Recensendo l’opera prima come solista “Namatoulee” del 2020, sottolineammo la capacità di Francesca Naibo di coniugare la sua peculiare tecnica chitarristica con la profonda conoscenza dello strumento, ma soprattutto la sua costante tensione nell’esplorare nuove gamme stilistiche e timbriche, utilizzando l’elettronica e oggetti di vario genere. A distanza di due anni da quest’ultimo, ritroviamo la chitarrista veneta con “So much time” album che raccoglie nove composizioni originali nate durante il periodo della pandemia da COVID-19, un momento vissuto come l’occasione per una profonda riflessione personale sul tempo, letto in tutte le sue diverse sfaccettature e, più in generale, sulla vita e sul percorso di crescita che ognuno di noi compie. In quei giorni, riprendendo in mano delle vecchie audiocassette, registrate con un registratore economico, quando aveva otto anni e riascoltando la propria voce è nata l’idea di dare vita ad un dialogo con il suo essere bambina a venticinque anni di distanza. Il progetto è stato finalizzato su impulso dell’etichetta australiana Ramble Records che nell’estate 2021 ha commissionato alla chitarrista veneta un lavoro in solo e, così, quella che era solo un progetto è diventato pian piano realtà. In completa solitudine e con il solo supporto dei fonici del Laboratorio di Sperimentazione Sonora Nitön di Barasso (Va), Francesca Naibo ha intrapreso un viaggio nel tempo, tra i ricordi sbiaditi, per ritrovare la bambina che era e per ripercorrere a ritroso le sue esperienze di crescita, fino alla maturità. Il risultato è un disco autobiografico che intreccia presente, passato e futuro, riflette sulle scelte e sulle difficoltà della vita, ma che guarda anche oltre. Rispetto all’esordio, questo nuovo album sposta ancora più avanti i confini delle ricerche sonore della chitarrista veneta e si caratterizza per improvvisazioni realizzate in studio, seguendo lo stimolo ispirativo suscitato dai nastri delle audiocassette di cui alcuni frammenti introducono l’ascolto delle varie tracce o fanno capolino nel mezzo di spaccati strumentali o ancora si intrecciano alla chitarra. Le corde della chitarra semiacustica, la voce adulta e quella bambina si alternano nell’intreccio narrativo del disco, seguendo un approccio al suono influenzato dagli studi di Deep Listening, pratica di ascolto inventata e promossa dalla compositrice Pauline Oliveros, il tutto impreziosito da intriganti soluzioni con l’utilizzo di effetti come delay, fuzz, sound retainer, ring modulator. Accolti dalla bella copertina firmata da Atharwa Deshingkar, il disco si apre con “Solletico – dilated time” che si dipana in crescendo tra silenzi, feedback e increspature elettroniche, a cui segue la breve ma intensa “Insistere – distant time” tutta giocata tra rumorismi e rintocchi chitarristici. La gustosa “D'accordo – fun time” ci consegna aperture melodiche ed intersezioni con i nastri registrati da bambina, mentre le distorsioni di “E se poi te ne penti? - compressed time” apre la strada alla riflessiva “Voi la ricordate da piccola, ma adesso è cresciuta – layered time” con una elegante tessitura chitarristica incorniciata dall’elettronica e dagli effetti. Le esplosioni sonore di “Al mio 3 spingi – excited time” ci conducono verso il finale con il dialogo a due voci di “Ehi – surreal time” e
la superba “Non sarebbe meglio se tu venissi al posto mio? - wide time” che suggella un disco forse di non facile ascolto ma certamente di assoluto spessore artistico e musicale.
Salvatore Esposito
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Contemporanea