Con il preciso obiettivo di mostrare e dimostrare la versatilità del saz, strumento tradizionale Turco con radici ben piantate nella musica classica ottomana e nel rock psichedelico dell'Anatolia, il disco Saz Power è un melting pot omogeneo di voci dentro e fuori dal coro. Il saz, conosciuto anche come bağlama, è uno strumento a corda con corpo ricurvo come l'oud o il liuto. Ha sette corde divise in tre set (due-due-tre) e ha diversi nomi a seconda della provenienza, della grandezza e del conseguente registro. Al giorno d'oggi le varietà più utilizzate sono il saz tradizionale (sia acustico che elettrico), il cümbüş ed il buzuq. Il progetto è stato concepito da Demir Kerem Atay (in arte Elektro Hafiz) e sviluppato con la collaborazione dei direttori dell'etichetta Cem Şeftalicioğlu ed Ercan Demirel. Appoggiato con entusiasmo da tutti i musicisti invitati, l'album palesa le varie correnti nate e che si stanno sviluppando dalla musica anatolica.
Dall'apertura del lato A del disco, che contiene pezzi tradizionali ed originali di artisti Turchi, è chiaro il trend principale attorno cui ruoteranno, seppur con variazioni talvolta notevoli, gli altri brani: il rock psichedelico anatolico. “Gül Ahmet” è una melodia tradizionale con arrangiamento particolarmente ballerino. All'attitudine rock psichedelica dell'intro (con saz elettrico, pedale wah e sintetizzatori) si contrappongono con molta eleganza situazioni più medio orientali con il saz acustioco come protagonista. “Sen Benimsin Ben Seninim” e “Aşıkların Sözü Kalır (Ironhand Power Version)” mantengono un flair blues rock con approccio moderno e l'utilizzo di sintetizzatori. Entrambe cantate, le due tracce si distinguono fortemente per lo stile percussivo: rock nella prima con batteria classica, tipicamente medio orientale con darbouka, bendir e cucchiai nella seconda. Elektro Hafiz, ideatore del disco, presenta “Lübodisko” sua composizione originale. Con un approccio molto chitarristico al saz elettrico, Hafiz propone un pezzo più elettronico contrastato dall'utilizzo del sax e samples vocali in apertura e chiusura. Punta di diamante di questo lato A è “Silifke Zeybeği” che esplora l'anima rock del disco con virtuosismo ed eclettismo. Un arrangiamento per trio fusion accompagna la melodia tradizionale, suonata su Cümbüş elettrico ricordando sound complessi come quello degli House of Waters, sebbene ad uno stadio di maturazione ben più prematuro. Gli incastri ritmici tra basso fretless e batteria aprono un intenso dialogo con il Cümbüş suonato con grande maestria.
Il lato B, che ospita musicisti internazionali, si apre con una chiara deviazione dal trend della prima metà. “Istanbul Mahabul” attacca con un suono grezzo ma atmosferico disegnato con un sapiente utilizzo dell'effettistica sul Buzuc e dalla presenza della Zurna, strumento a fiato diffusissimo in tutta la zona eurasiatica. Segue “Issiz” traccia caratterizzata dal connubio tra elettronica underground europea e melodie medio orientali suonate su Saz acustico e Kamancheh persiano. L'approccio elettronico, che ricorda il sound della cantante Azera Ya Tosiba nell'album “Love Party” uscito l'estate scorsa, è una sorpresa piacevolmente rinfrescante. In “Blue 9/8” Orhan Turan reinventa il saz riproponendolo con tecnica fingerstyle, reminiscenza dello stile di Ben Harper e John Butler sulla chitarra. Coi due pezzi successivi, “Üç Kız Bir Ana” e “Alle Menschen Dieser Erde” (Grup Ses Remix), tornano le sonorità rock della prima metà. Il primo brano disegna atmosfere anni settanta rievocando il suono storico dei The Doors. Il secondo ha invece una vena anni ottanta ed accompagna l'aggressività del rock con la ballabilità del funk. In chiusura abbiamo “Atım Arap”, con il debutto dell'İki Telli Cura, uno dei membri più piccoli della famiglia del saz. Con un ritorno a suoni più palesemente turchi il cmponimento chiude coerentemente il disco ricordando all'ascoltatore, dopo tanta sperimentazione, l'origine rurale e tradizionale dello strumento.
L'album è senz'ombra di dubbio vario ma mai incoerente. Sebbene la forte predominanza rock psichedelica nell'arrangiamento dei pezzi potrebbe risultare stucchevole per molti, aiuta sicuramente ad inquadrare il gusto comune degli artisti. Il più grande merito di questa raccolta è l'organicità del saz in ognuna delle canzoni proposte: mai forzato o fuori posto, sempre protagonista benvenuto.
Edoardo Marcarini
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