Vi aggredirà con le sue sonorità forti che arrivano senza preamboli. Vi stupirà con le sue voci e i suoi cori. Vi sorprenderà con il semplice suono del kologo, strumento cordofono a due corde diffuso nell’Africa occidentale, utilizzato come accompagnamento e percussione: “Mabiisi” vi trascinerà subito sul suo terreno, delimitato dal rapper burkinabè Art Melody e da Stevo Atambire, suonatore di kologo e cantante ghanese. La parola è parte fondamentale delle composizioni. La loro forza ed energia sono qui: Art Melody e Stevo Atambire a volte sembrano fronteggiarsi, altre volte rinforzare le proprie voci uno con l’altro. Si misurano nel canto parlato ritmato cantato gridato, e nel ritmo. Esprimono urgenza nell’affrontare questioni vitali, prima fra tutte quella del colonialismo che ha allontanato il Burkina Faso e il Ghana, due stati africani che sulla carta geografica sono limitrofi, che una volta erano accomunati da tanti aspetti, che invece oggi sono separati dal solco creato e approfondito dalla dominazione coloniale. Dall’incontro tra i due musicisti, avvenuto ad Accra nel 2014, è nata l’opera prima “Mabiisi”, un ideale ponte panafricano tra l’Africa anglofona e quella francofona. Sia nel linguaggio Frafra del nord del Ghana che nella lingua Moorè delle popolazioni Mossi del Burkina Faso, “Mabiisi” vuol dire fratelli della stessa madre e si riallaccia a un ricordo infantile di Art Melody ed al desiderio di ricollegarsi alle radici. Dieci brani caratterizzati da sonorità naturali, tutte composizioni che sembrano molto legate all’improvvisazione, nelle quali viene privilegiata l’essenzialità attraverso una musica priva di orpelli. I brani sono infuocati e si ispirano al legame tra popoli africani. Il CD si apre con “Buuda Yembré”, in cui si canta che, a dispetto dei confini, siamo tutti figli della stessa madre, a seguire la straordinaria “Awine”, una preghiera, un canto sulle differenze. “Poka” e “Pagba”, sono dedicati alle donne, al loro ruolo e al loro dare origine alla vita. Il ritmato “Yembdo” racconta 400 anni di schiavitù e lavori forzati, mentre “Ninkré” è un invito al risveglio degli africani. “Yamlèogo” rappresenta la gioia di cantare le origini e “King” affronta la guerra come problema globale. “Parliament” è una parodia in chiave hip hop degli avidi politici africani e “Baakoya” utilizza una metafora forte, quella del cane che è riuscito a scappare. In “Mabiisi” si avvertono fierezza, forza e un intenso profumo di sacralità.
Carla Visca
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