Franco Morone – Strings of HEART (Acoustic Guitar Workshop, 2021)

Maestro della chitarra fingerstyle, Franco Morone vanta un lungo percorso artistico, costellato dalle pubblicazioni di  pregevoli album come “Italian Fingerstyle Guitar” e i più recenti “Songs We Love” e “Canti lontani nel tempo – Canzoni tradizionali italiane” con Raffaella Luna, libri e video didattici, ma soprattutto da tanti concerti e workshop tenuti in Italia e all’estero. A quasi dieci anni di distanza dall’uscita dall’antologico “Back to my best” che compendiava il suo percorso artistico, lo ritroviamo con “Strings Of HEART”, album nel quale si intrecciano ispirazioni e suggestioni sonore differenti dal blues alla Irish music, componendo un ideale viaggio attraverso universo musicale del chitarrista lancianese. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare questo nuovo lavoro, senza dimenticare la sua attività didattica e i progetti in cantiere. (S.E.)

Un nuovo disco dopo otto anni di silenzio. Una pausa di riflessione? L’attesa per una nuova ispirazione?
Non sono stati periodi inattivi perché ho revisionato e pubblicato diversi libri didattici che ora fanno parte della nostra collana. Poi a parte i concerti ed i seminari, mi occupo del centro acousticguitarworkshops.com che, oltre agli spazi per le lezioni con possibilità di alloggio per i partecipanti, include il mio studio di registrazione. Può darsi che avendo uno studio a casa si corra il rischio di prendersela comoda con le registrazioni, ma c’è il grande vantaggio di muoversi più liberamente. I singoli di "Strings of Heart" sono stati pubblicati all'inizio del 2021 sulle piattaforme digitali per poi  essere raccolti quest’anno in un album. Ma nel frattempo ho pubblicato anche brani come "Imagine” in omaggio al grande John Lennon o "Greensleeves" un classico del folk inglese, singoli che non sono su cd ma solo su piattaforme digitali. 
Visto i cambiamenti così veloci nel nostro lavoro è sempre possibile avere delle pause, come quelle che trovi sul pentagramma e che, a seconda dei casi possono essere più o meno lunghe.

Impossibile non chiederti come l’emergenza sanitaria, il lockdown e tutto quello che stiamo ancora vivendo abbiano influenzato la produzione di questo tuo nuovo lavoro…
C’e un brano in questo nuovo cd “Northern Breeze” che è un riflesso del periodo che stiamo ancora vivendo. Una brezza proveniente da nord preannuncia l’arrivo dell’inverno e di una stagione dura che impegna tutti.  Gli altri brani del cd sono stati composti precedentemente al periodo Covid, e per lo meno di buono c’è che il lockdown mi ha permesso di scrivere e pubblicare di recente, oltre al cd anche il libro con i brani relativi. Ma a parte il lavoro, più che altro è la nostra intera vita che è stata influenzata da questa situazione pandemica. Categorie deboli e non corporative come quelle dei musicisti sai bene che sono state le più penalizzate. Magari molti restando a casa, hanno avuto modo di ascoltare più musica e suonare di più. Spero solo che questa situazione alla lunga non cambi troppo il nostro carattere e che le distanze, non solo fisiche, tra le persone possano tornare a livelli di normalità.

I tuoi ultimi lavori erano caratterizzati da una precisa linea tematica, quasi delle monografie di uno stile. L’ispirazione da cui scaturisce questo disco è invece piuttosto variegata.  Come è nata questa voglia di “mescolare le carte”?
Beh, di produzioni a tema ne ho pubblicate diverse, dalla raccolta 'Italian fingerstyle' a quella ‘Celtica', dalla collection di 'Blues’ a quella di 'Fingerstyle Jazz’. Produrre qualcosa di eterogeneo questa volta mi sembrava  opportuno. Sentivo l'esigenza di realizzare un album dai contenuti diversi, in grado di comunicare e testimoniare vari linguaggi della chitarra acustica. Da "Noises in the Night” con venature blues, a brani celtici come "Giants Parade/Morrison Jig" e "The Water is Wide", da “Antice" tradizionale macedone, ad altri brani originali: come hai detto tu, credo che l’alternanza di stili, tecnica e repertorio offrono all’ascoltatore un’esperienza complessivamente più interessante.

Nel disco si possono riconoscere alcuni precisi percorsi: dei brani di ispirazione “iberica”, altri di ispirazione americana e celtica. Come si conciliano questi diversi mondi musicali? Qual è l’Atlantic bridge che ti permette di passare musicalmente, e con naturalezza, da una sponda all’altra dell’oceano?
Il ponte che collega varie musicalità risiede nel piacere personale che ho nel suonarle. Ogni genere ha un linguaggio proprio, determinate scale ed ornamenti. Si tratta di generi che hanno origine o comunque sono influenzati dalla musica tradizionale. In effetti poi vedi che tutto si ricollega e si colloca nell'area folk. La “New Age” o la “Musica Etnica” hanno questa origine. Nel mio caso puoi chiamarlo anche “Ethnic Fingerstyle” ammesso che le etichette possano essere utili a descrivere quello che suoni. 
Poi per riprendere il concetto espresso in precedenza, penso che il suono di una sola chitarra che interpreta diversi mondi musicali, sia un buon aggregante. 

Il riferimento alla musica irlandese, e celtica in genere, è un po’ il tuo marchio di fabbrica; anche in questo disco è ben presente. Una tradizione musicale, uno stile che, sfidando mode ed epoche, mantiene un suo pubblico ben oltre i confini delle sue terre di origine. Qual è il fascino di questa tradizione musicale, pur così distante da quella mediterranea…
La chitarra acustica sai che è nata con il blues, di seguito la vocazione di questo strumento è quella di poter approcciare anche la musica tradizionale di altre culture. Quando iniziai ad ascoltare quello che suonavano i chitarristi inglesi come Martin Carthy, Davey Graham, John Renbourn, mi resi conto che la scuola inglese rappresentava un percorso importante per allargare il mio repertorio. La forza della melodia nelle arie lente, le tensioni melodico/ritmiche delle dances, i diversi modi usati nelle melodie di queste composizioni, tuttora rappresentano un materiale molto interessante per l’arrangiamento ed una fonte inesauribile di ispirazione per la creatività. Poi forse le isole per loro natura geografica tendono sempre a conservare tradizioni che subiscono meno l’influsso e la contaminazione di altre culture. Però ci sono anche punti di incontro come, ad esempio, tra le gighe del nord e le tarantelle del sud, siamo sempre in 6/8 sebbene gli accenti siano diversi. E' bellissimo conoscere diverse culture per poi magari anche provare a mischiare le carte come dici.

Un disco di sola chitarra, come un disco per solo pianoforte o un album fotografico in bianco e nero, nasce da un’estetica volutamente minimalista. In questo senso la chitarra è stata definita talvolta una “orchestra a sei corde”. Hai mai riconosciuto un limite in questo approccio musicale? Il rischio fare musica troppo “per chitarristi”?
La chitarra è ancora più limitata del pianoforte ma penso che proprio i suoi limiti siano il motivo di successo. Sarà poi un paradosso ma io non la sento per niente limitata perché, di fatto, con le accordature alternative riesci a suonare di tutto e di più. Comporre per chitarra significa anche sapere quello che puoi aspettarti dallo strumento. Semmai potresti essere limitato nella scelta delle tonalità visto che sulla chitarra acustica alcune suonano meglio di altre e l’esecuzione può risultare più o meno agevole a seconda dei 
casi. E’ normale che ci siano molti chitarristi che ascoltano musica di altri chitarristi, ma ti dico, oggi ho più fans che ascoltano quello che suono, scegliendo cose più delicate o minimaliste in alternativa a certa musica di semplice intrattenimento e commerciale. Abbiamo sicuramente nella nostra mailing list una base molto consistente di chitarristi che da tutto il mondo acquistano soprattutto libri e brani singoli. 
Una voce importante della mia attività, infatti, è rappresentata proprio da queste vendite attraverso i nostri negozi online: www.francomorone.it - www.acousticguitarworkshops.com.

Molte cose sono cambiate da quando hai pubblicato il tuo primo disco. Tu, Peppino D’agostino, Beppe Gambetta, in ambiti e modi diversi siete stati i pionieri di un movimento che in Italia ha fatto proseliti e ha avuto, metaforicamente e non, molti allievi. Come giudichi quegli anni, confrontati col contesto musicale attuale?
Erano anni nei quali c’era molto entusiasmo, eravamo tutti più attenti alle nuove tendenze ed alle nuove musicalità, in cerca di un nostro stile. La musica per chitarra era seguita ed ascoltata in modo diverso e da meno persone. Anche il modo di ascoltare la musica è cambiato visto che oggi più del 50% degli ascolti sono accompagnati da video. Questo cambia radicalmente le cose, poi ascoltiamo spesso dai computer e non più dagli hi-fi di una volta, anche questa una conseguenza del progressivo disuso del cd. Le vendite di questo supporto sono oggi ridotte ai minimi termini ma, perlomeno in Italia, sono ancora molti gli utenti che non sono passati all’ascolto digitale pur non acquistando più cd. Dalla prospettiva del musicista, tanti cambiamenti in pochi anni spingono a ripensare e modificare il proprio percorso artistico e professionale.
In questi anni di personalismo sfrenato, la figura dell’esecutore è diventata quella principale, mentre la musica sembra ricoprire un ruolo secondario. Forse oggi una parte di pubblico è attratta più dalle acrobazie tecniche sullo strumento, Ma avverto il rischio che un tecnicismo esasperato possa prendere il sopravvento sulla qualità della musica. Per contro di buono c’è che anche la scena e l’offerta musicale si è allargata ed internazionalizzata con un numero sempre maggiore di ascoltatori che, potenzialmente, possono accedere alla tua musica da tutti i paesi del mondo. 

Il mondo della produzione musicale è completamente cambiato in pochi anni. 
La vendita dei dischi di fatto non garantisce più un ritorno economico e il “lavoro” del musicista non può prescindere dai concerti. Come hai vissuto questo passaggio? Quanto è “diverso” il pubblico che ti segue oggi?
Il lavoro di un musicista non è legato solo ai concerti. Il crollo delle vendite di supporti fonografici dovrebbe spingere i musicisti verso la promozione e la distribuzione della loro musica attraverso i canali digitali. Non tutti si sono ancora adeguati, però non c’è storia, chi non entra in questo mercato è destinato all’oblio. A parte i grandi nomi, che comunque hanno dietro major discografiche che organizzano tutto, vedo che tanti musicisti si auto-producono e, se lavorano sodo, raggiungono buoni risultati. Un tempo la vendita dei cd, soprattutto ai concerti, rappresentava un'entrata importante.  Spero che gli ascolti digitali possano col tempo compensare, almeno in parte, le mancate entrate. Per ora è erto è che i nuovi strumenti offerti dalle piattaforme digitali, ti fanno avere più controllo sulla tua musica e sapere in tempo reale il numero di persone che ti ascoltano in una città come New York o Sydney.  Posso tranquillamente affermare che oggi coloro che ascoltano la mia musica sono molto più numerosi, e in parte diversi per ricambio generazionale.

La tecnologia digitale, le scuole di musica, i workshops e le clinics, i video didattici, internet. Per un aspirante artista le possibilità per formarsi sono praticamente infinite. Quanto è diverso tutto questo rispetto ai tempi della tua formazione? Per un giovane artista, in mezzo a tante facilitazioni, è poi anche davvero più facile trovare le motivazioni per diventare un musicista con una propria personalità?
Certo è tutto diverso. Oggi un aspirante artista ha molte più possibilità e risorse per la sua formazione. E chiaramente non è tutto oro quello che luccica, ci sono anche molte distrazioni che possono portare lontano dai propri obiettivi. Penso sia ancora importante avere un buon insegnante in presenza. Con le lezioni on-line e i video didattici non sempre si riesce a migliorare. Abilità tecnica e soprattutto musicalità non è che li trovi dietro l’angolo. Poi la pratica musicale richiede molte altre qualità e specializzazioni. Con questa offerta incredibile di video tutorial e lezioni on-line spesso si rischia di non avere una progressione giusta con lo studio e il confronto con l’insegnante. Se si saltano certi passaggi di studio fondamentali, i nodi comunque arrivano al pettine.  Un musicista oggi, esecuzione a parte, deve acquisire anche competenze relative al suono, alla registrazione, al rapporto con il pubblico, alla promozione ed al marketing. Piuttosto, man mano che un giovane va avanti per realizzare i suoi sogni di artista, più che trovare facilitazioni, trova impedimenti e complicazioni sulla sua strada. Cronica mancanza di locali per fare musica, difficoltà burocratiche e balzelli Siae, Inps ex-Enpals, agibilità, firma digitale e mille altre pratiche burocratiche spingono i giovani, ma anche i meno giovani direi, alle "eterne prestazioni occasionali" o ad accettare proposte al nero. 

Dodici dischi solisti, una carriera celebrata e lo status riconosciuto di maestro dello strumento. Cosa deve realizzare ancora Franco Morone?
Continuerò a produrre e a portare la mia musica in giro, per il benessere psico-fisico mio e dei miei ascoltatori. I consigli sono sempre quelli di cercare la buona musica e non di trovarla occasionalmente. 
E per sapere cosa cercare devi sapere cosa ti piace. Se trovi qualcosa che ti regala più di un semplice intrattenimento sei sulla buona strada. Anche la musica (non tutta per fortuna) in questi anni ha subito un sostanziale degrado e per conquistare più mercato molti cercano di renderla più fruibile con il risultato di svuotarla di contenuti. A proposito, un cantautore romano di recente mi ha detto qualcosa che mi ha fatto molto piacere: Franco i tuoi brani sono gli unici che pur essendo strumentali hanno dei contenuti.  Se leggi il booklet interno di "Strings of Heart" trovi che ogni canzone si riferisce ad una storia vissuta, fatti o persone che hanno motivato le tracce proposte e danno un senso alla musica. In futuro pubblicherò presto un altro album visto che il lungo periodo di restrizione ha almeno permesso di avere tempo per comporre altro materiale originale. Mi piacerebbe molto collaborare con altri musicisti anche per vedere l’effetto che fa. 


Pier Luigi Auddino

Franco Morone – Strings of HEART (Acoustic Guitar Workshop, 2021)
Un nuovo album di lunga durata di Franco Morone non può non essere un evento, dopo sette anni di silenzio discografico (ma non certo di attività didattica e concertista, nonché di pubblicazioni di brani singoli sulle piattaforme digitali, https://www.francomorone.it). Un ritorno all’acustica dopo “Canti lontani nel tempo” (2013) con Raffaella Luna e “Back to my best” (2012), mentre dobbiamo tornare al 2010 di “Miles of blues” per l’ultima pubblicazione con brani originali. Un’attesa così lunga accresce certamente le aspettative per chi è considerato, e a ragione, uno dei padri della chitarra acustica, in Italia e non solo. Un disco di brani per chitarra sola e “senza sovraincisioni”, come precisa nelle note di copertina. Un ritorno al “bello stilo” che gli ha reso onore ma anche un lavoro che, a differenza di altre fatiche come “Celtic Fingerstyle Collection” o “Miles of Blues”, si muove parallelamente su più territori, con ispirazioni che vengono da tradizioni musicali e occasioni anche assai diverse. La “Dangerous roads” di apertura appartiene alla “sezione americana” del disco; dedicata al mai dimenticato Michael Hedges (morto in un incidente stradale nel 1997). Un brano molto ritmato, a tratti percussivo nello stile, con qualche passaggio volutamente ai limiti della citazione. Se è vero che non si contano ormai gli omaggi (più o meno riusciti) a Hedges, in questo caso si apprezza decisamente la saggia capacità di non strafare, là dove molti altri invece riconoscibilissima. “Song for you to stay” è una ballata slow country, con un bel tema portante che non sfigurerebbe con un testo e una interpretazione da folksinger. Più cadenzata e briosa “Walking the shoreline”, ispirata dalle spiagge della California, mentre il lirismo e l’ariosità di Morone, nel suo stile più pieno, li ritroviamo tutti nella title track e in “Sunny side of mind”. “Porta sul mare” è il passaggio che ci riporta al di qua dell’oceano; dedicata al chitarrista portoghese Júlio Pereira. In terra iberica, ma molto in salsa Windham Hill, nasce anche “Circle rain”, composta durante il tour con il chitarrista basco Balen Lopez de Munain. Dall’anima celtica del disco spicca “Antice”, con il suo tempo dispari e un bell’incastro nel gioco delle modalità maggiore e minore; in realtà un tradizionale macedone già sul celebre “Eastwind” di Andy Irvine e Davy Spillane di cui, di fatto, è la cover. L’interpretazione di Morone, pur nel minimalismo di un arrangiamento per chitarra sola, si fa oggi preferire rispetto a quello infarcito di suoni synth dell’originale che oggi mostrano tutto il peso della “moda” del tempo. “Giants parade / Morrison Jig” e “The Water is wide” sono standard che non hanno bisogno di presentazioni, ci accompagnano nel “giardino di casa” di Morone, il marchio di fabbrica dello stile che tutti gli riconosciamo e più amiamo. Se l’insonnia molesta può generare ispirazioni positive, per “Noises in the night” dobbiamo ringraziare Michelle, la gatta di casa che, con le sue scorribande notturne, ha ispirato la composizione e la “zampata” ritmica che guida il brano. “Northern breeze”, nata durante il lockdown, è il brano più intimista; un notturno in un’atmosfera sospesa che ben riflette l’ispirazione della composizione e crea un giusto spartiacque a metà dell’album. Analogamente la lenta “Childreams” ci accompagna dolcemente, come una ninna nanna, alla fine del disco.  Sul piano sonoro una masterizzazione forse un po’ estrema, probabilmente pensata più per lo streaming che per il supporto fisico, esalta i particolari più minuti ma, a giudizio di chi scrive, toglie anche qualcosa alla gamma dinamica dello strumento. In definitiva, se dal punto di vista compositivo “Strings of HEART” non apre nuove strade nel percorso artistico dell’autore, rappresenta, certamente, un gradito nonché riuscito ritorno. Melodia, lirismo, tutti gli elementi vincenti del chitarrismo di Franco Morone sono presenti nell’album. Un suono e uno stile che in molti abbiamo imparato ad amare; un nuovo capitolo da parte di chi ne è stato assoluto protagonista e ne rimane, a distanza di anni, sicuro punto di riferimento. E' possibile acquistare il disco su acousticguitarworkshops.com


Pier Luigi Auddino

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