Sabah Fakhri (1933-2021)

"È morto di cause naturali a Damasco. Il suo cuore si è fermato. Un’enorme perdita per l’arte siriana. Era una leggenda vivente e le leggende non muoiono. Continuerà ad essere una leggenda per la Siria e per Aleppo"
. Con queste parole, il 2 novembre, Anas Fakhri ha comunicato la morte del padre, Sabah al-Din Abu Qaws, da tutti conosciuto come Sabah Fakhri, originario della provincia di Aleppo. Da giovane era stato scelto come muezzin per la moschea di Al Rawda Mosque ad Aleppo. Qui venne notato dal musicista Sami Al-Shawa che lo volle in tour col suo gruppo nelle diverse province della Siria, consentendogli una formazione attenta all’incontro fra la musica tradizionale siriana e la poesia in lingua araba. Già quindicenne aveva ottenuto il diploma, come tenore, dal Conservatorio di Damasco, dopo aver studiato all’Accademia della musica araba di Aleppo. Il nome Fakhri è un omaggio al leader nazionalista Fakhri al-Barudi. 
Da Aleppo aveva ripreso e saputo adattare la tradizione Qudud Halabiya, all’intersezione fra le tradizioni musicali locali che si rifacevano anche alle antiche melodie di ambito religioso ed i versi poetici composti nella penisola iberica ai tempi di Al-Andalus. Nel tempo, Sabah Fakhri era divenuto una voce chiave dell’età d’oro della canzone araba con magistrali interpretazioni dei versi della poesia araba sia classica, sia contemporanea e una straordinaria capacità di interagire e coinvolgere il pubblico in concerti che potevano durare anche molte ore. Rimane famoso per un concerto tenuto a Caracas nel 1968 in cui cantò per dieci ore consecutive. La sua carriera era cominciata molto presto: già a quindici anni era stato chiamato a cantare nel palazzo presidenziale a Damasco (in un concerto alla presenza del presidente Shukri al-Quwatli e del primo ministro Jamil Mardam Bey). Prendendo le mosse dall’aleppina Qudud Halabiya, il suo repertorio si era allargato al genere Muwashshah con particolare attenzione per i versi dei
poeti del X secolo Abu Firas Al Hamdani e Al Mutanabbi. “Ya Mal al-Sham”, “Ana Wa Habibi” e Oul Lel Maliha sono state fra le sue canzoni più popolari. Nel frattempo, sul piano politico, aveva trovato il tempo per impegnarsi nel sindacato degli artisti siriani, di cui è stato due volte presidente e nel parlamento siriano di cui è stato membro. A Damasco, nel 1978, il Festival della canzone araba gli aveva assegnato la medaglia d’oro, così come riconoscimenti internazionali erano arrivati nel 2004 da parte del Festival of World Sacred Music di Fes e dall’Arab League Educational, Cultural and Scientific Organisation. 


Alessio Surian

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