Sei dischi nel solco di Mingus: una guida all'ascolto

Roberto Ottaviano, Six Mobiles – Mingus: Portrait In Six Colours (Splasc(H) Records, Lp:1988/Cd: 1996)
Il disco venne registrato a quasi dieci anni dalla morte di Charles Mingus il 17 e 18 giugno e il 14 luglio da Giancarlo Barigozzi a Milano e prodotto da Giorgio Mortarino e Peppo Spagnoli. Le note di copertina ripartono dalla sua autobiografia: “In altre parole io sono tre” racconta Mingus. Roberto Ottaviano (al sax alto e soprano) raccoglie da par suo la sfida di una narrazione complessa e per nulla filologica; con lui, a dividersi anche gli arrangiamenti sono Mario Arcari oboe, Luca Bonvini, slide trumpet e trombone, Sandro Cerino, clarinetto, clarino basso e flauto, e Martin Mayes al corno inglese. In vinile i brani sono "Myself When I'm Real", "Fables Of Faubus", "Nostalgia In Time Square", "Self Portrait In 3 Colors", "Boogie Stop Shuffle I X Love", "Prayer For Passive Resistance", "Sweet Sucker Dance" con la voce di Tiziana Ghiglioni. Il CD aggiunge altri 11 minuti con "Duke Ellington's Sound of Love" e "Better Git It in Your Soul".

Roberto Spadoni Six – Mingus, Cuernavaca (Via Veneto Jazz, 2004)
Il CD trae ispirazione dal testo "Mingus, Cuernavaca" del poeta francese Enzo Cormann. Roberto Spadoni (chitarra) ha dato vita per questo lavoro ad un gruppo con tre fiati - Sandro Satta al sax alto, Daniele Scannapieco al sax tenore e soprano, Roberto Rossi al trombone – e con una solida sezione ritmica: Dario Rosciglione al contrabbasso e Ettore Fioravanti alla batteria. Il titolo prende spunto dal luogo in cui Mingus ha trovato la morte, fonte di ispirazione, qualche  anno prima, anche per il Rova Saxophone Quartet. Spadoni offre quattordici brani originali, raggruppati in registri swing, hard, ballad. Composizioni e arrangiamenti sanno evocare la scrittura orchestrale con trombone e chitarra a far da contrappunto ai fiati e a linee armonico-melodiche sempre efficaci, fluenti ed essenziali.

Quintorigo – Quinto Play Mingus (Sam productions, 2008)
Questo CD è stato meritatamente premiato della rivista Musica Jazz come Miglior album 2008. Le dodici tracce presentano alcuni capolavori del repertorio mingusiano e comprendono: “Pithecanthropus erectus”, “Moanin'”, “Portrait”, “Fables of Faubus”, “Jelly roll”, “Freedom”, “Oh lord don't let them drop that atomic bomb on me”, “Reincarnation of a lovebird”, “Bird calls”, “Goodbye pork pie hat”, “Ecclusiastics”, “Better get hit in your soul”. Nel 2008 il gruppo comprendeva Valentino Bianchi , sax, Andrea Costa, violino, Gionata Costa, violoncello, Stefano Ricci, contrabbasso, Luisa Cottifogli, voce. Per l’occasione, ai Quintorigo si aggiungono la batteria di Christian Capiozzo, il piano di Michele Francesconi e due improvvisatori particolarmente a proprio agio con i cambi di passo di Mingus, Antonello Salis (fisarmonica), in evidenza in apertura con il cupo e poliritmico "Pithecanthropus erectus" e in “Fables of Faubus” e Gabriele Mirabassi (clarinetto) in “Moanin'”.

Flight Band - Mingus Uni&Versus (Philology Records W33, 2010).
Questo progetto è nato nel 2006 ed è stato poi registrato presso l’Elfo Studio di Tavernago (PC). In origine ha preso forma come performance “Universo Mingus”: musica, parole, immagini e azione scenica si alternavano alla lettura di episodi della vita di Mingus, ispirati dall'autobiografia “Peggio di un bastardo” e dal libro della moglie Sue, “Tonight at noon”. Il lavoro è stato quindi  riorchestrato da Alberto Scavazza e diretto da Biagio Coppa in affinità con ensemble condotti in modo non tradizionale (dalla Sun-Ra Arkestra, alla Liberation Orchestra, ai gruppi id Gil Evans, Butch Morris e Carla Bley), e con il Sound-painting di Walter Thompson, insieme di gesti per comporre e improvvisare in modo istantaneo. Sette sono i brani di Mingus e tre le composizioni originali di Coppa. La formazione vede ospite e protagonista Achille Succi (sax e clarinetto basso) e la voce narrante di Antonio Rosti accanto alla  tromba di Maurizio Modica, il flicorno di Mario Mariotti, il clarino basso di Nicola Riato. Ai sax: Alessandro Caiani, Riccardo Mestroni, Fabio Delvò, Paolo Branzaglia, Massimo Moranti, Davide Bova, Renato Di Nubila, Alberto Scavazza. La sezione ritmica vede impegnati Rocco Cavallaro (chitarra), Giuseppe Fiorito e Riccardo Di Paola alle tastiere, Franco Pandini al contrabbasso, Chicco Carrara al basso elettrico e percussioni e Gino Emanuele Natalicchio alla Batteria. 

Musikorchestra di Luca Garlaschelli – Mingus in Strings Vol. 1 (SNJ Records/B Flat, 2011)
Registrato a Milano (Studio Soluzionimusicali di Stefano Spina) vede Luca Garlaschelli (contrabbasso) in compagnia di Mariella Sanvito (primo violino), Emanuele Parrini (violino), Paolo Botti (viola) ed Eliana Gintoli (violoncello), musicisti con ampia esperienza sia classica, sia jazz. A loro si aggiungono Tiziana Ghiglioni che “da voce” a “Portrait”, Davide Corini, al pianoforte in “Jump Monk” e Paolo Tomelleri che con il suo clarinetto attraversa “Jelly Roll”. Gli altri brani originali e magistralmente arrangiati e interpretati sono Haitian fight song, Fables of Faubus, Self portrait in three colors, Boogie Stop Shuffle, The man who never sleeps, Duke's choice, Jelly roll, Duke Ellington's sound of love. Garlaschelli ha composto il brano di chiusura e unico brano originale dell'album, “Mingus Tango”, con un richiamo a Stravinsky. Si tratta di un progetto ben meditato, maturato in seno alla Big Orkestra del CRAMS di Lecco.

Adriano Clemente – The Mingus Suite (Dodici Lune/IRD, 2016) 
L’album contiene sette movimenti che il compositore e arrangiatore Adriano Clemente dedica a Mingus riprendendo melodie scritte nel 2013 da Clemente per l’Akashmani Ensemble con il blues della tradizione di Ellington e Mingus quale matrice di base. L’album riprende l’ensemble a otto elementi che ha caratterizzato i gruppi di Mingus a cavallo fra anni Cinquanta e Sessanta e ci restituisce un ispirato Roberto Ottaviano, in evidenza nell'ultimo brano, "For my Father", dove dialoga con Clemente al pianoforte. Una fonte di ispirazione è quanto scritto da Mingus nelle note di copertina di "Mingus at Monterey": “Una strana cosa successe mentre eseguivo ‘A Train’. Mi attraversò la paura di morire. E la superai. Stavo guardando il cielo, e mi dissi: ‘Bene, eccomi qui, tesoro. Signore, credo che sia giunto il momento’. Suonerò ancora meglio perché voglio essere perfetto quando morirò’”. La sezione ritmica è formata da Riccardo Fassi (piano), Raffaele Toninelli (contrabbasso) e Dario Rosciglione (contrabbasso), Andrea Nunzi (batteria); la sezione fiati comprende Roberto Ottaviano (sax soprano), Daniele Tittarelli (sax alto), Marco Guidolotti (sax baritono, clarinetto, clarino basso) e agli ottoni Francesco Lento (tromba) e Mario Corvini(trombone). La suite si snoda attraverso 7 movimenti, tre interludi e due brani finali, con spazi solistici in particolare per Dario Rosciglione e Riccardo Fassi (in "Inner Fires"), Mario Corvini ("Urban Jungle"). In "The Man who Never Sleeps" sono in evidenza Marco Guidolotti al clarinetto, Dario Rosciglione al basso e Francesco Lento alla tromba. “Goodbye Porkie Hat” si apre con un assolo improvvisato da Daniele Tittarelli che, dopo un'introduzione scritta, prende il primo assolo sul tema seguito da Riccardo Fassi. In chiusura il "Requiem" vede protagonista dolente il clarinetto basso di Marco Guidolotti e prosegue con assoli swing di Mario Corvini al trombone e di Francesco Lento alla tromba. Le ultime note improvvisate sono per il basso di Dario Rosciglione che “riprende” la voce bassistica di Mingus e il tema del primo movimento, "Inner Fires". Insieme alla suite vengono presentate le composizioni originali "Brown Bear’s Love Waltz" e "For my Father".


Alessio Surian

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