“Something To Do On Sunday”, seconda prova per il chitarrista romano Matteo Cona, rivela una personalità musicale piuttosto singolare, in grado di attingere tanto dal jazz quanto dal rock. La proposta, dopo decenni di sperimentazioni più o meno interessanti, riesce ancora a essere sorprendentemente godibile, equilibrata e soprattutto per nulla prevedibile. Qui Cona traduce in musica le molteplici esperienze come chitarrista, tra cui ricordiamo: gli studi presso i seminari Siena e Tuscia in Jazz, il diploma (biennio specialistico) al conservatorio L. Refice di Frosinone e l’esperienza prima come studente e poi insegnante presso Artidee. I dieci brani dell’album, esprimono eclettismo e creatività piuttosto spiccate che talvolta rimandano per soluzioni, dialoghi e costruzioni armonico/melodiche a certi umori “tardo Canterburyani” cari in particolare a Gilgamesh, National Health o Soft Heap; composizioni come “Remi”, o le progressioni di sax, Rhodes, chitarra e synth ne “Il Sopravvissuto” ne sono la dimostrazione. Il punto di vista qui, guarda chiaramente all’oggi senza dimenticare però i gloriosi anni settanta e una certa apertura nel concepire la musica jazz, territorio di esperimenti e ardite contaminazioni ormai pienamente metabolizzate da noi ascoltatori. A tal proposito, non è secondario ricordare la stima di Cona per un musicista unico, il compositore e trombettista Kenny Wheeler, importante riferimento ( nonché argomento di tesi per il suo diploma), di cui, tra i molti progetti, mi piace sempre ricordare la splendida esperienza negli indimenticabili Azimuth con Norma Winstone, John Taylor e Ralph Towner, ospite in “Départ” del 1980, a mio avviso una delle formazioni in assoluto più interessanti del variegato catalogo ECM. Tralasciando dovute e preziose digressioni, “Something To Do On Sunday” è un piccolo viaggio musicale che si pone come riflessione sul tempo libero, sul modo di viverlo e occuparlo, attraverso l’esperienza e le storie di differenti persone che ne hanno ispirato brani e titoli. Matteo Cona alla chitarra e composizione, è qui accompagnato dal sassofonista Augusto Pallocca, da Carlo Ferro alle tastiere e Sergio Tentella alla batteria, ovvero il Matteo Cona Quartet, formazione che mostra il pieno raggiungimento di una solidità strumentale davvero invidiabile, dove la chitarra non si impone ma sceglie di dialogare alternandosi con gli altri strumenti con gusto e raffinatezza.
“Something To Do On Sunday”, unisce sapiente capacità nell’edificare suggestive architetture sonore con un’interessante uso dell’elettronica, ed espressività strumentale tipica del miglior jazz, sempre aperto e disposto a gradite contaminazioni.
Marco Calloni.
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