Bassekou Kouyate & Amy Sacko – Djudjon, L’Oiseau de Garana (One World, 2024)

#CONSIGLIATOBLOGFOOLK

Quando nel 2019 abbiamo ascoltato il quinto disco e gli splendidi concerti di Bassekou Kouyate & Ngoni Ba non potevamo immaginare che tutta quell’energia creativa chiudesse una fase di oltre una dozzina d’anni di registrazioni proprio con l’album “Miri”. A cinque anni di distanza, il nuovo album volta pagina e si si apre con l’ottima “Batou”, ritmo e melodia bambara dedicato a Batou, persona che ha dedicato la sua vita alla ricerca della pace. Ma i segni del tempo si colgono meglio con la successiva “Djonkoloni” e saranno evidenti a chi ricorda la versione di questo brano inclusa nel 2007 nell’album di Bassekou Kouyate con Ngoni Ba, “Segu Blue”, il primo del trittico per la Outhere Records. Amy Sacko e Bassekou Kouyate hanno saputo riavvolgere il nastro delle registrazioni pensate per interagire fin dalle prime note con un pubblico internazionale, dalle percussioni che entrano subito incalzanti ai cori che propongono le parti vocali. Nella versione registrata per “Djudjon” si torna a respirare aria di casa: lo ngoni disegna solitario la cornice narrativa, la percussione porge i suoi accenti solenni, la voce solista di Amy Sacko ha tutto il tempo per invitare l’ascoltatore a tornare all’inizio del XIX secolo con “Djonkoloni”. Riscopriamo il canto epico legato al ciclo dedicato alle gesta di Ségou che, in questo caso, ricorda una sconfitta: quella del re di Ségou Da Monzon Diarra (1807-1827) che per “sette stagioni” accerchiò e provò a conquistare la cittadella
fortificata Djonkoloni (oggi un villaggio a 200 chilometri da Ségou) fondata nel XVIII secolo dai Koulibaly e, all’epoca, difesa da sette “prodi”. Nonostante fosse ricorso anche alla magia per aver ragione di Djonkoloni, Da Monzon Diarra morì nell’impresa e solo anni più tardi, per il tradimento di alcuni abitanti, Djonkoloni venne conquistata da Silamakhan. Non a caso, queste gesta epiche sono entrate anche nel repertorio altri artisti malianai, da Tenin Gnini Damba (2003) a Almamy Bah (2013) a Mamadou Diabaté (2017) a Rokia Kone (2019). Ma fra le prime registrazioni resta una sorta di matrice quella di Banzoumana Sissoko, morto nel 1987: Bassekou Kouyate è suo nipote e oggi, con la moglie Amy Sacko, sa mettere in evidenza la bellezza e le emozioni che porta con sé l’incedere narrativo appreso da suo nonno nello stile dei djeli, i narratori musicisti bambara. A sottolineare questo ritorno a casa, il successivo brano strumentale è dedicato alla città natale di Bassekou Kouyate, “Garana”, villaggio a sessanta chilometri da Segou, a poca distanza dal luogo in cui è sepolta Do Kamissa, la zia del fondatore dell’impero del Mali, Sundjata Keita. Proprio a Garana sono stati registrati dal figlio di Bassekou Kouyate e Amy Sacko, Madou Kouyate, i dodici nuovi brani, coprodotti da Bassekou Kouyate e
dall’amico Ibrahim Kaba, attenti a cogliere gli aspetti universali delle narrazioni degli antenati e della società locale, allargando l’ensemble a Mohamed Kossebe al Dum-Dum e alle percussioni e agli ngoni bassi di Binan Diabate, Barou Kouyate e Madou Kouyate. Quest’ultimo dialoga abilmente col padre, in particolare in “Baro”, rielaborazione di una storia Soninke, dalla regione di Kayes, che narra le vidende di Kaka, straordinario bambino, dotato di forza soprannaturale e dell’amore per la giustizia, autore di gesta rimaste nella memoria collettiva della regione Soninke. In chiusura c’è spazio per tornare sia ai ritmi di Ségou, con l’antico canto “Ndjaro” con cui rendono omaggio a Yagare Demba, una delle più grandi cantanti di questo stile e madre di Bassekou Kouyate, sia a quelli peul, con “Macina” il luogo in cui i peul, guidati da Sékou Amadou, fondarono nel 1818 il regno che si estendeva da Timbuctù (a nord) fino alla regione dei Mossi a sud e alla Mauritania a est. Il basso ngoni di Barou Kouyate e lo ngoni di Bassekou Kouyate e le loro voci rendono omaggio ad Amadou Diadie Sangare, ex presidente dell'associazione dei datori di lavoro del Mali. Note e ritmi che mettono voglia di riascoltare subito l’intero album e, attraverso ascolti ripetuti, tornare ad immergersi con orecchio diverso anche nei lavori precedenti. 


Alessio Surian

Posta un commento

Nuova Vecchia