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La franco-algerina Nesrine Belmokh (voce e violoncello), il francese Matthieu Saglio (violoncello e voce) e il valenciano David Gadea (percussioni) – il trio è di base proprio nella città mediterranea spagnola – hanno dato vita a NES, una proposta di squisita fusione, in cui convivono forme dell’eredità sonora arabo-andalusa, stilemi flamenco, apporti classici e jazzistici. “Ahlam” (“sogno” in Arabo) è il loro debutto, registrato a Parigi per la rinomata etichetta ACT. I tre artisti possiedono un curriculum di tutto rispetto: se Belmokh, voce duttile ed emozionale, ha lavorato con Daniel Barenboim, Lorin Maazel e con il Cirque du Soleil; David Gadea ha suonato con insigni artisti flamenco (Ximo Tébar e Josemi Carmona, solo per citarne due) e jazz; Matthieu Saglio è forte anch’egli di una altrettanto significativa attività live alle spalle. “Ahlam” ha ricevuto riscontri positivi tanto dalla stampa internazionale (tra i quali “The London Times” e “Le Monde”) quanto dalla blasonata rivista di world music “Songlines”: il motivo sta nella cifra intima e coinvolgente del trio, nell’amalgama naturale dell’aspetto vocale (cantano in arabo, inglese e francese) e di quello strumentale. Le musiche delle dieci tracce sono state composte da Belmokh e da Saglio, mentre le liriche sono tutte di Nesrine, eccetto la title-track e “Allouane”, che portano la firma della poetessa Leïla Guinoun, madre della vocalist. Impossibile non farsi catturare dall’eleganza del titolo guida, messo in apertura dell’album. La potenza carezzevole del canto melismatico arabo di Nesrine, il cui colore qui ricorda il timbro di Souad Massi, detta l’andatura melodica, ma i suoi partner non sono da meno: Saglio si impone con le diverse sfumature sonore apportate dal suo violoncello, Gadea è sempre misurato e in equilibrio con la “semplicità” della scrittura corale. Nella successiva “You Made it Hard for Me” persiste l’andamento vellutato, ma si rivelano nuance blues. In “Houzni”, invece, nella parte iniziale, le voci sembrano condurci nei territori della forma canzone, poi un assertivo violoncello allarga l’orizzonte verso i modi arabi, mentre le percussioni cuciono efficaci tessuti ritmici. Superate le morbidezze di “Bye Bye”, ecco affacciarsi “Alloune”, uno dei punti più alti del disco, in cui il canto magnetico di Nesrine scivola fecondo sulle variazioni microtonali del violoncello di Saglio (nel disco si fa largo uso di pedali e loop e il suo strumento assume i colori dell’oud). Segue un trittico di canzoni, le cui fatture oscillano tra chanson e pop song (“Laisse-Moi Entrer”, “The World is Blue” e “Le Temps”), mentre lo scat domina l’invitante “Happy NES”. Chiude “Prière”, che segna il ritorno ad atmosfere più intime, sempre centrate sulla voce magnetica di Nesrine. Godetevi un lavoro valido, senza margini di dubbio.
La franco-algerina Nesrine Belmokh (voce e violoncello), il francese Matthieu Saglio (violoncello e voce) e il valenciano David Gadea (percussioni) – il trio è di base proprio nella città mediterranea spagnola – hanno dato vita a NES, una proposta di squisita fusione, in cui convivono forme dell’eredità sonora arabo-andalusa, stilemi flamenco, apporti classici e jazzistici. “Ahlam” (“sogno” in Arabo) è il loro debutto, registrato a Parigi per la rinomata etichetta ACT. I tre artisti possiedono un curriculum di tutto rispetto: se Belmokh, voce duttile ed emozionale, ha lavorato con Daniel Barenboim, Lorin Maazel e con il Cirque du Soleil; David Gadea ha suonato con insigni artisti flamenco (Ximo Tébar e Josemi Carmona, solo per citarne due) e jazz; Matthieu Saglio è forte anch’egli di una altrettanto significativa attività live alle spalle. “Ahlam” ha ricevuto riscontri positivi tanto dalla stampa internazionale (tra i quali “The London Times” e “Le Monde”) quanto dalla blasonata rivista di world music “Songlines”: il motivo sta nella cifra intima e coinvolgente del trio, nell’amalgama naturale dell’aspetto vocale (cantano in arabo, inglese e francese) e di quello strumentale. Le musiche delle dieci tracce sono state composte da Belmokh e da Saglio, mentre le liriche sono tutte di Nesrine, eccetto la title-track e “Allouane”, che portano la firma della poetessa Leïla Guinoun, madre della vocalist. Impossibile non farsi catturare dall’eleganza del titolo guida, messo in apertura dell’album. La potenza carezzevole del canto melismatico arabo di Nesrine, il cui colore qui ricorda il timbro di Souad Massi, detta l’andatura melodica, ma i suoi partner non sono da meno: Saglio si impone con le diverse sfumature sonore apportate dal suo violoncello, Gadea è sempre misurato e in equilibrio con la “semplicità” della scrittura corale. Nella successiva “You Made it Hard for Me” persiste l’andamento vellutato, ma si rivelano nuance blues. In “Houzni”, invece, nella parte iniziale, le voci sembrano condurci nei territori della forma canzone, poi un assertivo violoncello allarga l’orizzonte verso i modi arabi, mentre le percussioni cuciono efficaci tessuti ritmici. Superate le morbidezze di “Bye Bye”, ecco affacciarsi “Alloune”, uno dei punti più alti del disco, in cui il canto magnetico di Nesrine scivola fecondo sulle variazioni microtonali del violoncello di Saglio (nel disco si fa largo uso di pedali e loop e il suo strumento assume i colori dell’oud). Segue un trittico di canzoni, le cui fatture oscillano tra chanson e pop song (“Laisse-Moi Entrer”, “The World is Blue” e “Le Temps”), mentre lo scat domina l’invitante “Happy NES”. Chiude “Prière”, che segna il ritorno ad atmosfere più intime, sempre centrate sulla voce magnetica di Nesrine. Godetevi un lavoro valido, senza margini di dubbio.
Ciro De Rosa
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Europa