White Denim – D (Downtown)

Parlare di questo quartetto di Austin è affrontare la bellezza e il coraggio di un gruppo di giovanotti che non si fanno problemi a sfuggire qualsiasi tipo di collocabilità. Mi erano piaciuti già i dischi precedenti ma questo, dall’ingresso del secondo chitarrista Austin Jerkins mi delizia. I ragazzi sono giovani, prodi coraggiosi e texani. Fino a quest’album hanno registrato dentro una mobile home. Ora sono passati ad un approccio più morbido e la musica si tinge di colori decisamente progressive in senso positivo. Ci sono ritmiche assolutamente alla Mitch Mitchell e Noel Redding, quel modo di prendere la notazione ritmica in modo fantasioso ed efficacemente obliquo. C’è un’aria alla Grateful Dead non perchè i White Denim si rifacciano al grande gruppo di San Francisco ma per la sensazione che ti danno di poter andare avanti a jammare per ore senza ripetersi. Mi viene a questo punto da pensare ai nostri lidi e alla gioventù bovina che segue l’idea di coolness dettata da qualche ex-brufoloso gestore di club circa quello che deve funzionare e quello che non va. Mi viene un poco da piangere mentre il sole dardeggia sui tetti della mia piccola cittadina emiliana. I White Denim fanno rock in modo fantasioso, lontano dai cliches e vicino all’essenza della verità. Vi dico che in qualche pezzo ho sentito una somiglianza con i Gomez, altra grande promessa ora caduti in un oblio immeritato. Ma sono pronto a scommettere che i White Denim troveranno assai presto una loro strada per emergere. Vi aiuta sapere che Rolling fashion Stone ha inserito il disco in questione al 46esimo posto dei 50 migliori dischi del 2011? Non credo ma tant’è. Certo che ad Austin Texas ci vede proprio essere una bella scena!




Antonio "Rigo"Righetti
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