Ernesto De Pascale - Seven Songs While The City Is Sleeping (Il Popolo del Blues/Audioglobe)

Scrivo queste righe buttandola sul personale nel febbraio del 2013, di ritorno da un viaggio esperienza a Marsiglia, nella città della cultura del 2013. Perché sottolinearlo? Perché sto ascoltando la voce e il piano di un amico musicista e scatenatore di collegamenti e energie, parole e cura del bello che si chiama Ernesto De Pascale. Sempre si chiamerà così, è il suo nome in questa sua amata e vituperata Italietta coì poco incline al ricordo di chi non c’è più. Nel caso di Ernesto, queste parole vi giungono da chi ha avuto l’onore di conoscerlo bene, di parlarci e suonarci a lungo. Ernesto era una delle voci radiofoniche e delle teste pensanti più acute di quelle che io abbia mai incontrato. Conosco Ernesto nella metà dei roaring eighties, coi Rocking Chairs, dalla nostra piccola cittadina, ci troviamo a partecipare a Doc, quella trasmissione di Musica che, grazie a Arbore ma anche grazie alla direzione artistica di Ernesto, portava su Rai Due musica vera. Lo conosco scambiando due parole sulle scale del Big Mama, poco dopo uno show che coi Chairs facemmo dentro allo storico locale. Nel tempo ci siamo incrociati e parlati decine di volte poi, dopo il 2005, grazie a internet, abbiamo stretto un rapporto fatto di curiosità, tante parole ma anche tanta musica consumata e suonata assieme. Io il piano che sentirete suonare su queste sette tracce, l’ho sentito suonare nella bella casa musicale fiorentina di Ernesto. Un parete di dischi che gli invidiavo, la sua simpatia e arguzia, il suo conoscere le cose da dentro, la sua passione inesausta, giovane, così fiammante... Come non mettere in controluce questa Italietta dei furbetti in ambito musicale? Quegli ometti per tutte le stagioni, quelli che si infilano come riccioli di polvere dietro le porte, quelli che la musica non sanno cos’è e che paiono regnare? Dispiace dirvi che la situazione è grave, inutile che ve lo ricordi io, ma sicuramente una figura come quella di Ernesto andrebbe ricordata con il prestigio che si merita, riconoscendo l’importanza di collettore e creatore di movimenti. La sua musica, qui prodotta grazie al prezioso lavoro dei suoi amici, su tutti il favoloso apporto di Giulia Nuti alla viola, è solare, divertente e divertita, per nulla doma e arrendevole, è una musica che ci racconta della passione di Ernesto per il viaggio vero, quello dell’anima, esattamente quello che è stato l’incipit di questo mio piccolo pensiero modesto sulla musica di Ernesto. Comprate questo disco e ascoltate la voce di Ernesto, il suo amore per la musica. Farà molto bene a voi e a chi vi sta intorno. Mi manchi Ernie, mi manca la tua parola saggia e disincantata ma mai, mai cinica!


Antonio "Rigo"Righetti
Nuova Vecchia