Rickie Lee Jones - The Devil You Know (Fantasy)

Aprire il suo nuovo disco con la cover dell’evergreen rock “Symphaty for The Devil”, con quel testo ricco di reminiscenze classicamente psichedeliche e tipiche di quella Londra “satanica” tha Kenneth Anger e Alistair Crowley e’ una dichiarazione di intenti per un’artista importante e affatto accomodante come Rickie Lee Jones. Nel 1982 andai a vederla a Correggio, preferendo il suo show alla finale di una coppa del Mondo della quale avevo intravisto la dissoluzione grazie al potere profetico del r’n’r più puro e duro. La Jones quella sera si presentò senza bassista, licenziato in tronco la sera precedente e uno show vicino alle atmosfere di “Girl At Her Volcano”, un sibillino ed inspiegabile Ep live entratomi nel cuore e propedeutico verso la song nobile della scuola Tin Pan Alley americana. Ora, dopo qualche album alla ricerca di se’ stessa, anche spirituale, Rickie torna con una raccolta di covers realizzate con piglio minimale e voce deliziosamente out of tune . E’ una voce vera quella di Rickie, una voce che rischia, che racconta, che mostra i segni e gli svaniti ma non vani sogni dell’età. Inutile che racconti a voi quanto era cool la Duchess of Coolsville sulla copertina di quel meraviglioso disco d’esordio suonato e prodotto in modo superbo nel 1979, tanto lo sapete. Qui la troviamo in compagnia di qualche chitarra acustica, un pianoforte strimpellato e un contrabbasso a raccontare enormi storie facendole sue con la forza della sua interpretazione che è figlia della sua storia. Solo lei poteva prendere “The Weight”, immenso pezzo della Band e scappare da quella loro interpretazione altolocata per portarla in una camera. Oppure far rivivere il mito del Neil Young più elegiaco e ricco di settime più e renderlo il canto di una ragazza innamorata persa di un bastardo, l’ennesimo che le ha spezzato il cuore. Il produttore è Ben Harper e fa il suo lavoro con grande onestà dacchè esprime quello che ci si aspetta da una tale figura quando ci si trova davanti alla bellezza compiuta: non fa nulla! Quello che potrete sentire oltre alla magia della Jones, abile pittrice di quadretti dalle tinte color pomeriggio di New York è proprio la bellezza intima, sussurrata e spesso irripetibile. “St.James Infirmary” ricorda Blind Willie McTell di Bob Dylan, perchè Bob l’aveva presa da lì, il gioco di rimandi a specchio è bellissimo e fa crescere il valore del disco ogni volta che lo si ascolta. E’ un’epoca diversa da quella degli ascolti quasi monomaniacali, ma in questo caso, il disco entra in circolo In a Silent Way, in maniera sottile e misteriosa. Bellissimo disco, fuori dal tempo crudele che ci tocca vivere.



Antonio "Rigo"Righetti
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