Saetta/Penta/Bolognini TriⱯpology – Rockinnerage (Tǔk Music, 2017)

TriⱯpology è il progetto nato dall’incontro tra Vincenzo Saetta (sax alto & elettronica), Michele Penta (chitarre, loop ed elettronica) ed Ernesto Bolognini (batteria), tre strumentisti di grande talento i quali, da un paio di anni, hanno deciso di unire le forze per dare vita ad un originale percorso di ricerca improntato all’uso dell’elettronica e della loop station. Quello che inizialmente era un modo per compensare la mancanza del basso in formazione, si è rivelato il punto di forza di questo trio contribuendo in modo determinante a cristallizzare un sound contemporaneo ed allo stesso tempo originale nel quale l’elettronica suonata live diventa la base per i tre musicisti per ampliare le possibilità timbriche dei rispettivi strumenti. Opera prima del trio è “Rockinnerage”, disco che propone otto classici del rock riletti in una sorprendente chiave jazz dove audaci arrangiamenti creano un perfetto incontro tra tradizione ed innovazione, tra presente, passato e futuro. A caratterizzare i brani sono particolari architetture sonore nelle quali le metriche dispari e la cura per le melodie viaggiano di pari passo ad una tensione costante verso l’improvvisazione che si sviluppa dai temi originari dei vari brani dipanandosi attraverso territori sonori inesplorati. Aperto da una brillante resa di “Mad World” dei Tears For Fears, il disco entra subito nel vivo con una accattivante “Whole Lotta Love” dei Led Zeppelin impreziosita dalla voce soul di Serena Brancale. Se “The Man Who Sold The World” (David Bowie) spicca per la sinuosa melodia tracciata dal sax di Saetta, la successiva “Under The Bridge” (Red Hot Chili Peppers) ci regala una struttura ritmica densa di groove. Il vertice del disco arriva con la superba riscrittura di “Message In A Bottle” il sax di Saetta guida il trio attraverso una scorribanda sonora imperdibile. “Black Manic Dog Depression” è tutta giocata sulle intersezioni e gli attraversamenti melodici tra “Black Dog” dei Led Zeppelin” e “Manic Depression” di Jimi Hendrix, mentre “Smells Like Teen Spirit” dei Nirvana viene privata della rabbia dell’originale e trasformata in un brano dal taglio introspettivo. “God Put A Smile Upon Your Face” dei Coldplay chiude un disco affascinante ed allo stesso tempo ricco di eccellenti spunti sonori che rappresenteranno certamente una base di partenza importante per le prossime esplorazioni del trio. 


Salvatore Esposito

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