
Il Festival Flautissimo, organizzato dall’Accademia Italiana del Flauto, รจ una realtร romana molto consolidata. Nasce dalla musica classica ma รจ sempre stato aperto a ogni linguaggio dell’arte contemporanea; gli spettacoli della rassegna sono sempre originali, spesso inediti, piรน di una volta sorprendenti.
Quest’anno, tra le tante proposte, anche una data del Privรฉ Tour della Piccola Orchestra Avion Travel, al Teatro Vascello di Monteverde, in una domenica pomeriggio appena piovosa ma mite, con il buio precoce dell’autunno tra le foglie degli alberi e i palazzi di un quartiere antico, residenziale ed elegante. Un palcoscenico naturale molto consueto e tranquillo per il cosiddetto “generone” romano: quella media borghesia, magari un po’ bigotta, che nel giorno festivo toglie la “volpe” dalla naftalina e va a sentire la sinfonica. Ed ecco che invece, appena girato l’angolo, si vedono le luci del Teatro e il pullulare di una umanitร composita: ci sono certo anche le signore in abbonamento - con la loro aria agรฉe e i capelli tra l’argento vivo e il biondo un po’ piรน spento della cenere – ma anche figlioli capitati quasi per caso, uomini di flanella della

Sinistra romana accompagnati da belle donne con i vestiti comodi e chic; e poi giornalisti, ragazzi di venti anni e infine tanti spettinati fan della vecchia guardia e delle nuove generazioni... un Teatro pronto ad accogliere una piccola folla contenta e cosmopolita: un termine antico, da fine Settecento, che viene usato in questo contesto con la consapevolezza che due erano i punti di incontro di quella piccola folla, cioรจ l’amore per la cultura e l’orecchio ben educato all’ascolto.
Gli Avion sono arrivati in scena con i loro abiti scuri, il loro portamento elegante e la signorile modestia di chi รจ davvero bravo e probabilmente ne รจ consapevole, ma porta questo fardello di capacitร e maestria con stile, con delicatezza: con verecondia, verrebbe da dire. “Signori si nasce e loro modestamente lo nacquero” potremmo azzardare, parafrasando il Nostro. Ed รจ cominciata la musica; non sappiamo dire se รจ durata un’ora e mezza o magari due. L’unica cosa certa รจ che tutto il Teatro si รจ alzato alla fine con le orecchie ripulite, con l’entusiasmo composto che solo la bellezza sa creare. Il Concerto degli Avion รจ stato un inno alla gentilezza delle emozioni.

Le loro sonoritร , la loro bravura, la loro fantasia musicale che richiama venti jazz, folk, pop e ogni gioco possibile intorno alla bellezza della loro canzone d’autore, vengono esaltate dallo strumento straordinario della voce di Peppe Servillo, che รจ una maschera antica, ogni giorno che passa dai lineamenti sempre piรน definiti. Servillo รจ una voce, un movimento, un abbraccio a una intera orchestra; non รจ solo un piacere vederli tutti in scena: รจ anche conturbante guardarli interagire, “sapersi”, incontrarsi, giocare in una coreografia per niente improvvisata, eppure viva, spontanea, onesta, vera, malgrado solo uno di loro sembra spostarsi dal suo posto. Che impressionante maestria quella di Mimรฌ Ciaramella, quanta grazia nelle mani di Ferruccio Spinetti (anche quando lascia il contrabasso e afferra la chitarra); e che dire della bravura di Peppe D’Argenzio? E non dimentichiamo certo il ruolo costante e il totale affiatamento di Flavio D’Ancona e Duilio Galioto, tra tastiere, melodica e voce. Davvero sempre incantevole, quindi, questa Piccola Orchestra! Cosรฌ intelligente poi da non riempire il vuoto lasciato da Fausto Mesolella, ma di

arredarlo e renderlo parte della scena e del suono (che poi in un simile concerto le cose si equivalgono).
Una scaletta equilibrata tra i successi del passato e quelli di “Privรฉ”, che ha innamorato la platea, a volte languidamente, altre appassionatamente; gli Avion corteggiano con trasporto ma con un galateo ottocentesco: non si puรฒ che restarne affascinati; non ci si puรฒ che alzare in piedi, dopo l’applauso, con una vaga sensazione di ipnosi. Alcuni momenti restano indimenticabili: l’iniziale “A me gli occhi” seguita da “Come si canta una domanda”; e poi la partecipatissima “Sentimento”, “Aria di te”, “Abbassando”; le bellissime “Se veramente Dio esisti” e “Caro Maestro” e quella esaltante “Storia d’amore” finale.
Ed รจ cosรฌ che quelle signore agรฉes, quei figlioli attenti, quegli attori famosi e ancora i giornalisti, i produttori, i musicisti, cosรฌ come i signori vestiti morbidamente in cachemire, i fan di sempre e i ragazzi (che amano la musica quando รจ musica), si sono tutti alzati ad affrontare la tranquillitร borghese della domenica romana con il sorriso sereno che solo la bella emozione sa regalare.
Elisabetta Malantrucco
Foto di Roberto Moretti per gentile concessione
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