La Costa Chica, affacciata sull’oceano Pacifico, a cavallo tra gli stati del Guerrero e di Oaxaca, è un’area abbastanza isolata, economicamente povera e marginalizzata con sacche di violenza, ma con una forte intensità poetica, espressa soprattutto nella forma romantica del bolero. Caratterizzato dal ritmo ternario e dal movimento moderato, il bolero, nella sua forma latino-americana, si diffuse da Cuba al Messico, dove raggiunse prima lo Yucatan verso la fine dell’Ottocento, adattandosi al gusto locale, per poi estendersi a tutto il Paese fino a raggiungere Città del Messico. Con la nascita dell’industria della registrazione musicale intorno agli anni Venti del secolo scorso, Guty Cárdenas, nativo proprio dello Yucatan, portò al successo il bolero messicano, influenzando prima Augustí Lara e poi il più giovane Álvaro Carrillo, artista originario della Costa Chica, che con lo stesso Lara e José Alfredo Jiménez è considerato esponente di punta del successo del bolero negli anni Cinquanta. Scomparso nel 1969 in un incidente d’auto, Carrillo è famoso in tutta l’America Latina; Sinatra ha inciso le sue canzoni e il suo classico, “Sabor a mi”, è stato inciso in tantissime lingue.
Le motivazioni alla base di questo disco-documento sono nella ricerca del portato dello stile di Carrillo nell’attuale revival del bolero, la sua influenza a cinquant’anni dalla scomparsa, come scrive Mary Farquharson, inglese trapiantata in Messico, produttrice del disco e co-proprietaria con Eduardo Llerenas dell’etichetta Discos CoraSón. Per farlo l’equipe ha installato uno studio di registrazione professionale in una casa ai margini del villaggio di Cacahuatepec, città dell’Oaxaca, dove Carrillo era nato nel 1919. Sono cinque gli artisti coinvolti in questa bella antologia della Arc lanciata sul mercato internazionale (che riprende il lavoro già pubblicato da Discos CoraSón nel 2016), impegnati nell’interpretazione di materiali in prevalenza scritti proprio da Carrillo.
Il primo musicista è Pedro Torres, dalla voce tenorile, proveniente da Pinotepa Nacional, dove fa l’insegnante. Considerato da molti il miglior interprete contemporaneo del repertorio di Álvaro Carrillo, il cantante e chitarrista, ne interpreta da par suo quattro cavalli di battaglia, accompagnato da Alberto Urbàn al requinto: “Eso”, “Sabor de mujer”, “Jamàs Jamàs”, “Magia negra” e “Demente” del compositore di Igualapa, Indalecio Ramirez. Non è da meno Fidela Peláez, del villaggio di Azoyú, poco più che cinquantenne, figlia di un rinomato compositore di chilena, un genere locale derivato dalla cueca, la danza cilena arrivata con i marinai e gli immigrati cileni nell’Ottocento. Accompagnata da un quartetto (chitarra, requinto, bongo e basso elettrico) la sua voce è particolarmente incisiva nella malinconica “Paz y gloria”, scritta da suo padre, come pure in “No somos eterns”. Dal canzoniere di Carrillo proviene, invece, “Ya no estás”; “¿A Quien?” porta la firma di Indalecio Ramirez, grande amico di Fidela, mentre “¿Por qué me pides más? è di Vidal Ramirez, il suo padrino, il cui stile porta i tratti dei bolero di Santiago de Cuba. Quanto all’afro-americano Chogo Prudente (“Luz de luna” e “Chiquilla Mia”), originario di Santiago Lano Grande, i suoi due brani vedono la presenza del chitarrista Hector Diaz e l’uso delle percussioni della tradizionale Danza del Diavolo. Inoltre, il suo stile risente dei legami di questa parte del Messico con il mondo musicale di Colombia, Cile e Perù. Il Trio Los Tres Amuzgos (voci, chitarre e requinto) portano nei loro brani le influenze indigene (“Cáncer” e “Tres beos”) ed anche la lingua locale amuzgo (“Mi gran amor”). Infine, degno di nota il duo femminile Las Hermanas Garcìa, Laura e Celia – due adolescenti di 14 e 16 anni, quando sono state registrate – diventate nel frattempo star nazionali, che sono accompagnate da papà Mariano, rinomato chitarrista e arrangiatore di bolero. Le giovani artiste mostrano grande sensibilità nell’eseguire “Un amigo como tù” di Marcos Martinez, oggi uno dei compositori più rispettati, e il superlativo trittico di Carrillo (“Cancionero”, Como un lunar” e “Sabor a mi”).
“Lux de luna” è un amabile ritratto del bolero costeño.
Ciro de Rosa
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