Un nuovo piccolo grande festival: un budget appena sufficiente, una direzione artistica sapiente e raffinata, una perfetta sinergia fra amministrazione comunale, Ufficio del Turismo e l’Associazione Culturale Altre Arti di Torino che ne è stata l’organizzatrice, un paese piccolo ma ricco di scorci e dintorni interessanti. Questi sono stati gli ingredienti di una formula vincente, per una rassegna alla prima edizione.“Musiche di Legno” ha trionfato su tutta la linea, concerti sempre affollati, una proposta di gran qualità e un'organizzazione che non ha prodotto falle, gaffe o malfunzionamenti di nessun tipo.
Cinque concerti, uno spettacolo teatrale, due presentazioni di libri e un laboratorio musicale per bambini hanno per tre giorni coinvolto popolazione e villeggianti per un programma vario e sempre di qualità superiore alla media, in un'atmosfera rilassante e che ha privilegiato la dimensione acustica della fruizione (e della performance): nessun grande nome (di quelli che popolano i “grandi eventi” dell'estate italiana), impianti di amplificazione sempre misurati, sia dal punto di vista dell'impatto visivo che dei decibel, e un'atmosfera sempre cordiale e rilassata, quasi familiare.
La rassegna si è aperta, giovedì 13, con il monologo di Erika Urban, “Ultima notte Mia”, dedicato a Mia Martini su testo di Aldo Nove. La pièce ha fatto registrare il pienone nell'auditorium della biblioteca, assai funzionale anche come teatro.
Il venerdì ha aperto le danze il bel concerto del duo composto dal violinista argentino, ma torinese di adozione, Lautaro Acosta, e dalla gloria locale, il chitarrista aostano Gilbert Imperial. Il duo ha proposto un curioso, vario e accattivante programma che è andato dal romanticismo austriaco, a Paganini, all' “Histoire du Tango” di Piazzolla, fino ai Valse venezuelani di Antonio Lauro agli “African Sketches” di Dusan Bodgdanovic. Concerto di grande spessore e assai partecipato nonostante un orario apparentemente poco interessante (le tre del pomeriggio).
La giornata è proseguita con il concerto di Gigi Biolcati, percussionista e cantautore vercellese, già con la Banditaliana di Riccardo Tesi, che ha proposto il repertorio tratto dal suo disco “Da Spunda”, concerto eccezionale per performance e intensità e che ha incantato il pubblico presente all'interno della casa-museo Maison Daynè.
Biolcati, a suo agio con tamburi, ma anche chitarre, tastiere e kalimba ha dimostrato di essere uno dei musicisti più originali del panorama world italiano.
La serata si è chiusa, nel giardino dello stesso edificio, con l'affollato concerto del cantante provenzale Renat Sette, accompagnato dal duo sardo Elva Lutza, concerto raffinato che ha messo in mostra la perizia strumentale dei componenti e le sfumature della voce del trovatore occitano.
La mattina dopo è toccato al cantuatore friulano Piero Sidoti aprire la giornata, con un bel concerto allo Stambeccaggio, raggiungibile con una salutare camminata dal centro del paese. Il musicista udinese era accompagnato al sax da Antonio Marangolo, storico strumentista, fra gli altri, di Francesco Guccini. A chiudere la manifestazione Lastanzadigreta, splendida formazione torinese, recente vincitrice della Targa Tenco per la migliore opera prima per il disco “Creature Selvagge”, band che ha confernato dal vivo tutto il bene che si è detto sul disco, con un sound basato su marimba e corde, una musica decisamente... di legno.
A margine le presentazioni dei libri di Carlo Fanelli “Contro Canto: le culture della protesta dal canto sociale al rap” e di Marco Rossari “Bob Dylan. Il fantasma dell'elettricità”.
Luca Seddi
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