Tosca – Appunti Musicali Dal Mondo Live (Leave/Sony Music, 2017)

Voce tra le più eleganti del panorama musicale italiano, Tosca, nell’arco della sua ventennale carriera, ha attraversato ambiti artistici differenti, dividendosi tra musica, teatro e collaborazioni eccellenti, passando per il successo al Festival di Sanremo con “Vorrei incontrarti tra cent’anni” in duetto con Ron. Affascinata dalle musiche dal mondo, negli ultimi anni, ha intrapreso un personale percorso di ricerca che l’ha condotta ad esplorare la vocalità nelle diverse tradizioni musicali, dando vita non solo al pregevole album “Il suono della voce”, ma anche ad un apprezzato tour durato tre anni. A distanza di tre anni da quest’ultimo, la cantante romana torna con “Appunti Musicali Dal Mondo Live”, album dal vivo, registrato il 6 gennaio 2017 all’Auditorium Parco della Musica di Roma, nel quale ha voluto catturare l’idea e l’essenza del viaggio. Un lungo percorso tra latitudini e longitudini differenti, in compagnia di un ricco cast di ospiti tra cui spiccano Nicola Piovani, Gegè Telesforo, Gabriele Mirabassi, Joe Barbieri, Danilo Rea e Germano Mazzocchetti. Abbiamo intervistato Tosca per farci raccontare questo nuovo progetto discografico, senza dimenticare la sua preziosa attività con l’Officina delle Arti “Pier Paolo Pasolini”.

Come nasce "Appunti musicali dal mondo"?
Nasce da un concerto che ho fatto il 6 gennaio del 2017 all'Auditorium Parco della Musica e che in qualche maniera ha segnato la fine e nel contempo la prosecuzione del progetto "Il Suono della Voce", nato tre anni fa e che mi aveva portato a viaggiare moltissimo. Ho avuto modo di incontrare tanti artisti e scoperto altrettanta musica che via via avevano arricchito questo spettacolo ed allora è nata l'idea di continuare questa incursione nella world music intrapresa ormai diciassette anni fa. Quello dell'Auditorium è stato, insomma, un vero e proprio restart ed è per questo che accanto a me ho voluto che ci fossero tutte quelle figure che sono state importanti per la mia carriera con le quali ho interpretato i brani che in qualche modo ci hanno accomunato. Quello che doveva essere semplicemente un concerto lo abbiamo registrato ed ascoltando il risultato ho deciso di pubblicare il secondo disco dal vivo della mia carriera, dopo "Romana" con cui rendevo omaggio a Gabriella Ferri. Quel disco lo realizzai perché mi ero resa conto che lo spettacolo aveva una bella verve e una grande forza divulgatrice e mi sembrava giusto fissare con una fotografia. Allo stesso modo anche "Appunti Musicali dal Mondo" è l'istantanea di tre anni di concerti che a sua volta declinerà in un documentario e un altro disco che uscirà alla fine del prossimo anno.

Il tour de "Il Suono della Voce" è stato una sorta di work in progress nel quale il repertorio si è andato a comporre man mano...
Sai tante cose o le recuperi o addirittura le conosci. All'interno del disco c'è, ad esempio, un brano tradizionale del Basso Lazio che è nel repertorio di Ambrogio Sparagna. La prima volta lo ascoltai da una ragazza che venne per una audizione alla Pasolini e poi successivamente ho cantato ad Amatrice, dove siamo stati per diverse manifestazioni per raccogliere fondi dopo il terremoto, ed alla Notte della Taranta. 
Altri brani sono arrivati da viaggi in Africa, dove sono stata per alcuni concerti a Tunisi e ad Algeri, o da incontri con artisti come Joe Barbieri, con il quale sto collaborando per il prossimo lavoro ed insieme abbiamo scoperto una grande affinità artistica, o Gabriele Mirabassi con il quale ci eravamo ripromessi di lavorare insieme. E' stato lui a farmi conoscere Guinga che ci ha dato la musica su cui Ivano Fossati ha realizzato il testo. Ovviamente per eseguire il brano non poteva mancare proprio Gabriele che, come dice lui, con il suo piffero ha messo i colori tra una strofa e l'altra. Insomma, tutto quello che è successo è stata una cosa istintiva e casuale, quello che è stato difficile è stato raccogliere e scegliere il materiale perché con quello che ho ancora nei cassetti, potrei fare venti dischi.

In questo senso come hai selezionato il materiale da rileggere?
Non rifletto molto su quello che può andare o non andare bene per il disco, le mie scelte sono sempre dettate dall'istinto. Quello che mi piace lo faccio, l'importante è inserire il tutto in una scaletta evitando di fare un accozzaglia di canzoni senza senso, ma piuttosto seguire un filo conduttore giusto.

Vedendo dal vivo lo spettacolo, si nota come il tutto sia basato su una drammaturgia ben preciso dal punto di vista teatrale. Quanto è stato importante dare una forma di questo tipo al recital?
Può sembrare una stupidaggine il fatto di mettere delle parole piuttosto che altre insieme alle canzoni, ma al contrario credo sia fondamentale per catturare l'attenzione dello spettatore. Un conto è presentare i brani in modo freddo raccontando semplicemente il perché lo si è scelto, cosa ben diversa è invece creare un contenitore dove si introduce un percorso musicale con un emozione. Diventa una miscela esplosiva perché tocca le corde profonde della sensibilità dello spettatore. Non si arriva con prepotenza a tutto questo ma diventa forte quello che si fa, quello si dice. Se recito un verso di Pessoa da "Il libro dell'inquietudine" questo evocherà certamente quella immagine nello spettatore. E' come creare un racconto con la musica. Io faccio qualcosa di diverso dal teatro-canzone, i miei sono concerti teatrali per i quali, tra l'altro, farò l'esperimento di portarli nei clubs. Non suono nei locali da vent'anni, ma ci sono dei clubs particolari dove è c'è il gusto dell'attenzione e quanto mi hanno proposto questa cosa ho accettato la scommessa. Non rinuncio, però, alla mia formula perché non è il luogo ad essere importante, tanto è vero che ho suonato anche nelle cattedrali e questo è significativo perché vuol dire che le cose possono funzionare ovunque. 

Perché hai scelto "Il libro dell'inquietudine" di Fernado Pessoa per accompagnare i tuoi brani in concerto?
L'inquietudine è molto vicina al viaggio, perché quando si viaggia si è certamente felici ed appagati ma allo stesso tempo inquieti in quanto si lasciano le proprie cose, non si sa quello che si troverà, c'è il bello e c'è il brutto, la sorprese e l'imprevisto, la delusione e la scoperta. In tutto questo si può leggere una analogia con il viaggio della vita. Questo è il motivo per il quale con Massimo Venturiello abbiamo scelto "Il libro dell'inquietudine".

Altra peculiarità del progetto è l'ensemble che ti accompagna... 
La formazione si è arricchita con l'ingresso di Fabia e Alessia Salvucci che suonano le percussioni e cantano. Entrambe arrivano dall'esperienza de L'Officina delle Arti dove ho conosciuto per prima Fabia che è stata un allieva dei nostri laboratori e ha conseguito di recente il diploma e successivamente sua sorella Alessia che è venuta per uno spettacolo e mi ha colpito subito, tant'è che le ho chiesto di entrare nel mio ensemble. Il suono è diventato, così, una via di mezzo tra il cameristico e la world music, una cosa molto particolare, insomma. La chitarra di Massimo De Lorenzi e il pianoforte e il violoncello di Giovanna Famulari imprimono al tutto una atmosfera molto classica. Questa è la magia del nostro concerto che unisce un po' terra ed aria. 

Giovanna Famulari con la sua eleganza stilistica caratterizza in modo determinante l'arrangiamento dei brani...
Giovanna è una violoncellista eccelsa, ma come pianista l'ho scoperta in seguito. Un giorno Ruggero Mascellino che suonava con me, mi diede forfait e lei mi disse che suonicchiava il pianoforte. Pensare che è anche diplomata in pianoforte e non voleva suonare. Così le ho detto: o suoni tu oppure non facciamo il concerto. Così si è rimessa al pianoforte ed adesso si divide tra i due strumenti.

Da dove è nata la scelta di rileggere i brani attraverso questo approccio cameristico, e non già approdare più semplicemente ad arrangiamenti world in senso stretto...
Sai le canzoni vengono dai paesi più disparati. C'è "Nonqongqo" scritta dalla sudafricana Miriam Makeba che è nata in modo totalmente diversa e che noi abbiamo reso in una versione molto classica. Non so dirti se siamo andati più o meno in profondità, forse la cosa che viene fuori è che questo suono va al cuore della musica. Cerchiamo di non coprire nulla perché la voce, il violoncello e la chitarra sono nudi. E' un suono molto scarno perché sono una amante del togliere non dell'aggiungere. Mi piace l'essenza delle cose. La canzone arriva al pubblico diretta senza mediazioni, senza arrangiamenti ingombranti. Nei miei concerti non troverete mai batterie invadenti, chitarre elettriche o sequencer.

Qualcosa di ben diverso da quello che fanno molti artisti italiani...
Sai la strada che ho scelto io ha i suoi pregi ma riserva anche molti dolori. Quando si vuole essere liberi si hanno tante cose negative. Non si è in classifica o tra le venti persone che contano. Sei semplicemente una persona che fa il proprio mestiere. Certo per me la libertà non ha prezzo. Non essere inglobati in un sistema e fare cose perché si devono fare è qualcosa di straordinario.

Tu le tue soddisfazioni però te le sei tolte vincendo il Festival di Sanremo con Ron...
Ma certo. La libertà è un lusso. Del resto se avessi dovuto fare l'impiegata avrei fatto la commercialista o l'avvocato. 

Negli ultimi anni grande importanza nel tuo percorso ha avuto l'esperienza con L'Officina delle Arti, una piccola grande perla nella Roma involuta degli ultimi anni...
La Regione Lazio in questo è assolutamente illuminata, grazie al lavoro di Nicola Zingaretti e Massimiliano Smeriglio che è l'assessore alla formazione e sta muovendo tutti questi nuovi poli culturali importantissimi non solo per Roma. La Pasolini ad esempio accoglie tantissima gente che viene da fuori e sta diventando un crocevia di artisti che vivono a Roma o passano da qui per parlare con i ragazzi. C'è veramente un fermento bello che nasce dall'intuizione di recuperare dei luoghi che sarebbero andati in malora. 
L'Officina delle Arti "Pier Paolo Pasolini" si trova nell'ex Cineporto che, per una serie di vicissitudini legati a bandi regionali e comunali, era andato ormai in disuso. La Regione Lazio ha voluto creare questo laboratorio di alta formazione, permettendo a settantacinque ragazzi di studiare gratuitamente per diventare artisti della canzone o del teatro, o del multimediale che sono tre sezioni separate. Oltre a curare la direzione artistica in generale, coordino anche la sezione canzone, ma è una sorta di cenacolo dove i ragazzi si interfacciano con grandi tutor ed imparano a diventare imprenditori di sé stessi. Oggi, purtroppo, se non si acquisiscono questa capacità si finisce nei talent. Il passaggio dal talent alla discografia non c'è più perché sono la stessa cosa, direi. Bisogna rimboccarsi le maniche e darsi da fare. Sono già usciti centocinquanta ragazzi con un diploma che ha la sua valenza come attestato di aver fatto un percorso di qualità e di spessore. Tuttavia, per me, la cosa importante è che la nuova leva cantautorale romana sta passando in larga parte dalla Pasolini, e non solo perché ci sono anche ragazzi che vengono da altre parti dell'Italia che si sono integrati in questo tessuto artistico. Senza montarci la testa, posso dire che questa esperienza è una piccola rivoluzione perché parte direttamente dai ragazzi.

Una speranza c'è...
Secondo me si, anche perché non sarebbe nato Coez, non sarebbe una star come Brunori. Tra l'altro anche i talent si sono accorti di aver bisogno di quella linfa che arriva da chi la musica la fa davvero come Levante o Manuel Agnelli. Bisogna vedere chi usa cosa, perché in questo senso proprio Levante ha fatto un cortocircuito perché ha portato il mondo indie verso un pubblico più ampio. La cosa brutta è che dai talent escono ragazzi omologati perché la musica su cui lavorano li usa come vuoti a rendere. Li buttano nella mischia a cantare canzoni scritte da chissà chi, non c'è un discorso artistico importante alle spalle. Al contrario dovrebbero essere i ragazzi ad esprimere la loro dimensione, ma tutto questo cozza con le regole del gioco del talent. 

Concludendo, quando ti ha arricchito questa esperienza didattica con la Pasolini?
Tanto, anche perché ho imparato tantissimo dai ragazzi. Stando a contatto con loro impari a conoscere come funziona la vita veramente. Diversamente si vive nel proprio mondo ovattato, invece stando con loro, si scoprono le loro aspettative, le loro speranze. Sono convinta che le nuove generazioni ci salveranno dalla schifezza che gli abbiamo lasciato. 



Tosca – Appunti Musicali Dal Mondo Live (Leave/Sony Music, 2017)
“Appunti Musicali Dal Mondo Live” è questo il titolo del nuovo album dal vivo di Tosca, una bella istantanea del concerto andato in scena il giorno dell’epifania del 2017 all’Auditorium Parco Della Musica di Roma. Un evento particolare che ha rappresentato il culmine di un tour lungo tre anni con il quale la cantante romana ha portato sul palco l’apprezzato “Il Suono della Voce” e non è un caso che al suo fianco, abbia voluto diversi ospiti come Nicola Piovani, Gegè Telesforo, Gabriele Mirabassi, Joe Barbieri, Danilo Rea e Germano Mazzocchetti, ad affiancare la formazione che da tempo ormai la accompagna, composta da Giovanna Famulari (violoncello, piano e voce), Massimo De Lorenzi (chitarre), Carmine Iuvone (basso e contrabbasso), Matteo Di Francesco (percussioni e batteria), Fabia Salvucci (voce e percussioni) e Eleonara Tosto (voce). L’ascolto svela le rotte di un ideale viaggio sonoro, tutto giocato sulle eleganti trame sonore intessute dal dialogo tra la chitarra con il pianoforte e il violoncello, sostenuto dal basso e dalle percussioni. Si prende il largo dalle coste della Grecia con “To Traino” magistralmente interpretata da Tosca, a cui segue il canto macedone “Ibrahim” ma è già tempo di approdare in Libano con la splendida “Succar Ya Banat”. Si fa rotta ancora attraverso il Mediterraneo per giungere a Napoli con l’intensa resa a cappella di “Dimme 'na vota sì” con i controcanti di Fabia Salvucci e Eleonora Tosto, la riscrittura della poesia di Salvatore Di Giacomo di “Marzo/Mars”, impreziosita dall’intreccio tra violoncello e chitarra, e “Secondo Coro delle Lavandaie” per percussioni, voci e violoncello. Se fado etereo e poetico di “Il porto/A mesma mùsica” unisce idealmente Mergellina e il Portogallo, la successiva “Dumbala Dumba” ci porta con la mente nel cuore dei Balcani. Il clarinetto fatato di Gabriele Mirabassi impreziosisce “L’annunciazione”, caratterizzata da un cantato di Tosca denso di lirismo e forza evocativa. Dal Sudafrica, ed in particolare dal repertorio di Myriam Makeba, arriva “Nongqongqo” con protagonista il violoncello di Giovanna Famulari che, a seguire ci regala, uno splendido solo. “Via Etnea” con l’organetto di Germano Mazzocchetti ci porta in Sicilia, ma si ritorna subito nel Basso Lazio con “Sogna Fiore Mio” dal songbook di Ambrogio Sparagna, cantata in duetto con Gabia Salvuccie, per giungere poi a Roma con il tradizioanle “Na Serenata a Ponte” in cui giganteggia il pianoforte di Nicola Piovani. La morna capoverdiana “Scutam Esse Morna” ci introduce poi al vertice del disco con “Facendo I Conti” interpretata a due voci con Joe Barbieri e l’irresistibile grammelot “Prisencolinensiainciusol” di Adriano Celentano per l’occasione proposta in duo con il re dello scat italiano GeGè Telesforo. “Il suono della voce” baciata dal pianoforte di Danilo Rea ci accompagna verso il finale con i tradizionali rumeni “Lume Lume” e “Rumania Rumania”, il classico “Vorrei incontrarti tra cent’anni” e il tradizionale natalizio “Jingle Bells”. Insomma “Appunti Musicali Dal Mondo Live” è un gioiellino di pura bellezza che non mancherà di appassionare quanti vi dedicheranno la loro attenzione. 


Salvatore Esposito

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