Pantan – Kistalè (Nota)

I Pantan sono uno storico trio rock friulano, composto da Jvan Moda alla voce e alla chitarra, Daniele Furlan alla batteria e Alessandro Larocca al basso, che con Kistalè giunge al suo terzo lavoro in studio. Edito da nota in collaborazione con Radio Onde Furlane, il disco è stato registrato al FUDAstudio di Udine e presenta dieci brani inediti, tutti cantati in friulano, più la bella resa in dialetto di Saigon di Francesco De Gregori. Dopo diversi anni passati a produrre musica in modo artigianale, finalmente il gruppo friulano trovandosi a disposizione uno studio senza limiti di tempo, ha deciso di imboccare una strada differente, infatti piuttosto che soffermarsi a limare il sound e ad inserire strumenti, ha deciso di proporre qualcosa che invertisse la tendenza e puntasse all’essenzialità. Questa scelta in apparenza di poco conto ha permesso di valorizzare non solo la carica energetica del trio, ma anche le strutture e i testi dei singoli brani. Nessuna sovraincisione, dunque ma piuttosto un sound diretto ed essenziale, come del resto i testi che toccano temi sociali su piccola e larga scala, dal mondo del lavoro, al problema dell’immigrazione fino a toccare le discriminazioni quotidiane e qualche spaccato introspettivo. Proprio i testi, scritti da Jvan Moda, così carichi di forza e di potenza espressiva, si riflettono in modo superbo nelle musiche crude, acide e vibranti che partono da una solida base rock per allargarsi al blues e alle sonorità indie. Durante l’ascolto brillano così brani l’iniziale “Amor Ai Fioi”, l’evocativa “Biliets”, la torrida “Rainy Days”, ma soprattutto Arsure, il cui testo si caratterizza per le sue immagini quasi apocalittiche in un mondo dove l’uomo che si abbuffa si dimentica cos’è l’umana pietà. Guardando un po’ a Neil Young e un po’ a Nick Cave, i Pantan con Kistalè hanno tracciato una strada importante per il futuro, il rock cantato in friulano non è più una scommessa, ma piuttosto una solida certezza con la quale dovrà misurarsi anche la scena musicale italiana. 



Salvatore Esposito
Nuova Vecchia