Lola L. Cuddy
Un riconoscimento alla carriera è stato presentato alla psicologa canadese Lola L. Cuddy, professoressa emerita del Dipartimento di Psicologia della Queen's University di Kingston, Ontario. Pianista di formazione, Cuddy si è laureata in psicologia allo United College (oggi Università di Winnipeg) proseguendo nel 1965 con un dottorato in psicologia presso l'Università di Toronto, collaborando con Endel Tulving. Nel 1969, Cuddy ha fondato il Music Cognition Lab della Queen's University, il primo laboratorio di psicologia della musica in Canada e uno dei primi al mondo, con studi di primo piano su temi come il ruolo delle aspettative nella percezione ed elaborazione melodica, l’orecchio assoluto, gli effetti della formazione musicale, i possibili contributi della musica e della memoria musicale per chi è affetto dal morbo di Alzheimer. È stata presidente della Society for Music Perception and Cognition dal 2001 al 2002 ed ha avuto un ruolo chiave nello sviluppo della rivista Music Perception che ha coordinato dal 2002 al 2017, oltre a collaborare con le riviste Musicae Scientiae e Psychomusicology.
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Il convegno è stata anche l’occasione per assegnare due premi a giovani ricercatori che si sono distinti per gli studi promettenti presentati a Helsinki: Francesca Barbero e Paul Robert.
Francesca Barbero ha illustrato i risultati della ricerca “Background Music on Attentional Networks in Parkinson's Disease Patients”, condotta con Ciongoli, GuerreroBarbero, García-Sánchez e Calabria all’Universitat Oberta de Catalunya e all’Hospital de la Santa Creu i Sant Pau a Barcellona. Obiettivo principale della ricerca è capire come la musica di sottofondo possa influenzare le prestazioni in compiti di attenzione in pazienti con morbo di Parkinson; prova, inoltre, a identificare le differenze interindividuali che predicono le prestazioni di attenzione in presenza di musica di sottofondo. I risultati preliminari indicano che i pazienti con morbo di Parkinson con un maggiore coinvolgimento sensomotorio in presenza di musica di sottofondo mostrano un miglioramento dell'efficienza quanto allo stato di allerta e all'accuratezza nell’eseguire compiti che richiedono attenzione.
Un secondo lavoro molto promettente è PolyRNN, presentato da Paul Robert (dell’Institut de Neurosciences des Systèmes, e dell’Institute for Language, Communication, and the Brain dell’Università Aix-Marseille) cui ha lavorato un gruppo di sei persone Mathieu PhamVan Cang, Manuel Mercier, Agnès Trébuchon, Benjamin Morillon, Luc Arnal, Keith Doelling. Per questo gruppo, quando ascoltiamo musica, stiamo continuamente dando vita ad aspettative che dipendono dalla nostra formazione musicale e dal contesto musicale in cui ci troviamo. Queste aspettative portano a effetti neurali e comportamentali in linea con la teoria della codifica predittiva e giocano un ruolo importante nella nostra capacità di fruire della musica. Finora, le ricerche si sono fondate o su esperimenti basati su stimoli artificiali o su approcci modellistici limitati alla musica monofonica. Questi modelli sono soggetti a importanti limitazioni in termini di generalizzabilità rispetto agli ambienti ecologici e non consentono di indagare l'intera gamma di processi cognitivi e affettivi che si verificano nell'ascolto della musica nella vita reale. Per ovviare a queste limitazioni, il gruppo di Paul Robert ha progettato e addestrato una rete neurale ricorrente (RNN) in modo che sia in grado di produrre previsioni in tempo reale sulle note che verranno suonate in brani di musica polifonica occidentale. PolyRNN è stato poi messo a confronto con IDyOM, un modello ben consolidato per predire lo svolgersi di linee melodiche. Il gruppo di Paul Robert mostra che la dimensione della sorpresa (errore di predizione) stimata con PolyRNN predice meglio la risposta cerebrale alla musica polifonica rispetto a IDyOM. Inoltre, sono state analizzate e confrontate le codifiche della risposta cerebrale alla musica in entrambi i set di dati. PolyRNN, progettato per simulare il compito di previsione che svolgerebbe un ascoltatore umano, è anche più efficace nel predire le risposte cerebrali rispetto all'attuale modello RNN generativo di performance di Google Magenta: è quindi un approccio modellistico promettente riguardo alle possibilità di generalizzare una teoria della codifica predittiva a contesti ecologici e fornisce un nuovo strumento per studiare le aspettative musicali.
Sincronizzarsi con Dalcroze
Particolarmente ben riuscito è stato il laboratorio condotto da Daniele SchönCNRS (Inserm & Università Aix-Marseille) e Marja-Leena Juntunen (Sibelius Academy di Helsinki). In un contesto ancora sostanzialmente centrato su comunicazioni verbali con il supporto di immagini (power point e poster), la loro sessione ha coinvolto i partecipanti in esercizi fisici ispirati dalla pedagogia Jaques-Dalcroze. Al centro di questo approccio c'è l'idea che l'apprendimento musicale sia basato sull'esperienza vissuta. Gli esercizi hanno sollecitato l'ascolto, il movimento di tutto il corpo, l'uso della voce e l'improvvisazione, mirando ad approfondire l'esperienza e la comprensione musicale e a migliorare le capacità di espressione musicale. Più di un secolo fa, Jaques-Dalcroze aveva avuto molte intuizioni che sono state confermate molto più tardi dalle scienze cognitive e dalla ricerca neuroscientifica. Per esempio, la convinzione che sia impossibile concepire un'aritmia senza pensare al corpo in movimento è stata poi confermata da studi neuroscientifici che hanno dimostrato che l'ascolto dei ritmi musicali attiva la corteccia motoria. I partecipanti sono stati chiamati, quindi, a rispondere alla musica attraverso il movimento e la sintonizzazione con l'altro attraverso l'ascolto cinestetico. Questa parte del lavoro è stata condotta da Marja-Leena Juntunen, pedagogista Dalcroze di fama internazionale cui ha fatto seguito una discussione aperta sugli esercizi Dalcroze in termini di processi cognitivi, moderata e riassunta visualmente attraverso parole chiave da Daniele Schön. È ovviamente un approccio molto generativo per insegnanti, specie quelli non musicisti di scuole primarie. Recentemente, a Marsiglia, ne è stato tratto un progetto che ha coinvolto 10 scuole primarie e 100 insegnanti.
Il prossimo appuntamento mondiale Neuromusic IX è previsto a Tokyo a giugno 2027. Nel frattempo sono al lavoro le reti nazionali.
Alessio Surian
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