Massimo Priviero – Diario di vita (MP Music/Self, 2024)

A tre anni da “Essenziale”, torna Massimo Priviero con “Diario di vita”. Tredici tracce di cui undici inedite con la produzione artistica dello stesso Priviero, gli arrangiamenti curati da Riky Anelli (chitarre elettriche, acustiche, basso, organi, orchestrazioni e cori) e Alex Cambise (chitarre elettriche, acustiche, mandolino, cori, basso) a cui si aggiungono Riccardo Maccabruni (pianoforte, hammond, fisarmonica), Fabrizio Carletto (basso), Oscar Palma (batteria). In apertura troviamo "Il mio fiume" (“Ho combattuto in quel bosco e fui forse il più audace, ma più sacro del Piave è sacra la pace, poi l’ideale di un uomo io l’ho fatto mio, Giacomo Matteotti questo era il nome suo”), brano di oltre otto minuti dall’atmosfera acustica con una coda di archi e dedicata al nonno Ruggero, seguita dalla pianistica “Il sogno” (“Scrivo i miei passi da che ero bambino, piango sorrido e mi rialzo da solo, a volte inciampo sulle mie parole e sento il sangue scorrere nelle vene, Clamante è la mia voce nel deserto ancora in cerca di santa follia”). Si prosegue con due vecchi brani riarrangiati per l'occasione: “Il mare”, uscita nel disco “Ali di libertà” del 2013, arricchita dal violino di Michele Gazich, dal pianoforte e dalle tastiere di Onofrio Laviola che troviamo anche in “Vincere”, pubblicata in “Dolce resistenza” del 2006. “Fino alla fine” (“È che vedi i tuoi giorni passare come un battito d'ali che poi vola via, questo mondo si autodistrugge per bene, drogato di guerra e di tecnologia”) è una ballad folk-rock che ci porta in odor di Springsteen con “Il suono” (“Sai qui non c’è bene Comune, ognuno si fa i cazzi suoi, solo salvarsi è un gran lavoro e resti in piedi finché puoi”) dove emergono il sax di Pasquale Brolis, la tromba di Lorenzo Figlioli e le chitarre elettriche. “Amico per sempre” (“Aspetto un’alba per poi ripartire, andiamo avanti che fermarti non puoi, chissà come stai amico mio in questa sera che ha un po’ gli occhi tuoi”) ha un tappeto di chitarra acustica, armonica e hammond, “Cantico” (“Ho sognato un mondo che non vedo qua, dove un uomo è giusto e dà quel che ha, ho paradisi e inferni son tutti dentro me, nei miei sogni perduto senza saper perché”) sembra quasi uno spiritual ed è un commosso omaggio all’amico Paolo Carù. Si torna al rock robusto con “Buongiorno anima” (“Sai qui le cose van bene e male, forse è questione di tecnologia, sarà il disordine universale, oppure un costo di democrazia”) sempre con i fiati in primo piano e alla trascinante "Il migliore dei mondi possibili" ("Perché non c'è strada che chiami tua, perché un uomo giusto non ha mai potere, perché c'è chi muore solo in mezzo al mare"). “Prossima vita” (“La prossima vita mia avrà una pioggia che mi lava il viso e chiamerà per nome tutti i miei nemici e li maledirà con un sorriso”) ha un bell’intreccio vocale con sonorità acustiche che si colgono anche in “Ritratto” (“Se per caso un giorno penserai di me, è che forse mi hai incontrato in montagna o su un sentiero in cerca di silenzio e forse di malinconia, quando la neve scende e cerca casa tua”), accarezzata dalla fisarmonica. In chiusura troviamo “Il mio nome è pace” (“Il mio nome è pace e abito nel vento quello che ribalta il cielo, sono angelo dagli occhi combattenti che non può vincere solo, sono viaggio che non è finito sai su a nordest o giù in oriente, sono quello che non ha paura mai di fissare gli occhi della gente”) canzone quanto mai attuale e necessaria. Priviero è un puro che continua imperterrito sulla sua strada, quella segnata dal rock d'autore, con una voce potente, un linguaggio diretto, un messaggio sempre pieno di speranza e coerente al suo motto “Nessuna resa mai”. 


Marco Sonaglia

Posta un commento

Nuova Vecchia