Il 25 febbraio 1972 la Island Records diede alle stampe “Pink Moon”, l’ultimo album inciso da Nick Drake nella sua breve esistenza e che, per intensità poetica, rappresenta certamente il vertice della sua produzione artistica. Dopo aver sperimentato l’incontro con altri strumenti e sonorità più articolate, il cantautore inglese era tornato ad incidere in solitaria, ritrovando le sonorità acustiche dirette ed essenziali. Registrato in presa diretta negli studi Sound Techniques, nell’arco di due notti di sessions, il disco raccoglie undici canzoni, ventotto minuti di musica e parole, dense di riflessioni, introspezione e inquietudine, ma allo stesso tempo in grado illuminare il cuore. Solo qualche mese prima a pochi passi da quello storico studio di registrazione vedeva la luce Damian Dorelli, lì cresce e lì nasce il suo amore per la musica che lo porta ad imparare a suonare il piano verticale. Qualche anno dopo, a Londra, grazie ad un compagno di classe, scopre i dischi di Nick Drake. E’ amore a prima vista con brani come “River Man” e “Five Leaves Left” che il cantautore inglese aveva composto all’università di Cambridge, tra una lezione e l’altra. A distanza di cinquant’anni dalla pubblicazione “Pink Moon” torna a brillare in versione strumentale per piano solo in “Nick Drake’s Pink Moon. A Journey On Piano” firmato da proprio da Demian Dorelli. Prodotto da Alberto Fabris e registrato agli studi della Real World di Peter Gabriel da Tim Oliver, è stato prodotto dal prima citato, il disco è il frutto di un lavoro appassionato che, all’ascolto, si svela in tutto il suo fascino e la sua potenza evocativa. Accolti dalla bella copertina con un’opera realizzata dall’artista e illustratore Franco Matticchio che rende omaggio all’originale, l’album è un omaggio all’intero immaginario di Nick Drake, alla sua poetica e alle brillanti intuizioni musicali, alle accordature sperimentali della sua chitarra e alle tante sfumature che caratterizzavano il suo songwriting. Risaltano, così, sotto una luce nuova le strutture e le melodie originarie dei brani, lo stile di Drake ci appare nella sua essenza, ma allo stesso tempo si coglie chiaramente la grande sensibilità di Dorelli, sia sotto il profilo delle riscritture delle partiture originali, sia per la sua grande sensibilità. Il pianista inglese è, così, riuscito a tessere un dialogo immaginifico con Nick Drake, ne ha colto la malinconia, l’introspezione e lo spirito profondo e per comprenderlo premere il tasto play. Quando parte “Pink Moon” si ascoltano i passi in lontananza di Dorelli che si avvicina al piano, lo apre, si siede e comincia la magia. Una dopo l’altra si susseguono perle come “Place to be”, “Road”, “Things Behind the Sun”, una superba “Harvest Breed” e “From The Morning” che ci conduce al finale con “Plasir D’Amour” che suggella un disco da ascoltare con grande attenzione dalla prima all’ultima nota.
Salvatore Esposito
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