Bekir Şahin Baloğlu & Nurullah Kanık – Ferahnak (Felmay)

Ci troviamo di fronte ad un disco rivolto soprattutto ad un pubblico internazionale che cerca produzioni raffinate. La combinazione di strumenti musicali presentata non è l’accoppiata ney/ tanbûr consueta nell’esecuzione del repertorio classico turco, ma mette insieme due strumenti centrali nel paesaggio sonoro mediorientale ed islamico come l’oud, di cui esiste una scuola tipicamente turco-ottomana, e il ney, il flauto di canna, strumento principe della musicalità turca. Baloğlu (oud) e Kanık (ney) sono due giovani ma già stimati esecutori del mirabile patrimonio musicale d’arte. Il programma della loro registrazione piemontese affronta improvvisazioni e composizioni d’autore provenienti dalla tradizione musicale ottomana, concepite tra il crepuscolo dell’impero e la nascita della Repubblica. Il titolo racchiude l’essenza dell’album. “Ferahnak”, infatti, ha una duplice valenza semantica: è un termine ottomano di derivazione persiana che si traduce con gioioso o sereno, ma designa anche un maqâm, uno modo musicale di segno gioioso ed illuminato. Come scrive nelle dotte note di copertina, redatte in inglese, l’etnomusicologo e suonatore proprio di ney Giovanni De Zorzi – di cui qui ricordiamo il volume “Musiche di Turchia” (Ricordi, 2010), sapiente introduzione a generi, forme, stile e maestri delle tradizioni musicali turche – il disco si compone in un certo senso di due sezioni: una prima comprende brani di musicisti colti come Neyzen Yusuf Paşa e Nâyi Dede Salih Efendi, formatisi nelle tekke, i centri del sufismo, la seconda propone composizioni secolari di autori di corte come Zeki Mehmed Ağa e Tanbûrî Cemil Bey, quest’ultimo traghettatore della musica classica verso la modernità con la sua esplorazione della musica rurale, di cui il duo esegue la brillante “Çeçen Kizi”. Né mancano compositori pienamente novecenteschi, quali Sedat Öztoprak e Refik Fersan. L’apertura del disco si dispiega con una controllata improvvisazione all’oud, cui segue il “Dügâsh Peşrev”, preludio dal tratto solenne che si impone come uno degli episodi più riusciti dell’album. I due solisti eccellono nei taksîm, dove mettono in mostra tutte la loro perizia: degne di nota soprattutto le improvvisazioni per ney e la lunga, calda e composita “Arazbar-Buselik Taksîm e Saz Semâî” per oud. 



Ciro De Rosa
Nuova Vecchia