Di Canti e Di Storie, Teatro Studio Borgna, Auditorium Parco della Musica, Roma, 11 Marzo 2017

Considerato lo spessore degli artisti e dei loro repertori, ci sarebbe stato materiale per un intero festival di più giorni; una sola serata è appena sufficiente. E’ stato questo il pensiero che ha attraversato la mente di chi scrive, sabato 11 marzo, mentre dal palco del Teatro Studio Borgna dell’Auditorium Parco della Musica, risuonavano le ultime note e i versi di “Addio Lugano Bella” di Pietro Gori che chiudevano “Di Canti e Di Storie”, concerto-evento organizzato da SquiLibri Editore in coproduzione con la Fondazione Musica per Roma. Un pubblico attento e partecipe ha incorniciato una serata di rara intensità nel corso della quale, un eccellente cast artistico ci ha guidato attraverso un ideale percorso tra presente, passato e futuro, dalla musica tradizionale ai canti di lotta, fino a toccare la canzone d’autore, il tutto seguendo lo spirito che da sempre anima la casa editrice romana, sempre attenta alla valorizzazione del patrimonio della cultura orale e negli ultimi anni anche della canzone d’autore. Punto di partenza di questo immaginifico viaggio sonoro è l’Italia Meridionale con il duo composto dal cantautore Canio Loguercio e da Alessandro D’Alessandro all’organetto, i quali hanno proposto due brani estratti dal recente “Canti, ballate e ipocondrie d’ammore”, tra cui l’applauditissima “Amaro Ammore”, impreziosita dalle irresistibili introduzioni dell’autore che ha dimostrato ancora una volta di essere uno straordinario entertainer. 
A salire sul palco è, poi, Andrea Satta dei Têtes de Bois che con la complicità di Alessandro D’Alessandro ci regala una bella versione di “Lavorare con Lentezza” di Enzo De Re, con l’organetto utilizzato sorprendentemente come uno strumento da percussione, ad evocare le indimenticate performance del Corpofonista, al quale SquiLibri ha dedicato l’eccellente volume di Timisoara Pinto. Risaliamo pian piano la dorsale appenninica con la voce di Sara Modigliani che ci regala “O bella che dormi” una struggente serenata raccolta a Velletri, tratta dalle registrazioni raccolte nello straordinario “Mira La Rondondella” di Alessandro Portelli. A seguire Piero Brega, voce storica del Canzoniere del Lazio, ha proposto insieme ad Oretta Orengo all’oboe due brani dal suo repertorio ispirati alle storie di alcuni clochard che vivono nei dintorni della Stazione Termini di Roma. Accompagnati da Sylvie Genovese alla chitarra, Piero Brega e Sara Modigliani, ci riportano ad una delle pagine più belle di quel capolavoro che era “Quando nascesti tune” del Canzoniere del Lazio, proponendo “Sabato vado a Marino”, nella quale a brillare è l’intreccio tra le corde e le due voci. 
Sul palco resta poi la sola Sylvie Genovese che ci regala un estratto del suo album “Corde migranti” in cui racconta la sua storia, attraverso brani di tradizioni differenti e proprie composizioni. Canio Loguercio e Alessandro D’Alessandro ritornano sul palco, questa volta accompagnati dai Têtes de Bois per una trascinante versione full band di “Ballata dell’Ipocondria”. Dal Lazio approdiamo all’Umbria con lo splendido incontro tra la voce antica di Raffaello Simeoni e gli strumenti dei Micrologus, che insieme danno vita ad un set di straordinaria forza evocativa, suggellato dalla presenza di Canio Loguercio e Alessandro D’Alessandro nel finale. Le sorprese della serata non finiscono qui, perché ad incantare il pubblico è Riccardo Tesi il quale propone prima una suggestiva ed elegantissima versione per organetto solo di “La valse a Pierre”, tratta da quel gioiello che è “Cameristico” e poi una imperdibile scorribanda sonora con per soli mantici con la complicità di Alessandro D’Alessandro. La voce inconfondibile di Lucilla Galeazzi con un brano a sua firma ci accompagna verso il finale nel quale i Têtes de Bois evocano la figura dell’anarchico Giovanni Passannante, e Peppe Voltarelli rende omaggio al repertorio di Otello Profazio, quest’ultimo impossibilitato a partecipare al concerto. Un plauso finale va, dunque, a SquiLibri che ha ideato e concepito questa splendida serata, come corollario di una attività intensissima sul campo, portando avanti con passione e dedizione la propria mission di resistenza culturale e politica. 


Salvatore Esposito
Foto di Cristina Canali

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