Cultura Universale del Suono e il “Pianeta acustico” di Trevor Cox

Il Pianeta acustico
Come anticipato, “Sonic wonderland. A Scientific Odyssey of Sound” è stato pubblicato nel 2014. L’anno successivo è stato tradotto, in italiano, da Andrea Migliori, per Dedalo Editore, con il titolo “Pianeta acustico. Viaggio tra le meraviglie sonore del mondo”. Il testo è stato autorevolmente presentato da Andrea Frova. Il viaggio sonoro proposto da Cox è composito. Principale pregio dell’opera è, a nostro parere, l’aver saputo dare valore “glocale” al suono, tenendo conto dell’ambiente, delle leggi fisiche e percettive e dei contesti culturali. Nell’epoca contemporanea siamo circondati da un’informe “musicodemia” sistemica, propinataci da più parti - spesso per scopi commerciali, pubblicitari o bassamente divulgativi - dai media mainstream e dai social. Tale caotica musicodemia invade virtualmente e digitalmente la vita reale degli individui. Musica organizzata, di sottofondo o di accompagnamento a qualche evento, che ci raggiunge in ogni dove, in auto, nei mezzi pubblici, nei supermercati, nei locali pubblici, nei ristoranti, nei luoghi di ritrovo, nelle case dove ci sono computer, radio o televisori. La musicodemia ha portato alla perdita della capacità di ascoltare, con gusto e interesse, quanto ci circonda sonoramente. Su queste basilari premesse ci è parso poggiare l’orientamento educativo e informativo di Cox, il quale s’inserisce a pieno titolo anche in quel vasto filone di ricerca legato ai “landscapes” sonori, a suo tempo messo in luce dal compositore Raymond Murray Schafer, pioniere dell’ecologia acustica, nella quale campeggiano intenti promozionali a favore di una cultura allargata del suono, tendente alla conservazione dei paesaggi sonori non invasi dall’inquinamento acustico, sempre più pressante soprattutto (ma non solo) nei contesti cittadini. Attraverso la ricerca, Cox ha voluto dare risalto al «modo in cui i suoni hanno ispirato musicisti, artisti e scrittori (…). Da bravo scienziato - egli scrive - mi piace esaminare ogni fenomeno in dettaglio (…)” e pormi domande riguardo ai più disparati fenomeni sonori, naturali e artificiali. Fenomeni che suscitano emozioni e sono direttamente collegabili al nostro modo di percepire, ben sapendo che  il nostro udito è stato plasmato dall’evoluzione». Sempre richiamando le parole dell’autore, nel libro «si propone di andare oltre la musica e le parole, alla scoperta di suoni ignorati o dimenticati (…) per scoprire nuovi suoni affascinanti e scoprire che effetto ci fanno (…) un libro sulla psicologia e la neurologia dell’udito dal punto di vista di un fisico e ingegnere acustico». Il viaggio sonoro da lui proposto è eterogeneo. Nelle prime pagine del testo viene presentato un planisfero, con segnati i luoghi nei quali ha concentrato le ricerche, molte delle quali condotte sul campo e poi approfondite in studio, avendo di supporto una ricca bibliografia, che l’autore ha riportato nel corso della trattazione, costellata da numerose note d’approfondimento. Alle Isole Svalbard scrive del canto glissato delle balene; in Messico si sofferma sulla cosiddetta piramide Maya cinguettante, per la quale sono state avanzate diverse ipotesi rispetto alle tecniche architettonico-costruttive e agli effetti sonori ottenuti per scopi rituali. Riguardo al deserto del Mojave, scrive delle sabbie che cantano; nel Massachussetts si sofferma ad analizzare gli effetti sonori riscontrabili nel ponte dell’eco. In Siberia osserva e analizza in chiave sonora lo scioglimento dei ghiacci del lago Baikal. In India è ammirato dalla galleria dei sussurri; in Australia dai magnifici uccelli lira. A Berlino studia i fenomeni relativi alla cupola radar in rovina (a Teufelsberg); altrettanta attenzione dedica all’eco di una moschea mediorientale. Inoltre, Cox riserva specifica attenzione al fenomeno della riverberazione, che ha studiato approfonditamente, peraltro scoprendo, a Inchindown, il luogo con la “riverberazione più lunga del mondo”. Interessante è il capitolo dedicato ai luoghi del silenzio, tra cui un’esperienza meditativa (durante un ritiro buddista) e i rilevamenti condotti nella camera anecoica di Salford. Come fisico del suono ha valorizzato anche i fenomeni naturali musicali, come la roccia del gong (nel parco nazionale del Serengeti) o l’ “organo” di pietra nelle Luray Caverns, in Virginia. Nella narrazione, l’autore alterna osservazioni maturate sul campo ad altre riferibili a studi condotti in studio, sempre con l’intento - tra il serio e il “maraviglioso” - di informare e incuriosire il lettore. Diverse pagine sono dedicate all’acustica delle sale da concerto (argomento ripreso da Frova nell’introduzione), ove necessario evidenziando i punti critici, come ad esempio quelli presenti nella Royal Albert Hall di Londra. Curiose sono, poi, le informazioni ricevute da altri esperti, quali Ron Garan, astronauta NASA, che gli ha comunicato le sensazioni provate durante una missione spaziale, sostanzialmente priva “silenzio” (contrariamente a quanto si potrebbe pensare), essendo le astronavi piene di dispositivi meccanici rumorosi. Nel saggio, vi sono un’infinità di spunti per arricchire la conoscenza sonora, con approfondimenti relativi ai suoni nel mondo animale, alle opere d’arte sonore e all’uso delle campane. Non mancano, inoltre, circostanze bizzarre ed estreme come, ad  esempio, l’analisi dei suoni nei tombini fognari. Il linguaggio utilizzato da Cox è scorrevole e riteniamo lodevole il suo sforzo nel cercare di semplificare e di rendere accessibili al vasto pubblico i risultati di analisi complesse. Cox sembra determinato nel mandare un messaggio chiaro all’umanità: «tutti dobbiamo ascoltare di più il mondo intorno a noi».  È un esercizio da provare con metodo e richiede un risveglio interiore, per il quale sono indispensabili le capacità di osservazione e di depurazione da tutta quella musicodemia, alla quale abbiamo accennato in precedenza. In merito, l’autore afferma che, per risvegliare il suo udito, «… ha fatto passeggiate sonore, ha partecipato a un ritiro del silenzio e ha galleggiato nella salamoia (…). Sono diventato un collezionista di meraviglie sonore perché ho capito di aver bisogno di riscoprire la capacità di ascoltare». Su questa riflessione finale, concludiamo, evidenziando che la lettura dei testi di Cox potrebbe trovare impiego in ambiti formativi professionali. Sono testi che aprono nuove prospettive sulla natura del suono e sulle possibilità di diffusione. Un Suono dalle mille sfaccettature che, da sempre, affascina gli esseri viventi. In futuro, ci riserviamo di dedicare specifica trattazione a “Now you’re talking” (2018), in precedenza menzionato, nel quale Cox sviscera argomenti e riflessioni intorno a un vero e proprio viaggio nella storia dell’oralità fino ai giorni nostri (“Human Conversation from the Neanderthals to Artificial Intelligence”). “Sonum aeternum homini dedit”. “AUM”. Il Suono eterno, ancestrale e archetipale nell’era contemporanea continua a suscitare rinnovato interesse, grazie anche all’incontro con il linguaggio scientifico e le nuove tecnologie, in esponenziale sviluppo, capaci di condizionare e stravolgere, in prospettiva, le “idee” acustiche che l’umanità ha maturato fino ad oggi. L’auspicio è che in futuro gli esseri viventi riescano a mantenere saldo il controllo sulle macchine, tenendo elevati la coscienza individuale e il libero pensiero, evitando di farsi omologare passivamente ai canoni della comunicazione globalizzata, sempre più  conformista e uniformata anche in ambito sonoro. 

Paolo Mercurio

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