Almar’a, Ginevra di Marco e Orchestra di Piazza Vittorio, “She elle lei هي, voci di acqua e di terra, suoni di mare e di sabbia”, Teatro Puccini, Firenze, 29 dicembre 2022

Sono passati diversi anni dall’ultima volta in cui ho visto L’orchestra di Piazza Vittorio esibirsi dal vivo. L’OPV, la prima grande orchestra multietnica italiana nota in tutto il mondo come esempio di dialogo interculturale felice, di ricerca e integrazione di repertori musicali diversi. L’orchestra, che quest’anno festeggia venti anni di attività, vanta una carriera costellata da una varietà di progetti musicali diversi: dalle opere liriche rivisitate in chiave multietnica, alla ricerca ed esecuzione di musiche sacre del mondo, ai laboratori didattico-musicali nelle periferie romane. Soprattutto possiamo dare a questo fortunato ensemble il merito di aver aperto la strada a quello che si è rivelato un vero e proprio fenomeno musicale emerso in Italia nei primi anni duemila, quello delle orchestre multietniche. Qui la pratica musicale viene concepita come veicolo di integrazione in grado di favorire il dialogo interculturale e far conoscere e avvicinare la cittadinanza italiana alle comunità straniere. In questo contesto si inserisce la creazione di Almar’à, l’orchestra delle donne arabe e del mediterraneo, nata nel 2017 come laboratorio
musicale intercultuale tra Roma e Firenze e diretta da Ziad Trablesi, musicista tunisino esperto di oud – il liuto arabo- e tra i piu stimati esecutori dell’OPV. Ma veniamo ai giorni nostri, precisamente al 29 dicembre scorso, in cui l’Orchestra di Piazza Vittorio e Almar’à, sono salite insieme sul palco mettendo in scena lo settacolo She elle lei- voci di acqua e di terra, suoni di mare e di sabbia in anteprima nazionale al teatro Puccini di Firenze. A coronare questo sodalizio artistico, la voce della “papessa” Ginevra Di Marco, storica cantante fiorentina molto apprezzata nell’ambito della musica popolare del mondo. She elle lei- è uno dei progetti di punta ideato da Toscana Produzione Musiche, il nuovo centro di produzione diretto da Maurizio Busia e Francesco Mariotti, pensato come luogo di incontro e sviluppo tra le eccellenze del territorio e le sonorità del mondo. Due orchestre, quindici musicisti e musiciste - sì, per la prima volta le quote rosa superano in netto quelle blu - provenienti da otto paesi diversi. “La cosa belle è che non si tratta di una kermesse”, ha spiegato Ginevra Di Marco, “nella quale i musicisti entrano in scena a rotazione ma,
al contrario, si esibiscono tutti insieme per dare un impianto corale alle canzoni”. Sul palco con la cantante ci sono Yasemin Sannino (Turchia), Nadia Emam (Italia/Egitto), Hana Hachana e Houcine Ataa (Tunisia), Derya Davulcu (Turchia), Sana Ben Hamza (Tunisia), Silvia La Rocca (Italia/Eritrea), Carlos Paz (Ecuador), Raul Scebba (Argentina), Valentina Bellanova (Italia), Emanuele Bultrini (Italia), Ziad Trabelsi (Italia/Tunisia), Pino Pecorelli (Italia) e Peppe D' Argenzio (Italia). Mondi e culture diverse riunite a Firenze per raccontare l’universo femminile e lanciare così un messaggio di inclusione e condivisione in questo momento storico molto significativo per le donne, si pensi ad esempio alle proteste tutt’ora in corso in Iran, e le loro lotte. Come spesso accade nell’ambito della world music, la musica rappresenta uno strumento di sensibilizzazione e conoscenza capace di mettere in luce realtà e questioni dai contenuti spesso profondi e attuali. A conferma di cio’, il concerto si apre con Fuoco a mare, brano dedicato alle numerossissime persone che ogni giorno rischiano la vita attraversando il mare
nostrum su barconi di fortuna. Il teatro è avvolto in un’atmosfera intimista e malinconica, nella quale spicca il timbro dolce e appassionato di Ginevra di Marco accompagnata dalle corde pizzicate dell’oud. Il brano è tratto dall’album “La rubia canta la negra”, omaggio alla cantante argentina Mercedes Sousa. Il concerto prosegue con Goc, cantata in turco, e con Rim Almar’à, il primo singolo dell’omonima orchestra e versione moderna di una canzone tradizionale tunisina. Qui la musica ci trasporta in un clima decisamente arabeggiante, dato da un’inconfondibile ritmica a cadenza marcata del darbuka e del duf, e dalle tonalità che intessono le linee melodiche del coro femminile accompagnato dal ney, il flauto persiano. Dopo alcuni brani di estrazione mediorientale, la musica assume tutto un altro sapore e le ritmiche caraibiche di Cancion Negrito ci trasportano ancora piu lontano. Qui la profonda voce di Carloz Paz, affermato cantante equadoreño dell’OPV e suonatore di flauti andini, porta il teatro in un clima certamente più festoso. Con Te dire je t’aime si ritorna alle atmosfere crepuscolari, un emozionante “solo”
di oud introduce e successivamente accompagna le struggenti liriche d’amore cantate in arabo e in francese. E si rimane ancora immersi nelle malinconiche musiche mediterranee con il bellissimo brano di tradizione arabo-andalusa Lammabede, nella versione rivisitata dall’Orchestra di Piazza Vittorio. Tra i brani eseguiti ricordiamo inoltre alcuni estratti del repertorio dei CCCP e dei CSI, storici gruppi rock sperimentale dei quali facevano parte, ricordiamo, tra gli altri anche Francesco Magnelli e Ginevra Di Marco. Di questi mi ha molto colpito il nuovo arrangiamento di Tramonto d’Africa dei PGR (Per Grazia Ricevuta) ex CSI, in cui la coralità dell’orchestra e il tappeto di suoni incalzante trasmette un’energia e una potenza incontenibile capace di restituire le atmosfere d’Africa senza cadere in facili retoriche e banalità. E non poteva mancare un grande cavallo di battaglia degli storici CCCP, forse il momento più emozionante della serata: durante il primo bis del concerto Trabelsi intona le note di Amandoti accompagnato da darbouka e violoncello. Il pubblico inizia a cantare in coro, tutti conoscono la canzone. Pian piano, dall’oscurità della
scena riemergono i musicisti e, con la voce di Ginevra Di Marco in primo piano, il teatro intero intona questa struggente canzone. Un finale molto suggestivo a conclusione di un serata molto partecipata e coinvolgente. È stato molto emozionante vedere il Puccini così pullulante di vitalità durante le feste natalizie. Lo spettacolo è andato in sold out in pochi giorni, sicuramente anche per la presenza di Donna Ginevra molto amata dalla sua città, ma non solo. È in serate come questa che la città di Firenze riconferma il suo ruolo di città simbolo per la circolazione delle idee legate alla necessità di un produttivo scambio interculturale. In un periodo storico in cui, forse, di tematiche come queste se ne sente ancor di più il bisogno. 

Layla Dari
Foto di Giuseppe Flavio Pagano

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