Franco D'Andrea – Sketches of the 20th Century (Parco della Musica Records, 2023)

Provare a condensare in poche righe la ricchezza e l’unicità del formidabile percorso artistico compiuto da Franco D’Andrea è impossibile, ma guardandolo in retrospettiva se ne percepisce certamente l’originalità del linguaggio, le cui radici affondano nella musica afroamericana, la ricercatezza dei timbri e le originali strutture ritmiche. Insomma, la sua musica richiede la giusta predisposizione all’ascolto per poterne cogliere a fondo le peculiarità stilistiche e compositive. Nella sua discografia, ogni album cristallizza un punto di approdo e ripartenza per le sue esplorazioni sonore che sul palco si evolvono mutano e conducono a nuovi percorsi, insomma una vera e propria costellazione sonora in cui è facile perdersi ma allo stesso modo si finisce per ritrovarsi nella sua sorprendente coerenza. In questo contesto, non fa eccezione il suo nuovo disco “Sketches of The 20th Century”, nato dalla collaborazione con il compositore, arrangiatore e pianista Eduardo Rojo, conosciuto nel 2015 quando quest’ultimo si aggiudicò il Barga Jazz Contest, e frutto di una lunga gestazione a distanza, durante il periodo della pandemia. Si tratta di una sorta di concept album, già sperimentato sul palco della Casa del Jazz la scorsa estate e dedicato alla musica del Novecento, ed in particolare alla scuola di Vienna, da sempre fonte di ispirazione e riferimento centrale del linguaggio e della poetica di Franco D’Andrea. La ricerca sugli intervalli in serie atonali di Schönberg, Berg e Webern è la base di partenza per una esplorazione musicale a tutto tondo che tocca Stravinskij e Satie, passa per la scuola di Darmstadt con Stockhausen e Boulez e giunge al jazz con Thelonius Monk, Lennie Tristano, Duke Ellington e Archie Sheep. Elemento chiave nell’imprimere al tutto ancor più coerenza e rigore nelle architetture sonore sono le orchestrazioni di Rojo che alla moderna visione del jazz unisce una solida formazione accademica e una conoscenza profonda della musica contemporanea. Non casuale è stata anche la scelta del doppio organico con l’ottetto dei Jazz Solist, composto da Gianni Oddi (sax alto), Achille Succi (sax alto e clarinetto), Tino Tracanna (sax tenore e soprano), Mirko Cisilino (tromba), Francesco Lento (tromba), Federico Pierantoni (trombone tenore), Gabriele Evangelista (contrabbasso) e Roberto Gatto (batteria) che incontra e dialoga in stretta connessione con i musicisti del PMCE – Parco della Musica Contemporanea Ensemble (Filippo Fattorini: violino I; Maria Teresa De Sanio: violino II; Luca Sanzò: viola; Elisa Astrid Pennica: cello; Manuel Zurria: flauto; Eugenio Renzetti: trombone basso; Paolo Ravaglia: clarinetto basso; Flavio Tanzi: percussioni), sotto la direzione di Tonino Battista. L’ascolto ci conduce attraverso suggestioni e atmosfere differenti, tra linee melodiche riconoscibili e architetture ritmiche ardite che esaltano le strutture compositive di D’Andrea. Nell’economia delle esecuzioni, spicca la compattezza del suono d’insieme in cui nulla è lasciato al caso, così come limitato è lo spazio riservato ai soli ma riconoscibile è l’apporto ora del pianoforte come nel caso della splendida “Triadic Fragments”, ora del contrabbasso di Gabriele Evangelista in “P5” in cui spicca anche il sax di Tino Tracanna, ora ancora la batteria di Roberto Gatto che giganteggia in “m2+M7 (New Version)". Difficile districarsi in una tale quantità di musica ma a spiccare è soprattutto la sequenza centrale in cui non si può non restare incantati da composizioni brillanti e magistralmente eseguite come “Diminished Area 1 Expl”, “Altalena” e “Six Bars” prima di giungere la finale con la magnifica “M6”. “Sketches of The 20th Century” sarà certamente ricordato come una delle opera più importanti del percorso discografico di Franco D’Andrea tanto per l’assoluto pregio compositivo, quanto per la monumentale resa sonora. 


Salvatore Esposito

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