... Ma sogno prima o poi di fare un disco che sveli questo repertorio "segreto". “Risaie” è introdotta da un frammento di Addio Morettin, e ci riporta allo sfruttamento delle donne che raccoglievano riso, tra accenni alla Daffin e ai film come Riso Amaro, quanto è attuale cantare ancora delle risaie? È del tutto inattuale, dunque è necessario: chi non sa da dove viene non può capire dove va.

“Spartaco” racconta dei gladiatori ribelli, chi sono oggi gli Spartachisti? 
I nuovi schiavi sono gli immigrati extracomunitari. Spartaco pare l'abbiano visto l'ultima volta a Rosarno... 

Quanto è autobiografica “La Scoperta di Milano” per te che sei un cantautore “terrone” venuto dal sud? 
È del tutto autobiografica, proprio perché rifà il verso al grande maestro Enzo Jannacci. 

“Matteotti” e “Corso Regina Coeli” riportano alla luce la vicenda dell’uccisione di Giacomo Matteotti. Quanto è necessario riscoprire voci come la sua, in una politica ormai al capolinea? 
Non solo il lavoro espressamente "politico" ma ogni lavoro comporta delle scelte. Anche il lavoro di chi può vendere ad esempio il prodotto di una multinazionale piuttosto che uno equosolidale. O quello di un cantastorie che preferisce raccontare la storia di Dino Frisullo e di Giacomo Matteotti. A volte queste scelte possono costare moltissimo. Ma sempre è possibile scegliere fra la coerenza e l'asservimento al più forte. 

“Difendi L’Allegria” è tratta da una poesia di Mario Benedetti, come nasce questo brano? 
Uno dei pochi casi di canzone nata durante le prove per un concerto. La poesia di Benedetti mi aveva impressionato per la sua urgenza nel dire che la lotta è un atto creativo, non distruttivo. Ho provato a trovare un modo di proporre al pubblico - in tutta umiltà - questi versi necessari. 

Concludendo ne “La Piazza, La Loggia, La Gru” si intrecciano le storie di Piazza Loggia, e quelle di alcuni operai extracomunitari che per protesta salgono su una gru. Cosa le tiene insieme?
Il fango dell'ingiustizia, il vento dell'oblio, l'acciaio delle catene, i bulloni che stritolano la speranza, la tormenta del fascismo vecchio e nuovo... Tutto questo tiene assieme queste storie, queste parole, queste melodie. E poi l'amore e nonostante tutto un'indomabile speranza me le fa cantare. 



Alessio Lega – Mala Testa (Obst und Gemüse/Audioglobe) 
E’ meno impegnativo, oltre che più produttivo in termini economici, cantare canzonette, piuttosto che le storie di una nazione tormentata dal presente pieno chiaroscuri e dal passato controverso e mai condiviso. Alessio Lega ha scelto, senza mezzi termini, la seconda strada, quella più in salita, quella tortuosa. Sono passati nove anni da “Resistenza e Amore”, il suo disco di debutto che gli fruttò la Targa Tenco come miglior Opera Prima, e da allora il cantautore leccese non ha mai smesso di portare avanti la sua idea di canzone d’autore al servizio della collettività. Lo ritroviamo oggi con “Mala Testa”, disco prodotto da Rocco Marchi (pianoforte, eko tiger, pianet, synth) ed inciso insieme ad un ristretto gruppo di musicisti composto da Andrea Faccioli (chitarre, banjo, autoharp), Francesca Baccolini (contrabbasso) e Andrea Belfi (batteria, percussioni, fischi). Quasi fosse un concept album, questo nuovo lavoro discografico ha tutti i tratti di una cantata contemporanea militante, una raccolta di storie contemporanee, di fatti che l’oblio concorre lentamente a cancellare dalla memoria dei più, di persone che hanno lottato e lottano per un idea di libertà contro ogni schiavità materiale, politica e morale. Diviso in tre parte, ovvero “Tornare A Bomba” con canzoni che ritrovano temi a lui sempre cari, “Romanzo Di Formazione” nel quale troviamo brani ispirati dal proprio vissuto e “Le Storie Cantate” ovvero i canti narrativi che rimandano a quel Nuovo Canzoniere Italiano del quale Alessio Lega, può legittimamente definirsi erede. Ad aprire il disco c’è “Frizullo”, l’ouverture, nella quale scopriamo la storia di Dino Frisullo, militante di Avanguardia Operaia e giornalista, che per tutta la sua vita si è battuto in difesa degli immigrati e del popolo curdo. La voce di Paolo Pietrangeli impreziosisce “Canzoni Da Amare”, un manifesto politico in cui spicca il verso “Vogliamo canzoni più amare/della melassa per radio/che mente parlando di cuore/un miele di male e di jodio/canzoni al cloruro di sodio”, mentre la cinematografica “Risaie”, pre uno spaccato sullo sfruttamento dei lavoratori, ieri erano le mondine nelle risaie, oggi i precari con contratti-ricatti ad orologeria. Dopo l’intensa “Monte Calvario” di Ascanio Celestini, il tema del lavoro ritorna in “Spartaco”, ma è nella seconda parte con “La Scoperta di Milano”, che si tocca il primo vertice del disco, e questo non solo per la partecipazione del grande rumorista Paolo Ciarchi, ma anche per la profondità del testo, dai tratti autobiografici. Sulla stessa linea si pone anche il brano successivo “Icaro” in cui Alessio Lega fotografa molto bene quell’angoscia che nasce della paura di amare. L’amore però arriva nella dolcissima “I Baci”, ma è solo un momento perché nel folk blues “Insulina” ritorna il tema della resistenza. Nella terza ed ultima parte emergono con forza la figura di “Matteotti”, rievocato anche nel canto delle mondine “Corso Regina Coeli”, quella di Sophie Scholl, militante antinazista evocata in “Rosa Bianca” e quella di “Isabella di Morra”. Completano il disco “Difendi L’Allegria”, una libera reinterpretazione colorata di suoni latin di una poesia di Mario Benedetti e “La piazza, La Loggia, La Gru”, altro vertice del disco, nella quale si intrecciano le storie, entrambe ambientate a Brescia, delle vittime dell’attentato di Piazza della Loggia del 1974 e quella di sei lavoratori immigrati che nel 2010 si arrampicarono per protesta su una gru. Senza dubbio “Mala Testa” è l’opera più matura e compiuta di Alessio Lega, e ci piace pensare come questo disco abbia voluto dedicarlo ad Enrico Malatesta, scrittore anarchico, che come lui aveva scelto di stare dalla parte del torto. 


Salvatore Esposito
Nuova Vecchia