Zhivko Vasilev – Places (Gega New, 2021)

Smolyan è una bella cittadina bulgara situata nei monti Rodopi. Di lì è originario Zhivko Vasilev (classe 1991), suonatore di kaval, il lungo flauto diritto a imboccatura semplice, compositore e pianista. Le cronache dicono che ha ereditato l’amore per la musica da suo padre e che la sua prima formazione sul flauto tradizionale balcanico (la cui storia si può leggere al seguente link) è iniziata alla scuola di musica NUI Dobri Hristov di Varna. Si è laureato in Kaval Performance all’Università Clement Ohridski di Sofia e frequenta il dipartimento jazz del Codarts di Rotterdam. Vasilev è un musicista che sviluppa idee compositive che si muovono in più direzioni al fine di coniugare il timbro del suo strumento e i ritmi della musica tradizionale bulgara con jazz, funk e altro ancora. È il leader dello Zhivko Vasilev Trio – Outhentic e del quartetto di ispirazione danubiana Arifa. “Places” presenta una formazione base in quartetto con Dimitar Gorchakov (pianoforte), Mihail Ivanov (contrabbasso e basso elettrico), Borislav Petrov e Martin Hafizi (batteria), cui si aggiungono collaboratori a percussioni, chitarra, contrabbasso e basso elettrico, violini, viola e violoncello. Sono tutti musicisti ben noti nella scena concertistica jazz europea. L’album è stato registrato dal vivo in una sala da concerto della capitale bulgara, sotto la regia tecnica di Svilen Angelov, ingegnere del suono di residenza salisburghese. Da un musicista così aperto nel suo approccio stilistico e compositivo, che padroneggia il fraseggio jazz e gli abbellimenti tecnici sul flauto tradizionale, non ci può che aspettare un lavoro che assomma procedure e sentori differenti, eppure si sviluppa senza forzature e coerentemente nelle undici tracce. Le irregolarità ritmiche balcaniche si impossessano dei temi, a iniziare da “The Emigrant”, cui segue la formidabile “It’s Raining in 7”. Se “Rotterdam Rooftop” privilegia atmosfere più distese, levigate e liriche, che conferiscono al motivo un umore notturno, nella successiva “Transcending” il pianoforte (suonato da Vasilev) svolge un centrale ruolo armonico saldando le due anime folk & jazz, così come accade in “Triple Tension”. Nel brano “Leprechaun’s Dream” l’ingresso degli archi suonati da valenti musicisti classici bulgari (Stoimen Peev e Orlin Tsvetanov ai violini, Viktor Mitsev alla viola, Viktor Traykov al violoncello e Vasil Hadzhigrudev al contrabasso) apre a nuovi sviluppi, mentre il kaval corre irrefrenabile nella danza “"Rachensita” che con il suo tempo zoppo ci porta direttamente nel cuore della tradizione popolare bulgara. Trame fitte e intriganti in “Eight Sheep”. Synth e archi fanno crescere la tensione in “Sunrise with Zori” che sembra non risolversi, fino a cedere la strada alle sorprendenti coloriture latin jazz di “eBuenek”, mentre si incrociano funk-jazz e rock nella conclusiva “Trite Pati”. Eccellenti strumentisti, bella prova d’insieme, bel suono all’ascolto. 


Ciro De Rosa

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