Elephant Claps – Elephan Claps (Distratti Records, 2016)

Il progetto Elephant Claps nasce nel 2015 nella scena jazz di Milano dall’incontro tra Mila Trani (soprano) e Serena Ferrara (mezza soprano), le quali hanno unito le forze per dar vita ad un comune percorso di ricerca volto ad esplorare la potenza espressiva e la duttilità della voce attraverso più livelli interpretativi partendo dalla contaminazione tra le sonorità afro, funk e jazz. Ben presto la formazione si è allargata fino a diventare un sestetto con l’ingresso di Naima Faraò (contralto), Gianmarco Trevisan (tenore), Matteo Rossetti (bass) e André Michel Arraiz Rivas (beat box). Energia, groove, ritmo e una bella dose di improvvisazione sono diventati gli ingredienti di questo gruppo vocale in grado di spaziare attraverso mondi sonori ed influenze differenti mescolando Bobby Mc Ferrin e Manhattan Transfer, Miriam Makeba e Nina Simone per toccare Cypress Hill e Jamiroquai. In questo senso, per nulla casuale è stata anche la scelta del nome del gruppo che evoca l’imponenza dell’elefante in grado di catturare le melodie con le sue orecchie, di marcare il groove con le sue zampe e dare vita a suoni polifonici con la sua proboscide. Forti di una solida esperienza maturata dal vivo nel circuito indipendente milanese e in festival come il Sofar di Brescia e il Solevoci International A Cappella Festival dove hanno raccolto due premi, gli Elephant Claps hanno dato alle stampe il suo disco di debutto omonimo, nel quale hanno raccolto nove brani originali. Si tratta di composizioni nate da una semplice idea ritmica o da una frase che si evolvono in improvvisazioni travolgenti. Durante l’ascolto scopriamo il timbro jazz di Mila Trani e Serena Ferrara, regine di loop station e improvvisazione vocale, la voce soul della Faraò e quella tenorile di Trevisan, mentre il ritmo è impresso dal groove della beatbox Rivas e il basso naturale di Rossetti. Brillano, così, brani come l’iniziale “Afro-Ivo”, le brillanti “Real time” e “Cingun” ma sorprattutto “L'ov” e quel gioiello che è la conclusiva “Warm Up” che pone in luce tutto l’eclettismo ed il fascino del loro processo creativo ed improvvisativo. Insomma, il disco omonimo degli Elephant Claps è un ottima opera prima e siamo certi che in futuro sapranno confermare e mettere sempre più a fuoco il loro talento. 


Salvatore Esposito

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