Black People in a White World. An odyssey of images by Valerio Corzani: dal 4 al 31 ottobre a Roma allo Spazio 44

Partiamo da lontano. Da dove รจ nata la tua passione per la fotografia?
Ho avuto una specie di flirt adolescenziale con la fotografia che, perรฒ poi, ho abbandonato. Devo dire che la nuova infatuazione รจ dovuta soprattutto a questioni ed esigenze pratiche, molto concrete. Capitava spesso durante i miei viaggi, le mie escursioni per seguire i festival musicali che mi ritrovassi a dover cercare un fotografo per illustrare i miei articoli. A volte, la cosa era piacevole ed entusiasmante perchรฉ magari mi consentiva di fare nuove conoscenze, incontrare professionisti ed artisti dell’immagine. In altre occasioni, invece, diventava tutto molto molto complicato, faticoso, esasperante…A un certo punto ho deciso di cominciare a fare tutto da solo. In questo senso ha avuto un peso l'evoluzione tecnologica e l’inarrestabile onda digitale, sia per quanto riguarda la manovrabilitร sia per l’efficacia del taglio che volevo dare ai miei reportage fotografici.
Nel racconto di un evento musicale, quanto รจ importante la connessione con l’immagine?
Piano piano questa cosa mi ha preso davvero la mano. Ho scoperto che attraverso le immagini, anche attraverso una sola immagine, spesso si raccontano storie che si intrecciano in maniera molto profonda e rappresentano con molta efficacia l'umore dei luoghi che sto attraversando, delle musiche che sto ascoltando.
Nel bene e nel male, in una fotografia c’รจ qualcosa di molto piรน diretto. Raramente una fotografia dร un'immagine falsa di quello che sta succedendo. Attraverso filtri e postproduzione si puรฒ fare sempre di piรน, diciamo che si puรฒ agire abbastanza. Tuttavia se, fin dall'inizio, il fotografo ha avuto un approccio sincero, quello che ti rimbalza addosso da una fotografia. Anche quella di un musicista sul palco. Una buona foto ti restituisce l’integritร del performer, la passione con cui quella musica viene suonata ed anche il contorno, apparentemente meno importante, dei colori con cui viene presentata, di come i musicisti si agghindano, di come si muovono e come sia stato preparato anche l’allestimento del palco.
Nei tuoi viaggi musicali in giro per il mondo, racconti anche ciรฒ che circonda un festival o un concerto. Quanto รจ importante cogliere il soundscape visivo?
Secondo me รจ fondamentale. Ed รจ per questo che ad esempio di un concerto mi piace raccontare anche il backstage o il soundcheck. Proprio perchรฉ, a proposito di veritร , questi momenti sono quelli che svelano altre cose, che alcuni artisti cercano di celare: debolezze, scazzi, momenti ombrosi. Per quanto riguarda il soundscape visivo e tutto il contorno che questi festival abitano, รจ ovviamente fondamentale. Lo รจ soprattutto quanto si tratta di posti lontani e differenti dai nostri, quando si tratta di un festival ad Addis Abeba o a Cartagena de Indias o addirittura a San Basilio de Palenque che รจ un paesino sperduto della foresta colombiana. In questi casi รจ utile perchรฉ sono posti belli da raccontare e da svelare. Allo stesso modo, lo รจ anche quando si va a seguire un festival a Marsiglia e ti trovi a raccontare un mercatino con il suo colore ecumenico, o meglio arcobaleno, o di come fanno a raccogliere la spazzatura, facendo andare giรน per le strade un rivolo d’acqua. Cose di questo tipo svelano un’indole che raddoppia con forza quello che รจ il mood stesso del festival.
Dai tuoi viaggi sonori arrivano in larga parte le immagini che compongono la mostra. Com’รจ nata l’idea di realizzare questa mostra?
In realtร รจ un progetto che viene da lontano ma che, probabilmente, si รจ sviluppato in modo carsico dal punto di vista della mia consapevolezza.

Una mostra che รจ anche un messaggio sulla necessitร di riscoprire l’inclusione. Un tema di attualitร prepotente...
Prima, ci ho tenuto a precisare che questo รจ un progetto che parte da lontano ed al quale pensavo da molto tempo, proprio per sottolineare l’assenza di qualsiasi tattica cinica nel programmarla proprio in questo momento. Ciรฒ non toglie che effettivamente, anche se ci lavoravo da tanto, negli ultimi mesi questo tipo di tematica รจ diventata ancora piรน urgente. “Il mio peccato รจ nella mia pelle” segnala un blues molto noto e questo tipo di considerazione, di riflessione mi sembra che stia diventando ancora una volta sempre piรน stringente e veritiera. Pensavamo di averla archiviata in tempi passati e invece รจ diventata di nuovo urgente. In realtร , con questa mostra, non faccio alcun proclama se non offrire delle immagini che, secondo me, contengono mondi, traiettorie, prese di posizione. Ci sono, poi, quattro intellettuali, musicisti e sportivi statunitensi, in particolare Nina Simone e Gill Scott-Heron, una grande scrittrice, Toni Morrison, e un’icona sportiva Muhammad Ali che fanno da corredo alla mostra con alcune frasi che saranno appese ai muri insieme alle foto. Queste parole dicono tutto quello che c’รจ da dire, segnalano quelle che sono le problematiche, le rivendicazioni che ancora non sono state esaudite per quanto riguarda il popolo nero.

Il problema รจ sempre quello l'ignoranza. L'intolleranza รจ figlia dell'ignoranza. Succede con gli africani come con i rom. Se uno entrasse un po’ piรน dentro e senza pregiudizi nella grande cultura rom che รจ una cultura orale, quindi non si trasmette attraverso i codici scritti a cui siamo abituati, rimarrebbe soggiogato dalla sua bellezza. La stessa cosa succederebbe con l’Africa. La prima cosa che si farebbe se uno conoscesse bene quel continente sarebbe di smettere di parlare di musica africana, perchรฉ l’Africa รจ tante Afriche. Tra l’Etiopia e il Mali, il Marocco e il Sud Africa, tra Zanzibar e Capoverde ci sono delle affinitร , ma anche tante differenze. Un'altra cosa che mi propongo รจ quella di dimostrare quante sfumature possa avere il nero, inteso come oggetto culturale nella sua ricchezza e diversificazione. C’รจ chi, invece, tende a fare di tutto un unico disegno come se fosse una fotografia completa che racchiude tutto. Invece non c’รจ niente da fare gli scatti, e gli sguardi, devono essere tanti. Per questo credo che questa non sia solo una mostra sul dolore e sull’urgenza delle sofferenze di cui il popolo nero si fa carico nella societร attuale, ma รจ anche una mostra sulla felicitร . In alcune immagini sono descritti momenti di taglio quasi borghese, vengono messe a fuoco immagini di grande tenerezza e spesso c’รจ l’afflato entusiastico dei concerti, anche se non sono tanti i musicisti presenti e ho cercato di inserirli solo se le foto avevano un connotato visivo particolare. Ad esempio c’รจ la foto in piscina di Hugh Masekela o il volto deformato di Soul Williams che sono stati oggetto di due capitoli della mia rubrica Corzani Airlines. Ci sono le immagini da un concerto portoghese dei Konono n. 1 o, ancora, una fisionomia, una specie di figura in filigrana di Chassol.
C’รจ qualche aneddoto da raccontare legato alle fotografie oggetto della mostra?
Un ricordo che mi fa molta tenerezza รจ proprio quello legato a Hugh Masekela, scomparso pochi mesi fa. E’ uno scatto fatto in una piscina ad Oristano, una fotografia davvero casuale. Io ero nello stesso albergo e stavo al quinto piano e lui se ne stava giรน in piscina a fare le sue bracciate. Se non sbaglio era giร oltre i settant’anni e stiamo parlando di cinque o sei anni fa.

Quanto l’Africa รจ anche uno state of mind?
Luca Cavalli Sforza, grande genetista e antropologo, ha dimostrato che arriviamo tutti da lรฌ e c’รจ meno differenza tra un italiano ed un etiope che non tra un italiano del nord e un danese. Ci sono delle affinitร che si intrecciano. I popoli sono stati sempre abituati a spostarsi e spostando sรฉ stessi spostavano anche i propri connotati culturali. L'africa, ripeto, soffre casomai di omologazione data dal fatto di considerare l’intero continente come se fosse un unico blocco compatto e omogeneo, invece dal punto di vista culturale racchiude altri continenti, e non saprei chiamarli in modo differente.

Dopo questa premiรจre a Roma hai intenzione di far girare questa mostra in Italia?
Oltre a questo primo step che รจ la mostra che parte il 4 ottobre allo Spazio44 a Roma, un circolo culturale piccolo ma molto attivo nella zona di viale Regina Margherita, mi piacerebbe molto poterla far girare, almeno per ora, in Italia. Lancio, quindi un invito ai lettori di Blogfoolk, che so essere una platea fatta anche di molti addetti ai lavori: se qualcuno, come dire, รจ rimasto sedotto da questo progetto o comunque รจ interessato a questi temi e a queste immagini e ha voglia di riproporle nella sua cittร , magari all’interno, ad esempio, di un festival, si faccia avanti e contatti me o la redazione di Blogfoolk.
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