Newpoli – Mediterraneo (Beartones, 2018)

Il ritorno discografico dei Newpoli è pregno di tematiche sempre contemporanee ma sicuramente più calde e sentite negli ultimi anni. Nel nuovo album Mediterraneo si raccontano storie di migrazioni, cambiamenti e integrazioni con la prospettiva cosciente di chi migrazioni, cambiamenti e integrazioni li ha vissuti sulla propria pelle. Il progetto Newpoli (modernizzazione e gioco di parole sulla radice greca di Napoli, città nuova), infatti, pur proponendo musica folcloristica di matrice Campana e Lucana, è di casa a Boston dove i fondatori si trasferirono per studiare Jazz nel celebre Berklee College of Music. Se il nucleo primordiale è tutto italiano gli altri elementi sono causa ed effetto dell’integrazione della band (geografica e sociale), aggiungendo colori internazionali ad un ritratto nostalgico della musica del Sud Italia. Ai tamburi a cornice e a frizione si unisce quindi un daf medio orientale, al violino si affianca la lira e la chitarra battente è accompagnata dall’oud, il tutto inquadrato in una cornice di flauti, fisarmoniche, ciaramelle e testi in dialetto. Niente di tutto ciò risulta però forzato o dettato da un’eccessiva voglia di mescolare per ricalcare un concetto: ogni scelta stilistica e strumentale si basa principalmente sull’estetica ed il gusto. Il risultato è un amalgama raffinato ed equilibrato, che parla all’ascoltatore con eloquenza poliglotta. Ad aprire l’album abbiamo la title track “Mediterraneo” che dopo un’introduzione strumentale decanta le ragioni dietro i movimenti migratori che, sebbene siano storicamente condivise da tutte le correnti migratorie, caratterizzano il Mediterraneo. Il suono caldo del basso elettrico, la darbouka, il tono del flauto ed il ritmo delle chitarre già anticipano il sound generico dell’album che è meridionale solo a tratti, talvolta solo nel dialetto. Con stile diverso “So’ Emigrant’” reitera il concetto del brano precedente radicando gli obiettivi narrativi del disco. Una tarantella dai modi minori sorretta da un esuberante basso fretless che regola le variazioni dinamiche man mano che il pezzo cresce di intensità. Non mancano tributi più chiari alla tradizione con “Nu pizzicu”, “Tarantella Avernetella” o la “Tarantella della Sciffra”, ma colpisce la particolarità dell’arrangiamento della “Pizzica degli Ucci”, che si veste di toni più nordafricani per l’introduzione lenta e mistica, per poi scoppiare nei ritmi festaioli della pizzica reinterpretati e ripetuti per altri sette vigorosi minuti. Se quest’ultimo pezzo può facilmente essere preferito dagli amanti dei suoni del sud, “Iere Sera” è una chiusura inaspettata ma sicuramente benvenuta. Pezzo lento e d’atmosfera che rievoca sensazioni mediterranee con gli intrecci di chitarra, oud e percussioni che sorreggono intrecci vocali di natura quasi rituale. Se la mescolanza di strumenti qualifica ed esalta l’arrangiamento e la struttura del disco, la punta di diamante che lo glorifica è l’incastro vocale di cui è pervaso. L’eccellente padronanza vocale delle due fondatrici, Angela Rossi e Carmen Marsico, viene sfoggiata su tutti i 12 titoli manifestandosi in ornamenti, armonie, vocalizzi microtonali e canoni ma anche nella cosciente semplicità, necessaria, talvolta, per mantenere l’integrità di un brano o per esaltare maggiormente l’eclettismo di altre parti. Il livello tecnico dell’intera band è estremamente alto, lo si nota nella coerenza e nella sapienza con cui i musicisti navigano tra differenti linguaggi migrando dalle loro zone comfort musicali. Con “Mediterraneo” i Newpoli si ridimostrano sapienti propositori di una cultura della riproposta e della riscrittura. Il loro punto di vista è particolarmente interessante vista la natura mista dell’organico e del conseguente linguaggio musicale, che descrive una tradizione che, storicamente, si costruisce in terre di migrazioni ed incontri assimilando linguaggi tipici, nordafricani ed europei in secoli di transumanze mediterranee.


Edoardo Marcarini

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