Music Meeting, Park Brakkenstein, Nijmegen (NL), 27-29 maggio 2023

Uno dei concerti che più hanno coinvolto e fatto ballare il pubblico è stato quello del cantante e sassofonista ghanese Gyedu-Blay Ambolley con la sua Sekondi Band sul palco principale all’aperto e nell’All Ears area; in entrambi i casi si è aggiunto all’ottetto il trombettista e compositore Peter Somuah che ha ospitato Gyedu-Blay Ambolley nel brano “Reincarnation” del suo secondo album. Due, e ben diversi, i musicisti che hanno sono stati invitati (“exposed”) ad offrire concerti con formazioni diverse. Nel primo caso, il batterista Jamie Peet è stato protagonista di due concerti al fulmicotone, in trio con il chitarrista Reinier Baas Petter Eldh e in duo con il tastierista Niels Broos. Da Istanbul, Emine Bostancı (kemenche turco e lira cretese) ha avuto carta bianca per due riuscite formazioni. Il Dareyn Quartet è il gruppo che condivide con la violoncellista Maya Fridman con cui, ogni due anni, coinvolge due nuovi partner. In questo caso la
scelta è caduta sul pianista e Franz von Chossy (sue e di Bostancı le composizioni) e sul batterista Vinsent Planjer. Il pianista ha preso parte anche al secondo progetto, un settetto che interpreta una suite in sette movimenti, “'Ancient Istanbul Tales” di Ardashes Agoshian, che coinvolge Jawa Manla (lavta (liuto) e voce), Ghaeth Almaghoot (clarino basso), Konstantyn Napolov (vibrafono), Johannes Fend (contrabbasso) e Udo Demandt (percussioni). Il liuto, l’ud del palestinese Haytham Safia è stato protagonista del Salaasa Amsterdams Trio, con Matteo Myderwyk al pianonoforte e Osama Meleegi alle percussioni. Fra i concerti acustici hanno trovato uno spazio pomeridiano anche il quartetto jazz della cantante polacca Anna Maria Jopek e i vulcanici Multifaious con Susan Mayo al violoncello, Paul Elwood al banjo e Sue
McKenzie al sax, capaci di passare senza batter ciglio dal country ai ritmi pachistani. Due spazi particolarmente vissuti sono stati l'Objet Sonore e l’area bambini, due isole capaci di creare circolo e comunità in mezzo al bosco. Nel primo caso il protagonista anche visivo è un enorme “orecchio” che veicola e amplifica la voce, la chitarra e la tromba di Luc Ex che propone le sue canzoni punk-riflessive ai piedi dell’orecchio senza alcun palco o separazione dal pubblico, introducendo ospiti diversi, da Ada Rave, a Annelie Koning, a Ferry Heyne. Discorso a parte merita il doppio concerto di Sounds of Change abbinato ad interviste al bassista Lucas Dols e al cantante, chitarrista e musicoterapeuta Sander van Goor che hanno suonato con HAN Here And Now, Nawras Altaky e la cantante Maryana Golovchenko e hanno avuto modo di presentare le attività formative della loro Academy, attiva nelle aree di conflitto dalla Siria 
all’Ucraina. Ai diritti LGBTQ+ in Armenia è stato dedicato l’incontro in collaborazione con l’amministrazione locale che da otto anni partecipa al programma Shelter Cities. Col World Music Forum olandese è stato organizzato un World Blend Café Panel sui festival musicali, passati nei Paesi Bassi dai tre dei primi anni Settanta agli oltre 1100 di oggi. Le parole chiave per le sfide attuali: l’interazione con la comunità locale e l’arte come rappresentazione identitaria. E nella terza giornata il festival ha ospitato anche un esperimento di interazione fra pubblico e musicisti, “Sounds of home”: nel pomeriggio, per mezz’ora, nella All Ears Area, musicisti e pubblico sono stati invitati ad ascoltarsi reciprocamente e a scambiare idee dando vita a un “word-cloud” (una “nuvola” che raccoglie idee condivise tramite Mentimeter): un format sviluppato dalla programmatrice junior Julia Koenen che ha visto protagonista Maite Hontelé a guidare una sessione di improvvisazione insieme a due musiciste di Colectiva, la pianista Eliane Correa e la batterista e percussionista, Lya Reis Guerrero, due amiche che musicalmente sembrano incontrarsi in modo telepatico. 



Alessio Surian

Foto di Alessio Surian

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