Concerto Musicale Speranza – La Questua Dei Musici Ambulanti (Polosud)

Con Processione d'ammore Pino Ciccarelli, sassofonista e compositore navigato, ha dato origine al progetto Concerto Musicale Speranza, inserendosi in quella scia di artisti sud-italiani che hanno ripreso la nobile tradizione bandistica, musica di confine ante litteram. Originario di Napoli, il suo sguardo e la sua memoria non potevano non rivolgersi ai repertori processionali che accompagnano i rituali religiosi popolari. Se mettiamo in conto che suo padre Nataluccio ha diretto la banda di Piscinola-Marianella (quartieri periferici settentrionali della metropoli campana), allora comprendiamo che quello di Pino è un profondo vissuto nel quale coesistono scrittura colta, partiture assolate memori dei suoni della tradizione orale, ma anche sintassi jazzistica d’Oltreoceano e umori latinoamericani. Non solo, perché in questo scavare nei ricordi, che Ciccarelli esprime nella presentazione del disco – pubblicato dall’etichetta Polo Sud di Ninni Pascale – c’è tutto l’onnivoro soundscape adolescenziale e giovanile, fatto di matinée al cinema, di suggestioni provenienti dalle colonne sonore, di vocalità melismatiche, ma anche di pop, rock’n’roll ed immancabili melodie leggere dell’Italietta anni ’70. Tutto questo e altro ancora è La questua dei musici ambulanti, disco in dodici quadri sonori, più una traccia video. Certo non tutto suona nuovo ed originale ma, ad ogni modo, siamo di fronte ad un buon liquore che si assapora con piacere. Impossibile dar conto di tutti i musicisti in organico (fiati, archi, sezione ritmica, pianoforte, mantici, voci), fedeli collaboratori o convitati che rimpolpano la banda di Ciccarelli. Dopo un breve incipit pianistico scorrono fluidissime, tra il rincorrersi di strumenti, le note di “Girandola”, sarabanda d’apertura con la ripresa di uno studio per clarinetto di Ernesto Cavallini dal sapore zigano ed euforiche piroette bandistiche. “Piergiorgio” rilegge la nota marcia del maestro Gesualdo Coggi tra calda pronuncia jazz e l’inserto vocale di Daniele Sanzone (degli ‘A 67). Ci si immerge in una trama di fiati e fisarmonica di taglio jazzistico che non rinuncia alla spazialità melodica per “Ballata per un glicine in fiore”, prima di lasciarsi prendere dalla corposità vocale avvolgente di Pietra Montecorvino che presta il suo timbro brumoso in ”’O ritratto e Napule”, incantevole canzone di Sergio Bruni che diventa motivo per prodursi in un viaggio nella musicalità partenopea. Sax soprano, archi e pianoforte per “Cinema Selis”, ancora un brano che evoca atmosfere retrò, così come “Piccola melodia per duje uocchie scurnuse”, già efficace nel titolo, gustoso motivo che dichiaratamene occhieggia ed omaggia la canzone francese. Nostalgica passionale centralità napoletana anche per “Guagliuncella d’o vascio”, mentre nelle successive “Sona che te passa” e “Fujente se more” emerge vigoroso il mondo bandistico. Ma se la prima con i suoi giochi timbrici cerca di riprodurre memorie di marce festive suonate dalla banda di paese, la seconda affonda nell’emotività e nel climax della ritualità dei devoti della Madonna dell’Arco. Sarà, tuttavia, per rispetto che Ciccarelli non cerca di riprodurne l’umore, anzi sceglie un impianto armonico in minore per rileggere “Vogliam Dio”, uno dei brani portanti della devozione mariana alle pendici del Vesuvio, proiettandolo in un’atmosfera sospesa accentuata dal breve inserto di fronna eseguita da Pino Ruffo. Ancora dall’universo di sonorità che si muove intorno al santuario di Sant’Anastasia, ma associata anche a riferimenti autobiografici, proviene “Le campane di San Giusto”, canzone-inno nazionalista del 1918 , entrata nel repertorio delle bande che accompagnano i fujenti, reinterpretata con marcata originalità dall’ensemble di Ciccarelli . È poi la volta della canzone “Tic titic ta (Gira biondina)”, anch’essa entrata nel variegato repertorio delle musiche da questua. Pianoforte e sax accompagnano amabilmente all’uscita l’ascoltatore, “Nonotte” è il commiato notturno che chiude un disco che conferma la bontà del Concerto Musicale Speranza. 


Ciro De Rosa
Nuova Vecchia