
Com'è nato il trio e le collaborazioni con Maria Antonazzo e Simone Mauri?
Alberto Morelli: Andando per ordine, Tiziano e Gabriele già lavoravano insieme a diversi progetti legati alla musica francese e, in particolare avevano un duo per cornamusa e fisarmonica, Double Souffle con cui avevano consolidato la loro relazione in musica. Gabriele ed io ci conoscevamo attraverso altri progetti come Dagda Morrigan, legato alle musiche di tradizione. Nei Dagda Morrigan suonava le tastiere Daniele Caldarini, co-produttore e tecnico di alcuni lavori dei Dissòi Lògoi, progetto in cui io milito e in cui suona Simone Mauri. Queste esperienze hanno trovato un territorio comune quando con Gabriele e Tiziano decidemmo di avviare l’avventura del Trio Coltri Menduto Morelli e di condividere repertori legati al piffero delle Quattro Province, alle cornamuse francesi, alle musiche scandinave e dei Balcani. Ci parve naturale coinvolgere anche altri collaboratori, in particolare Simone Mauri che ha partecipato alla registrazione di un brano del nostro primo disco “El Petun del Diàul”, ad alcuni concerti ed ora al nuovo album “Per ogni dove”. La qualità e l’intensità della collaborazione ci fa presumere che il trio diventerà presto quartetto.

In che modo scegliete, arrangiate e incidete i brani dei vostri CD?
Tiziano Menduto: La scelta dei brani è un aspetto importante per il nostro gruppo ed è in relazione con gli strumenti che utilizziamo: Alberto suona il piffero e quindi alcuni pezzi arrivano dalle Quattro Province, Gabriele suona cornamuse francesi e veicola un repertorio di tradizione francese, io suono anche il flauto armonico scandinavo e un terzo ambito di brani arriva dai Paesi Nordici. Ma suoniamo anche brani di composizione: il primo nome del gruppo, parecchi anni fa, era Oltreconfine e riflette il fatto che le nostre scelte vanno aldilà delle tradizioni legate agli strumenti che utilizziamo. Cerchiamo di comporre in prima persona brani che abbiano senso all’interno del nostro progetto. Gli arrangiamenti sono legati ai nostri interessi musicali. Per esempio Gabriele ha sviluppato un interesse per il mondo dell’elettronica e questo si riflette negli arrangiamenti di alcuni brani. Quando incidiamo cerchiamo di rendere il più fedelmente possibile l’ambiente sonoro che presentiamo.
Gabriele Coltri: Il titolo del nostro nuovo album non è casuale e rimanda al fatto che andiamo ovunque. Alcune etichette hanno rifiutato di pubblicare il nostro lavoro sostenendo che non sappiamo dove stiamo andando: in realtà andiamo ovunque ci piace.
Alberto Morelli: Si tratta di una pratica condivisa: ognuno porta delle idee che vengono condivise nel senso di suonarle insieme trovando soluzioni in termini di sviluppi che convincano tutti e tre. A volte questo avviene velocemente, attraverso pratiche di improvvisazione che registriamo e che, riascoltandole, offrono soluzioni interessanti e ci permettono di affrontare anche i dettagli, arrivando a scrivere le parti. E’ un gioco di ping pong fra una pratica improvvisativa (che avviene in tempo reale) e una pratica più meditata e di scrittura. La tecnologia e le registrazioni si dimostrano un ausilio prezioso. Condividere rimanda al riconoscimento e al rispetto di chi hai di fronte e delle loro sensibilità. Non sempre si è tutti d’accordo e accade che si producano scintille, ma fanno parte del gioco anche i momenti meno fluidi: la condivisione porta inevitabilmente a mettere in comune anche malumori e opinioni contrastanti. Ma facciamo in modo che i contrasti vengano impollinati e fatti maturare per giungere a soluzioni comuni. Si tratta di un progetto di gruppo.
Gabriele Coltri: Io ho il terrore degli arrangiamenti a sei mani, però sono anche un punto di forza. Le discussioni sono inevitabili. Mi viene in mente il batterista degli Henry Cow, Chris Cutler quando ricorda le sue esperienze col gruppo soprattutto come lunghissime discussioni ed una continua ricerca del punto di unione di tutto il collettivo. Ma mi vengono in mente anche i Genesis quando dicono che le cose migliori sono venute dalle idee di ciascuno.
Tiziano Menduto: Come unica ancia libera del gruppo, la fisarmonica, sottolineo che siamo tutti strumenti ad aria, elemento che permette ai nostri strumenti di infondere potenza e grande energia alle nostre musiche. Il nostro contatto con l’elettronica, però, non passa per l’aria, ma attraverso tutt’altra energia: ma sempre energia è. E anche l’apporto di Simone è molto energetico.
“Per ogni dove” guarda sia al passato sia al presente: quali scelte avete compiuto per mettere in relazione melodie antiche con registri sonori e contesti attuali, anche di lotte e rivendicazioni sociali?
Alberto Morelli: A me pare naturale: unire diversi linguaggi e guardare sia al futuro, sia al passato è nelle mie corde e porto questa mia attitudine quando condivido progetti con altri. Nel trio ho trovato questa stessa attitudine anche in Tiziano e Gabriele. Usare strumenti tradizionali e ibridarli con sonorità e linguaggi contemporanei diviene quasi un gioco. E’ qualcosa che ci viene spontaneamente, senza una progettazione a tavolino. Le tematiche sociali non giungono alla nostra musica attraverso un disegno a freddo, ma piuttosto attraverso pratiche che poi vengono trasferite anche in musica.
Quali sono i contesti che preferite per proporre dal vivo la vostra musica e come risponde il pubblico?
Tiziano Menduto: Il contesto principale cui ci siamo rivolti è stato soprattutto quelle delle serate balfolk dedicate alle danze tradizionali, ma stiamo cercando di andare oltre e di farci ascoltare da chi non danza e non conosce la musica tradizionale e cominciamo ad avere risposte interessanti da parte

Gabriele Coltri: Prediligiamo per questo repertorio un pubblico che ci ascolta, pur se molti dei nostri pezzi sono ballabili, ma cerchiamo di liberarci delle strutture rigide del ballo a favore di maggiore creatività e libertà, proprio come i semi del tarassaco, raffigurati sulla copertina di "Per ogni dove", e che già avevamo preso come simbolo nel nostro primo cd intitolato con uno dei nomi dialettali di questa pianta,"El petun del Diaul”.
Inevitabile chiedervi dei progetti futuri…
Tiziano Menduto: Vorremmo continuare a divertirci con quel che stiamo facendo, sentendoci, come dice Gabriele, liberi. Stiamo già pensando al prossimo cd: siamo un gruppo che produce poco, ma lavora tanto e questo si riflette negli arrangiamenti di ogni brano. C’è voglia di riprendere colonne sonore e brani lontani dal folk per ri-arrangiarli attraverso il nostro gusto per le musiche tradizionali.
Trio Coltri Menduto Morelli - Per ogni dove (RoxRecords, 2018)

Alessio Surian