Pio Gravina e Enrico Novello, Canti e suoni della tradizione di Carpino, Edizioni Kurumuny, 2011, Euro 15, pp.96, Libro e Due Cd

Uno dei luoghi sacri della musica tradizionale in Puglia è certamente Carpino, cittadina che per la sua particolare collocazione geografia è da sempre stata il crocevia di tradizioni e saperi che hanno consentito ai suoi cantori di beneficiare dell’influenza di tutte le culture che caratterizzavano l’Italia Meridionale. Il suo patrimonio culturale, basato soprattutto sulla trasmissione orale della musica tradizionale, è rimasto uno dei pochi baluardi contro la modernità e il progresso che hanno volutamente cancellato e dimenticato le radici contadine. Carpino ha resistito al tempo, al progresso, mantenendo saldo il proprio legame con la tradizione, e questo grazie anche ai suoi cantori e ai tanti suonatori, che hanno preservato viva la fiamma delle forme musicali popolari autoctone. Nunzia D’Antuono, Michele Maich Maccarone, Matteo Scansuso, Carlo Trombetta, Michele Di Giacomo, Angela Sacco, Maria Di Perna, Maria Vittoria Sacco, Nicola Di Perna, Andrea Sacco, Rocco Antonio Sacco, Rocco Valente, Antonio Piccininno, le loro voci e i loro strumenti hanno rappresentato quel legame, spesso impossibile da ricostruire per altre zone d’Italia, tra passato e presente. Canti e Suoni della Tradizione di Carpino, questo importante lavoro edito da Kurumuny e curato dall’Associazione Culturale Carpino Folk Festival ci svela un altro importante tassello per la scoperta della tradizione musicale del Gargano, in particolare il libro e i due dischi documentano un lungo percorso di ricerca intrapreso oltre quindici anni fa, e che prende le mosse dalle importanti basi gettate da autorevoli ricercatori e etnomusicologi come Ettore De Carolis, Alan Lomax, Roberto Leydi e Diego Carpitella. Il volume curato da Enrico Noviello e Pio Gravina offre una ricostruzione molto particolare che li vede agire su più piani, innanzitutto come figli ed eredi di una comunità, poi come ricercatori che recuperano una memoria orale, e poi anche come suonatori ed operatori culturali loro stessi che mediano tra la tutela e la valorizzazione di questo patrimonio. Il primo disco presenta una serie di registrazioni inedite effettuate dai curatori del progetto suonando insieme agli ultimi esponenti della tradizione carpinese. Il tutto è stato ovviamente registrato ed accuratamente selezionato in base al valore documentario, alla qualità delle performance vocali ed anche alla particolarità di contenere strofe o modalità esecutive diverse rispetto a quelle più note. Si riscoprono così le tre forme principali di tarantella (Viestesana, Montanara, Rodiana) e le loro varianti espressive (Rodianella e Cagnanese), utilizzate indifferentemente per cantare li sunèttë con l’accompagnamento degli strumenti tipici della tradizione musicale garganica: la chitarra battente, la chitarra francese, il tamburello e le castagnole. Nel corpus di canti raccolto da Noviello e Gravina trova posto anche qualche interessante documento sonoro relativo alla canzunë, canto a distesa tipico sia come accompagnamento dei lavori nei campi sia delle serenate con l’accompagnamento della sola chitarra battente. Il secondo disco, che raccoglie una selezione di canti provenienti dalle ricerche storiche di Leydi, Carpitella, Ettore De Carolis, ci permette di scoprire alcune perle dimenticate come una rodiana interpretata dalla vivavoce di Antonio Di Cosmo, detto Marèssë, o una splendida ninna nanna di Antonio Piccininno, l’ultimo componente anziano del gruppo ancora in attività. Nel complesso quest’opera fotografa in modo molto accurato e dettagliato un corpus di canti rurali di grande interesse etnomusicologico, il cui ascolto lascia senza fiato per la complessità delle voci e per i virtuosismi strumentali dei musicisti della Capitanata, aprendoci le porte verso un passato da non dimenticare. 

Salvatore Esposito

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