A due anni di distanza dal pregevole “Tzenni”, la straordinaria cantante mauritana Noura Mint Seymali torna con “Arbina”, quarto album in carriera e secondo pubblicato a livello internazionale grazie all’illuminato lavoro della Glitterbeat Records di Chris Eckman. Prodotto dal batterista Matthew Tinari ed inciso con un ristrettissimo gruppo di strumetisti composto dal marito il griot Jeiche Ould Chighaly (chitarra) e Ousmane Touré (basso), il disco raccoglie dieci brani inediti che nel loro insieme ci schiudono le porte sulla religiosità e la mistica delle tribù della Mauritania e del Sahara Occidentale. Come lascia intendere già il titolo “Arbina”, che in lingua araba identifica una delle invocazioni a Dio, il disco ruota intorno alla necessità di richiedere la protezione e la benevolenza divina da parte degli uomini, ma nel contempo mette in luce il concetto di “sébeu”, la riappropriazione del proprio destino con l’emancipazione, la libertà e l’autocoscienza per un futuro migliore. Le canzoni di Noura Mint Seymali nella sua voce profonda e struggente sono un atto di devozione verso il creato, una richiesta potente affinché illumini ed ispiri il cammino del suo popolo. Tutto questo dal punto di vista musicale è stato tradotto da arrangiamenti che mescolano funk e desert blues, il tutto impreziosito da un’energia e una intensità che pervade ogni brano, coniugando la forza del rock e la potenza emotiva della musica tradizionale dei griot. Così i fascinosi melismi desertici della voce della Seymali sono incorniciati dal suono del suo inseparabile ardine, strumento tradizionale nordafricano a nove corde usato prevalentemente dalle donne, e dalla chitarra di suo marito, Jeiche Ould Chighaly, suonata con la stessa tecnica del ngoni a creare sinuosi arabeschi sonori. A fare il resto il travolgente groove afro-beat della sezione ritmica che rapisce ed avvolge l’ascoltatore sin dalle prime note. Durante l’ascolto emergono i ritmi in levare della title-track in cui la Seymali affronta il tema della prevenzione sanitaria per le donne, le complesse architetture sonore di “Na Sane”, la fascinosa “Richa” nella quale canta del potere curativo della musica, o ancora lo splendido invito a realizzare i propri sogni di “Ghizlane”. In generale la poetica della cantante mauritana affonda le sue radici nella tradizione griot dove l’esperienza di vita personale incontra temi di carattere sociale, andando a comporre le tessere di quello straordinario mosaico che è la cultura nord africana. Insomma, “Arbina” è il disco più compiuto, affascinante e potente di Noura Mint Seymali, un lavoro da ascoltare con grande attenzione, lasciandosi catturare dalla sua voce.
Salvatore Esposito
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