Danilo Blaiotta – Planetariat (Filibusta Records, 2023)

Eclettico pianista e compositore, Danilo Blaiotta vanta un articolato percorso accademico, speso tra il Conservatorio di Cosenza e la Scuola di Musica di Fiesole e proseguito sotto la guida di Aldo Ciccolini, e proseguito prima in ambito classico, portando in scena recital monografici dedicati a Chopin, Liszt e Debussy e orchestrando varie opere liriche, ed approdato al jazz, con diversi progetti e collaborazioni messe in fila negli anni. Dopo aver dato alle stampe “Balkanica” registrato in quintetto e dedicato alle sue origini arbëreshë, il suo percorso discografico è proseguito con “Agora-Ta – Remembering Elis Regina” e “Crabs” in duo con il sassofonista e clarinettista basso Achille Succi. Al 2020 risale il suo debutto nei panni di leader con “Departures” che lo vedeva affiancato da Jacopo Ferrazza al contrabbasso e Valerio Vantaggio alla batteria a cui è seguito l’anno successivo “The White Nights Suite” ispirato a “Le notti bianche” di Fedor Dostoevsky e inciso con la partecipazione di Fabrizio Bosso alla tromba, Achille Succi al sax alto e al clarinetto basso, Stefano Carbonelli alla chitarra elettrica. A due anni di distanza da quest’ultimo, il pianista romano torna con “Planetariat”, album che rispetto ai precedenti si caratterizza per un taglio politico e militante, le cui radici affondano nella frequentazione, sin da giovanissimo, con il poeta Jack Hirshman, considerato tra i massimi esponenti della post-beat-generation e autore dei lunghi e visionari poemi “Arcanes”, veri e propri atti di accusa, contro la politica imperialista. Allo stesso modo dal punto di vista musicale, questo nuovo album, abbandona le sonorità prettamente acustiche del precedenti per una ricerca melodia e timbrica nei territori del post-jazz e nel rock, con composizioni, nate partendo dall’elettronica e caratterizzate da brillanti arrangiamenti che esaltano la forza evocativa della grammatica compositiva di Blaiotta. Fondamentale in questo senso è il contributo degli strumentisti che lo affiancano per l’occasione Stefano Carbonelli (chitarra e voci) e Achille Succi (sax alto e clarinetto basso) a cui si aggiungono la talentuosa Evita Polidoro alla batteria e la cantante e attrice Elena Tosto. L’ascolto svela un disco che colpisce sin dal primo ascolto con i vari brani che, nel loro insieme compongono un inno alla libertà artistica e alla giustizia sociale, e toccano le corde delle nostre coscienze politiche, con temi come il conflitto tra israeliani e palestinesi, le stragi dei migranti nel Mediterraneo, e la crisi economica generalizzata, per toccare un toccante omaggio a Gino Strada, fondatore di Emergency. Neppure causale è che le prime lettere degli undici brani compongano le parole Human Rights sottolineando l’esigenza di continuare a combattere per i diritti umani. Ad aprire il disco è l’ouverture elettronica di “Human Being” a cui segue la sofferta sequenza con “Under Attack. Gaza”, introdotta dalla voce di Hirshman e “Mama Africa. Multinationals' Hands of Blood” pungente critica alle multinazionali che depredano continuamente l’Africa. Se “A Street of Walls” è un aspra critica al capitalismo, “Nasty Angry Tyrannical Order” riflette sulle fallimentari esperienze della Nato in Iran e Afganistan, mentre “Real Earth” è dedicata all’inquinamento, problema tra i più urgenti del nostro pianeta. L’invettiva contro l’imperialismo di “Imperialism. Unequal Feelings (feeling diseguali)” ci introduce alla ballad “Gino's Eyes” un accorato ricordo di Gino Strada velata di malinconia quasi a raccontarne la solitudine degli ultimi anni. Il ricordo dei tanti migranti che trovano la morte nelle acque del Mediterraneo con “Hiddens. A Mediterranean Requiem” ci introduce al finale con la furiosa e pungente “Troika's Madness. For Hellas” in cui viene ricordata la pressione economica che subì la Greci nel 2015 evitando il default, e la conclusiva “Stop!” che suggella un disco dai tanti colori sonori e dal concept ben delineato ed attuale. Un album prezioso che non mancherà di toccare nel profondo gli ascoltatori più sensibili. 


Salvatore Esposito

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