Per apprezzarlo e comprenderlo nella sua complessità, dobbiamo sforzarci di uscire da certa catalessi morfinea autoreferenziale contemporanea, in ambito accademico troppo spesso caratterizzata da vetuste norme e regole sedimentate nel tempo, concentrate in testi e saggi settoriali e iperspecialistici,
sempre timorosi di sconfinare dal proprio chiuso orticello, nel quale vigono convenzioni sociali, dogmi e assiomi, che presto (riteniamo) potrebbero essere riscritti, come tutta la storia dell’umanità.
Suoni e ambiente
Guardiamo con interesse e positività al futuro, ma non dimentichiamo le origini. Ogni tanto ci rigettiamo nel “mare magnum” dei suoni, lasciando per alcuni istanti da parte i concetti di spazio fisico, tempo, cultura, società, istituzioni, politica. Accantoniamo per alcuni attimi le tecnologie digitali, i siti web, gli schermi televisivi, i social media e ogni mezzo di comunicazione, più o meno sofisticato. Mezzi che, nel corso dei decenni, hanno radicalmente modificato le forme estetiche e le pratiche culturali, secondo i ritmi innovativi della “digital culture” in continua trasformazione. Quando ci immergiamo nelle scenografie e nelle polifonie sonore, percepiamo i luoghi naturali sale da concerto, dove tutto è musica, contraddistinta da una varietà di tempi, ritmi, dinamiche, altezze, durate, timbri, poliritmie, contrappunti liberi, improvvisazione, pathos, espressività, interpretazione spontanea. Riteniamo che questo modo di ascoltare sia indice di un elevato livello di umanità, in sintonia con le leggi della natura, che sono, esistono indipendentemente da noi e insegnano molto rispetto all’agire quotidiano. Gli ambienti sono la colonna sonora della nostra esistenza, poiché l’esperienza della vita si nutre di suoni che spesso subiamo contro la nostra volontà. Certo, la nostra percezione dei suoni è condizionata, pregni come sono di connotazioni e di valori simbolici culturali tipici di ogni comunità e società. Le società sono in continuo mutamento, come di pari passo lo sono i diversi ambienti sonori. Restiamo affascinati dalla ricchezza sonora del mondo animale. Ogni specie con il proprio suono, cui corrispondono lemmi semantici in ambito linguistico. Il vocabolario è strabordante di termini sonori e onomatopeici. Sono centinaia e arricchiscono espressivamente il nostro lessico. Psicologi e linguisti hanno analizzato con squisita raffinatezza il “fonosimbolismo” e le correlazioni con gli stati d’animo: un mondo tutto da scoprire anche cognitivamente.
Nonostante tale ricchezza lessicale, però, quando ci si riferisce ai suoni, nel parlare comune, torna sempre in campo il concetto di musica, onnicomprensiva nei significati, nelle diversificazioni delle varie funzioni espressive sonore. Eppure per i Greci “mousiké” rimandava ad aree semantiche ben più ampie, era unione del sapere fra scienza e arti, fra storia, letteratura, danza e poesia. Era il ballo in cerchio delle Muse accompagnate da Apollo. Dove cerchio significa unione e le muse simboleggiano i differenti ambiti della conoscenza.
Sensibilità ecologica
Valorizzare i suoni dell’ambiente permette di riflettere eticamente, di operare ecologicamente, di ragionare criticamente sui contesti naturali spesso manomessi per volere irrispettoso del genere umano. In passato, si tendeva a distinguere tra suoni e rumori in base al livello di gradevolezza, ma di fronte a riflessioni universali tali distinzioni tendono a cadere, a passare in secondo piano. L’universo sonoro brulica di eventi acustici che s’imprimono nei nostri vissuti in modo profondo senza bisogno di teorizzare. Ciò che ci circonda viene sperimentato come continua sinestesia eido-acustica, in cui idealmente si fondono suono, forma e colore. Nell’universo sonoro ci sentiamo immersi in una composizione musicale, che ci vede attori e fruitori. Apprezzare e rispettare l’ambiente significa pure valorizzare i suoni, che sempre più sono stati mischiati e ibridati con quelli prodotti dai mezzi tecnologici. La terra ha subito notevoli alterazioni nel corso dell’ultimo secolo, ma è bene ricordare che è solo un puntino nell’universo, come lo sono, ancora più in piccolo, i suoi abitanti. Ciò non toglie che nei confronti della natura e del vivente ci si debba rapportare con rispetto e civiltà, secondo parametri morali utili per tutti. “Noi siamo gli altri” quando ci prendiamo cura dell’ambiente, quando lo rispettiamo e lo preserviamo per le generazioni future. Talvolta viene spontaneo l’accostamento di certe deturpazioni sonore con le violenze commesse ai danni della natura nel giro di alcuni decenni.
Molti danni sono stati prodotti e non sarà semplice rimediare, tuttavia la sensibilità ecologica è in crescita. Una coscienza collettiva si sta formando e numerosi professionisti agiscono con sensibilità sonora, per contrastare le degenerazioni. S’interrogano e di conseguenza agiscono per utilizzare il proprio lavoro, la propria arte con responsabilità etica, indirizzando le azioni a favore dell’ambiente. Ognuno di noi può compiere piccoli gesti nel rispetto della natura. Miliardi di gesti potrebbero cambiare il mondo. Utopia? Ingenuità o velleità intellettuale? A nostro avviso, è necessario agire con sensibilità e consapevolezza individuale e collettiva, beneficamente unendo fantasia, creatività e (un po’ di) senso pratico, ove possibile anche in ambito formativo. La casistica è ampia, ma rispetto alla cultura del suono, evidenziamo che vi sono docenti capaci di riportare nelle aule d’accademia e scolastiche i processi di ascolto a seguito di registrazioni e di riproduzioni sonore, per poi applicarle alla prassi espressiva, civica ed educativa. Diversi architetti stanno ponendo sempre maggiore attenzione sugli effetti sonori riguardo a persone e ambienti, per progettare costruzioni eco-sostenibili, proponendo soluzioni innovative e creative secondo principi salutistici. Tutta una corrente di operatori musico-terapeuti utilizza il suono con fini curativi, meditativi, spirituali e di rilassamento.
Campi d’indagine sonora
Il suono è studiato razionalmente anche da fisici, ingegneri, medici e scienziati di vario tipo. Suono inteso come risultato di vibrazioni acustiche nell’aria, capaci di stimolare il nostro orecchio. I timpani trasmettono energia fino agli ossicini della parte interna, poi ai fluidi dentro la coclea, prima di arrivare elettricamente (attraverso i nervi acustici) al cervello. Siamo nel campo della concretezza biologica e allo stesso tempo dell’astrazione. Il campo d’indagine sonora è vastissimo.
Riteniamo importante riflettere sulla bellezza sonora naturale, ma non riteniamo produttivo contrapporla acriticamente o ideologicamente all’evoluzione tecnologica. Sono innegabili i vantaggi apportati dai mezzi di riproduzione all’esplorazione sonora, tramite la registrazione e la trasmissione del suono. Come ricercatori e studiosi abbiamo dovuto spesso riflettere sul ruolo avuto da dischi, radio, televisioni, web e social media nel variegato confronto internazionale tra le diverse culture. Pure la qualità sonora ha compiuto passi da gigante in pochi decenni, facendo guadagnare qualità all’ascolto individuale e collettivo. I media hanno contribuito all’affermazione di una nuova e multiforme cultura uditiva digitale, talvolta discutibile. Nuovi campi di ricerca e di espressione artistica tuttavia si sono sviluppati, come pure studi di nuove discipline multidisciplinari, capaci di fondere i saperi scientifici con quelli delle scienze sociali e della politica. Etnografi, antropologi, etnomusicologi hanno approfondito a vari livelli il rapporto tra suono e comunità, mettendolo in relazione a medicina, religione, eventi festivi, strumenti musicali (…). Il silenzio è un bene prezioso ma, soprattutto nelle città, è sempre più difficile trovare spazi tranquilli. Diversi studiosi hanno dedicato attenzione al fenomeno dell’inquinamento acustico e troviamo utili i risultati delle ricerche biochimiche e neurofisiologiche, capaci di evidenziare gli effetti del suono sull’essere umano. Tali studi, ad esempio, ci aiutano a capire come il corpo reagisce ormonalmente allo stress, influenzando a catena una serie di parametri biologici, capaci di produrre diffuse patologie o, più semplicemente, di influire negativamente sul comportamento. Dalla tecnologia investigativa usata in campo medico e biologico, tramite la rielaborazione fotografica e digitale, è possibile osservare visivamente il raffinato e complesso rapporto tra suono e cellule viventi. Usando le tecnologie di questo campo di applicazione, alcuni professionisti si esprimono artisticamente, elaborando e proponendo immagini di rara bellezza per forme e colori.
Nei nostri percorsi di ricerca, promuoviamo la “Sound-Hology”, cultura interdisciplinare del suono, da diffondere multimedialmente sin dalla prima infanzia, maturando la consapevolezza di essere parte di un unico organismo vivente, che dovremmo preservare e consegnare con eticità alle generazioni future. Per mezzo degli “universali” del suono è possibile contribuire all’affermazione di un’identità culturale planetaria, tenendo conto delle leggi della natura e di come le diverse radici culturali si siano sviluppate nel corso della storia, il che significa garantire rilievo alle singole comunità, ben sapendo che con il modificarsi degli assetti societari, i singoli individui e le società continuano a ridefinirsi e a rimodellarsi secondo specifiche esigenze. Da quanto esposto, emerge la necessità di rileggere con spirito costruttivo il passato, tenendo conto delle nuove acquisizioni in campo scientifico, tecnologico, artistico e umanitario, maturando la consapevolezza che, per dare rilievo all’universo sonoro, dobbiamo essere disposti a metterci in discussione come individui e come società, agendo criticamente rispetto a stereotipi e convenzioni sedimentate nel corso dei secoli. Nei nostri percorsi di ricerca olistica sulla cultura del suono, specifica importanza riveste l’ambito musicale. Il suono è sempre stato componente essenziale del linguaggio musicale, organizzato localmente con proprie regole, tuttavia sappiamo quanto la libera cultura del suono, nel corso dei millenni, sia stata troppo spesso impoverita, neutralizzata e incasellata settorialmente nelle convenzioni musicali della cultura e della tradizione. Di conseguenza, sarebbe benefica una rilettura critica della storia della musica e dei corrispettivi ambiti formativi, che si sono gradualmente cristallizzati in strutture che meriterebbero di essere radicalmente ripensate. In generale, osserviamo criticamente la parcellizzazione specialistica della conoscenza, soprattutto quando rischia di far perdere la visione d’insieme e accetta passivamente la logica tecnocratica algoritmica che, in prospettiva, potrebbe notevolmente condizionare la libertà di pensiero, relegando l’essere umano a “numero”, verosimilmente tra qualche tempo replicabile e perfezionabile in termini bio-genetici e intellettivi. L’approfondimento della cultura del suono, secondo le nostre direttrici, dovrebbe permettere una seria riflessione generale sul modo di vedere e preservare il mondo nel rapporto con il prossimo e la società, guardando con fiducia al futuro, in cui dovrebbe prevalere il primato di una cultura al servizio della natura e dell’umanità.
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