Domenico Modugno tra Coppa Davis e Inti Illimani

Dunque, nel 1976 iniziò in Italia a riguardo la questione tennistica un’ampia discussione pubblica, il 26 ottobre Nicola Pietrangeli, che era storicamente considerato il più grande tennista della storia italiana e decisamente favorevole alla partecipazione, intrattenne un dibattito radiofonico (GR 3, RAI) con gli esponenti degli Inti Illimani, che scrissero un’accorata lettera aperta pubblicata sull’Unità quattro giorni dopo. In essa affermavano che la decisione sarebbe comunque risultata “un fatto politico”, sottolineando che la giunta era stata condannata da tutti gli organismi internazionali, tra cui il Parlamento Europeo e, negli ultimi due anni consecutivi, dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite causa provate violazioni dei diritti dell’uomo. Ricordarono inoltre che la miseria assoluta in cui la presa di potere aveva gettato il loro Paese avrebbe impedito a qualunque cittadino cileno medio di assistere all’evento, affermando come nessuno si sarebbe mai immaginato di creare una festa ad Auschwitz o alle Fosse Ardeatine. Terminava infine sottolineando come “...il numero di orfani e di vedove di questo stadio nazionale supera il pubblico che assisterebbe alla finale di Coppa Davis, le sue grida di incitamento e gli applausi che strapperebbe questa finale sarebbero senza dubbio meno intensi delle grida e dei pianti di rabbia e di dolore, che ciò che è avvenuto ha strappato a migliaia di cileni in quegli spogliatoi, in quel campo da tennis”.
A differenza del PSI e della sinistra extra-parlamentare, il PCI di Enrico Berlinguer fu fin dall’inizio, ambiguo, mentre erano completamente contrarie alla trasferta cilena, le confederazioni sindacali nazionali di CGIL e UIL, quasi tutti i principali quotidiani anche sportivi e un buon numero di intellettuali, attori e registi (come il futuro Premio Nobel, Dario Fo) o cantanti (come Domenico Modugno). Per le strade e nelle piazze italiane si urlava: “Non si giocano volée con il boia Pinochet” oppure “Non si mandando i tennisti a giocare coi fascisti” o ancora “Panatta milionario, Pinochet sanguinario”. Ma né la Federazione Italiana Tennis, né il CONI, né il Governo Nazionale (Presidente del Consiglio Giulio Andreotti e Ministro degli Esteri, Arnaldo Forlani, entrambi democristiani) volevano prendere una decisione definitiva. La situazione venne infine sbloccata da una missiva favorevole alla spedizione da parte del Partito Comunista Clandestino Cileno di Luis Corvalán scritta a Berlinguer e da pressioni diplomatiche che offersero al PCI in cambio, l’espatrio di Victor Canteros e Ines Cornejo, dirigenti del partito comunista cileno e di un certo numero di oppositori al regime, discendenti da emigrati italiani, come riportato da Sergio Giuntini su Rivista Anarchica n° 418. In quei giorni di accesa discussione Domenico Modugno si era esposto particolarmente componendo la musica per un testo della scrittrice Clai Calleri, dal titolo “Coppa Davis” e cantandola pubblicamente in varie occasioni: “La sorte della Coppa è controversa / c’è chi vuol che si vada e viceversa / io sono per no anche se poi /sono sportivo come tutti voi / Ma purtroppo per il tennis / e per la Coppa Davis / un solo guaio c’è / un solo guaio c’è / e si chiama Pinochet. / D’accordo che ci piace l’insalata / e che l’insalatiera è alla portata / ma non mischiamo con faciloneria / la dittatura alla democrazia. / L’incontro Italia-Cile è solo una partita che vincere potremo / se resteremo qua. / Ma che facciamo? Andiamo da quel fascista / e gli diciam “Señor, hasta la vista!” / e poi prendendo in mano la racchetta / dimentichiamo tutto così in fretta./ Non si giocano volée con il boia Pinochet.” La canzone non fu incisa ufficialmente ma venne presentata alla radio dove all’epoca Modugno commentava fatti vari di cronaca. 
Oggi purtroppo non se ne ha in rete una interpretazione completa ma solamente uno spezzone dal vivo su un palco, ripreso ne “La Finale della Discordia”, episodio trattato nella puntata del ciclo “La grande storia - Quei complicati anni ‘70”, Rai 3 (al minuto 35:30).
Alla fine con il netto punteggio di 4-1 la squadra italiana (Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci, Tonino Zugarelli, capitano-non giocatore Nicola Pietrangeli), il 19 dicembre 1976 vinse sul campo centrale di fianco all’Estadio Nacional di Santiago del Cile, la sua prima e unica Coppa Davis. Quando fu il momento di affrontare l’incontro decisivo di doppio che avrebbe potuto sancire la certezza matematica della vittoria finale, Panatta convinse il compagno Bertolucci ad indossare per l’occasione assieme a lui, una maglietta di color rosso al posto di quella consueta azzurra, in evidente (anche se purtroppo solo goliardica) provocazione al regime di Pinochet. Il colore rosso era quello dei fazzoletti che le donne cilene sventolavano in piazza chiedendo conto della sorte dei loro uomini, oppositori al regime, fatti scomparire dai militari golpisti e che alla fine risulteranno essere oltre 38.000. I giornali cileni minimizzarono su quel colore scrivendo che si trattava di “casualità”, la RAI, dal canto suo, avendo boicottato l’evento sportivo, neppure lo trasmise alla televisione ma solamente in un flash radiofonico relativo al preciso momento della vittoria sul campo da gioco. Le uniche immagini al mondo oggi esistenti si devono a un prezioso filmato d’autore del regista napoletano Gigi Oliviero, che si era recato di sua iniziativa a Santiago e a proprie spese. Per ciò che riguarda il Cile i filmati originali dell’evento sono stati distrutti ma il silenzio
generale imperò anche in Italia: la storica vittoria della più famosa “insalatiera” del mondo non venne celebrata neppure sui giornali, tranne in qualche riga nelle cronache sportive. Ai tempi d’oggi sicuramente tutti la strombazzerebbero ad ogni occasione. Al loro ritorno, venne consigliato invece ai giocatori di utilizzare un’uscita secondaria ma comunque nessuno andò a riceverli all’aeroporto e men che meno si commentarono quelle magliette rosse di cui pochi all’epoca seppero davvero. Peraltro in Italia sarà solamente dal 1° febbraio 1977 che inizieranno le prime  trasmissioni televisive a colori e neppure in modo completo, visto che molti programmi restarono in bianco e nero per ancora qualche tempo. Di quegli eventi si trova traccia anche in un libro-disco, oggi divenuto raro, pubblicato nel 1977, contenente spezzoni dei momenti salienti delle radiocronache di varie finali del 1976 a cura di Mario Giobbe e intitolato “Le Mani sulla Davis”. Le magliette molti anni dopo finirono al centro de “La Maglietta Rossa” (2009) per la regia di Mimmo Calopresti, amico personale di Panatta che, conosciuto l’episodio dal diretto interessato, ne utilizzò l’idea per un docu-film presentato quell’anno alla IV edizione del Festival Internazionale di Roma. La canzone di Modugno invece, nonostante l’enorme popolarità di cui godeva il “Mimmo Nazionale”, finì nel dimenticatoio e praticamente nessuno ne parlò più, neppure lui. Nello stesso anno 1973 aveva composto anche un’altra canzone dal titolo L’Anniversario, per la campagna in favore del divorzio, donando i suoi diritti al Partito Socialista. Negli anni a seguire Domenico Modugno non abbandonò l’impegno politico, venendo eletto prima alla Camera dei Deputati e poi Senatore del Parlamento Italiano nelle fila del Partito Radicale di Marco Pannella.

Flavio Poltronieri

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