Zibba & Almalibre, La Leggerezza della Poesia

Freschi vincitori della Targa Tenco per l'album dell'anno con "Come Il Suono Dei Passi Sulla Neve" Zibba e i suoi Almalibre, sono una delle più belle sorprese degli ultimi anni sulla scena cantautorale italiana. La loro cifra stilistica si inserisce nel filone di quella scuola genovese che in Luigi Tenco e in Fabrizio De Andrè vide i suoi caposcuola, ma allo stesso tempo allargano il loro raggio d'azione verso sonorità eterogenee che spaziano dal rock al folk, passando per il jazz e la musica balcanica, il tutto caratterizzato da un eclettismo che era apparso ben chiaro sin dai loro primi passi discografici. Abbiamo intervistato Zibba, a margine del concerto dello scorso 20 ottobre 2012 a Roma, e con lui abbiamo approfondito i temi e le ispirazioni del nuovo disco, soffermandoci in particolare sui brani principali e da ultimo gli abbiamo chiesto dei suoi progetti per il futuro.

La Videointervista

 

Zibba & Almalibre - Come Il Suono Dei Passi Sulla Neve (Volume!/Warner/Venus) 
Quando un paio di anni fa recensimmo “Una Cura Per Il Freddo” di Zibba & Almalibre ne lodammo la profondità dei testi e l’originalità della loro proposta musicale, che confermava quanto di buono avevano lasciato intravedere nei dischi precedenti, ovvero l’esordio “L’Ultimo Giorno” e l’ottimo “Senza Smettere di Far Rumore”. Questi anni ci hanno consentito di conoscere meglio, Zibba come cantautore e scoprire il suo immaginario poetico, la ricchezza dalla sua ispirazione e la sua semplicità, e non è un caso che le sue canzoni stiano cominciando ad essere richieste anche da altri musicisti, così come non ci ha sorpreso vederlo vincere in sequenza premi prestigiosi come l'”Artista Che Non C'era” dell'Isola Che Non C'Era o il “Premio Bindi”. Così a due anni di distanza da “Una Cura Per Il Freddo” ritroviamo Zibba e i suoi Almalibre con il loro disco più compiuto e maturo, che sin da subito ha catturato l’attenzione di pubblico e critica, arrivando a vincere la Targa Tenco 2012, come disco dell’anno. Registrato da Stefano Cecchi nel forno della biblioteca "La Fornace" di Moie (AN), il disco raccoglie undici brani, collegati tra loro da cinque brani recitati ovvero “Martino Rebowski" di Matteo Monforte letto da Enzo Paci, "La Musica Lo Sa" di Gianluca Fubelli, "Essere Il Mare" tratto da "Un Lungo, Fortissimo Abbraccio" di Lorenzo Licalzi e recitato da Adolfo Margiotta, "Poesia d'amore" di Silvia Giulia Mendola e "Come il suono dei passi sulla neve" di Adolfo Margiotta, a comporre così una sorta di concept album sull’amore in tutte le sue forme, un affresco denso di poesia, ma allo stesso tempo dai tratti semplici e sinceri. Rispetto al disco precedente le atmosfere e i testi di Zibba si sono fatti più maturi ed evocativi, senza perdere però quella leggerezza che da sempre rappresenta il suo marchio di fabbrica. Tutto ciò si riflette anche a livello sonoro, e in questo senso importanti sono stati i nuovi innesti nella line-up che ora è composta da: Zibba (voce, chitarra acustica, ukulele), Andrea "Bale" Balestrieri (batteria), Fabio Biale (violino, Neolin, fischi), Stefano Cecchi (basso), Stefano Ronchi (chitarra acustica, chitarra elettrica, dobro), e Stefano Riggi (sax e clarino), ai quali per l’occasione si sono aggiunti Alberto Pozzi Tebani (elettroniche), Nicola Calcagno (bouzouki), Gianluca Ria (Trombone), e Giovanni Ricciardi (Violoncello). L’ascolto rivela come Zibba abbia affinato sempre di più il suo eclettico songwriting che lo vede spaziare e mescolare suoni e suggestioni differenti che spaziano dalla migliore tradizione cantautorale italiana, vedasi la scuola di Genova, al blues passando per echi balkan, jazz e qualche spruzzata di suoni della sua terra. Insomma Zibba è un concentrato di colori musicali a cui si unisce una scrittura originale come dimostra l’iniziale “Nancy”, un brano dal testo profondo ed intenso, caratterizzato da un ritornello ed un riff ad un uncino in cui brilla la tromba di Roy Paci. Dopo i suoni radiofriendly di apertura, si passa alla poesia più pura con la title-track, la cui melodia tenue ed evocativa avvolge un testo particolarmente ispirato. Il bel duetto dal ritmo incalzante con Eugenio Finardi in “Asti Est” ci introduce alla cinematografica e swingante “Sei Metri Sopra La Città, ma il vero vertice del disco è la splendida “Prima Di Partire” cantata in duetto con Carlot-ta e in cui spicca l’ottimo Fabio Biale al violino. Non manca un gancio con la propria terra di origine, che viene evocata in “Aria Di Levante” e nel bel duetto con Vittorio De Scalzi di "O mæ mâ" (Il mio mare). Sul finale arrivano poi “Anche di Lunedì” e che racconta la loro vita costantemente on the road, tra prove e concerti, la fascinosa “Dove I Sognatori Son Librai” e la confessionale “Salva”, che suggella un disco di ottima fattura, che conferma a pieno come Zibba e i suoi Almalibre siano una delle più belle ed originali realtà della scena cantautorale italiana. 



Zibba & Almalibre, Teatro Studio, Auditorium Parco della Musica, Roma, 20 Ottobre 2012 
Trovare un aggettivo che definisca e sintetizzi bene, Zibba come cantautore, è cosa difficile. Si finirebbe per fare una lista lunga e magari piena di contraddizioni. Quello che è certo è che la sua simpatia e la sua personalità travolgente, sul palco lo portano ad essere un vero e proprio fiume in piena, tra racconti, canzoni, sottile poesia e momenti di puro divertimento. I suoi concerti, insomma. sono dei piccoli eventi unici, nei quali è condensato tutto il suo immaginario poetico, la sua vita, e il suo modo di fare canzone. Complice il particolare palco del Teatro Studio dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, che vede l’artista esibirsi proprio di fronte al pubblico e senza alcuna differenza di altezza, il concerto dello scorso 20 ottobre è stata l’occasione per entrare in contatto con l’universo Zibba, e farci accompagnare da lui attraverso il suo repertorio, che ha riletto in lungo ed in largo, partendo ovviamente dal più recente “Come Il Suono dei Passi Sulla Neve”. 
Nonostante la defezione, per problemi di salute, del chitarrista Stefano Ronchi, sostituito all’ultimo momento da Renato Scognamiglio, l’esibizione di Zibba e dei suoi Almalibre è stata davvero ottima, nonostante molti degli arrangiamenti dei vari brani siano nati proprio là sul palco, a causa della mancanza di tempo per le prove. Un segno questo di grande professionalità di tutti i musicisti, ed in particolare di Scognamiglio, che si è saputo destreggiare con grande abilità in un repertorio per lui del tutto nuovo, e di Zibba, che chitarra acustica poggiata sulla gamba, ha guidato alla grande il gruppo. Nel corso di oltre due ore di concerto, il cantautore genovese ha messo in fila il meglio della sua produzione spaziando dalle più recenti “Nancy”, “Asti Est” e “Come Il Suono dei Passi Sulla Neve”, fino a toccare la splendida le applauditissime “Ammammi” e “Mahlamore” dal disco precedente, dal quale è arrivata anche la perla della serata ovvero una intensa versione di “Scalinata Donegaro”, anticipata dal racconto della genesi del brano, intessuta tra ricordi familiari e schegge d’infanzia. Chiusura con i classici bis, ma senza farsi attendere dal pubblico, come fanno le grandi star, segno evidente che la genuinità di questo gruppo non è stata intaccata dal crescente successo.


Salvatore Esposito
Nuova Vecchia