Radizi – Cal y cemento (Liburia Records, 2024)

Fin dalla sua nascita nel 2019, intento della Liburia Records è produrre dischi il cui unico comune denominatore è “la ricerca di nuove identità artistiche e sonore”, che si tratti di un indirizzo “world” o di un approccio non convenzionale più prossimo al terreno dell’elettronica sperimentale. Il duo Radizi esplicita questa traiettoria in veste folktronica, costruendo un paesaggio sonoro elettroacustico dalla forte ibridazione, strumenti tradizionali appartenenti ad aree diverse del mondo, non solo alla Spagna, che si combinano con l’elettronica, che è legante e al tempo stesso non secondario costituente espressivo. Al cuore del progetto ci sono il polistrumentista campano Francesco Di Cristofaro (flauto, gaita alistana, gaita galega, ciaramella, low whistle, bansuri, soundscapes, synths, elettronica) e il catalano Ramón Rodríguez Gómez (pandero cuadrado, pandero de Peñaparda, pandereta, tambor, castagnette, cajòn, kanjira, tammorra, morching, drum machine ed elettronica), entrambi sodali nel trio Brigan. Spiega Di Cristofaro che il titolo “Cal y cemento” – calce e cemento – “nasce dall’esigenza di avviare un processo costruttivo e modellante di un nuovo modo di pensare ed immaginare la tradizione. In questo modo la calce è intesa come elemento legante tra le radici ed il presente ed il cemento è l’elemento fortificante tra due”. Nove composizioni originali ispirate a ritmi e melodie tradizionali di diverse regioni della penisola Iberica, privilegiando soprattutto le aree interne: “si rifanno principalmente alle tradizioni di Asturie, Castilla y León, la parte di Salamanca ed Aliste, e l’Andalusia. Il progetto si è sviluppato negli ultimi due anni attraverso una serie di residenze artistiche svolte tra Catalogna e Campania, in cui abbiamo avuto modo di lavorare principalmente al disco e successivamente allo sviluppo del live che avremo modo di presentare con un piccolo tour ad aprile tra Madrid, Valencia e Barcellona. L’aspetto compositivo si è sviluppato attraverso diverse sessioni in studio; prima con una fase di pre-produzione e ricerca dei materiali che potevano interessarci e successivamente in una fase di registrazione. Siamo partiti principalmente da modelli ritmici tradizionali per poi lavorare sull’aspetto melodico e sull’uso dell’elettronica usata principalmente come collante. Il tutto si è sviluppato in maniera del tutto naturale in nove tracce, di cui sette originali e due tradizionali, con l’idea di mettere in scena una parte della tradizione così vasta e viva della penisola iberica”. La porta di accesso propiziatoria è “Romancero gitano”, recitato da Tomàs Galindo: un atto d’amore per la cultura iberica attraverso le parole e la storia di Garcia Lorca. Ci sembrava doveroso e soprattutto di buon auspicio iniziare questo progetto proprio attraverso il Romancero”. Lo spoken world si dissolve nel fluire stratificato di “Mulos y Girasoles” eseguito con pito pastoril, low whistle, puntero e pandereta. Al ritmo del sorteao si fa avanti “Junto al Romero”: “è il nostro omaggio a Tía Máxima e alle donne di Peñaparda che mantengono viva la tradizione di scandire il ritmo del tamburello con il manganello, che ha ispirato una generazione di musicisti”, dice Di Cristofaro parlando di una forma padroneggiata nella zona di Salamanca da donne che suonano il pandero cuadrado. Sul tema tradizionale le liriche, pure tradizionali, sono cantate da Eliseo Parra, altro ospite di riguardo. “La scelta degli ospiti è stato un processo naturale. Eliseo Parra è senza dubbio la personalità più importante degli ultimi decenni della grande ripresa del folk iberico, ispirando ed avvicinando al folk tantissimi gruppi e musicisti”. Nella terza traccia, “Rojo Pompeyano”, pandero cuadrado e pandeara gallega scandiscono un tempo di tammurriata; le strofe melodiche sono affidate a low whistle e morching (scacciapensieri) che incrociano synth e beat elettronici. Invece, è la gaita alistana a guidare “Fresno”, una melodia tradizionale di Aliste, nell’ovest spagnolo rurale, dalle parti di Zamora (siamo in Castiglia e León). In “Charro de Madrugada”, si ascoltano field recordings raccolti al pellegrinaggio alla Virgen del Rocio (Andalusia); sul ritmo di charro scandito dal tamburo a cornice kanjira l’elemento dance elettronico si insinua progressivamente fino a prendere il sopravvento, mentre il profilo melodico è sviluppato dalla gaita gallega. La title track si popola ancora di field recording con un persistente incedere percussivo portato da battito di mani e cajón. La successiva “Saeta al Gran Poder” vanta il canto della granadina Aroa Fernandez, che si muove su un tappeto elettronico: “è una giovane promessa del flamenco moderno che da subito si è dimostrata entusiasta della nostra proposta di collaborazione. In “Saeta al Gran Poder” si ascolta una modalità di canto usata principalmente durante la madrugada, il venerdì santo, della Settimana Santa a Sevilla e dedicata proprio al Gran Poder”. Dal ritmo di soleá por bulerias, si passa a “El Respiro de la Piedra”, dove dopo l’intro di bansuri si fa avanti l’elemento sonico campano guidato dal pito pastoril (sono le cosiddette “vutate” del ballo sul tamburo), che impatta su strati cumulativi electro-acustici (synth e pandero de Peñaparda), richiamando anche repertori iberici per la coppia flauto/ tambor. La conclusiva “Lobo Blanco” “è il nostro omaggio a Monteserrat”, svela ancora Di Cristofaro. Attacco del tamburo a cornice del sud dell’India kanjira, tessuto sonico-narrativo che ingloba perduranti sequenze elettroniche, vocalizzi ritmici, un loop di sintetizzatori/mandolini che evoca ancora frasi della tammurriata vesuviana con un finale in cui fluttua stentorea la gaita gallega. In questo ottimo album si re-immaginano forme della musica tradizionale, evocando occasioni festive, rituali, ritmi tradizionali e prassi esecutive, punto di partenza per accordarsi con la contemporaneità: questi sono Radizi. 


Ciro De Rosa

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