Mediterranean Ensemble – Shurhùq (Indijazzti Records, 2016)

Formato da Marco Bonutto (udu drum, cajon, batteria, effetti, tabla, darbuka, surdos, cymbals), Martino Cargnel (chitarra acustica, classica e semiacustica), Antonio Minichello (chitarra classica) e Davide Mangiaracina (double bass), il Mediterranean Ensemble nasce con l’obiettivo di dar vita ad una originale esplorazione sonora attraverso le musiche del Mediterraneo, creando un ideale ponte sonoro tra Oriente ed Occidente, musica colta e musica popolare. Partendo dai rispettivi background musicali, questi quattro strumentisti percorrendo sentieri ancora inesplorati sono andati alla ricerca delle connessioni e delle intersezioni tra i suoni stratificatisi nei secoli sulle coste del Mare Nostrum, in un momento storico in cui la musica sembra essere l’unico linguaggio in grado di unire e non dividere. Forti di un solido rodaggio dal vivo sui palchi italiani ed europei, il Mediterranean Ensemble ha pubblicato di recente “Shurhuq”, il suo disco di debutto nel quale è raccolto otto brani che nel loro insieme compongono un’ideale itinerario sonoro che spazia dal Portogallo alla Francia, dall’Italia alla Grecia fino a toccare il Balcani e la Turchia. Come lascia intendere il titolo in Italiano vuol dire scirocco, il vento che viene dal Sud, l’album si dipana attraverso una ricerca musicale e stilistica entusiasmante con il gustoso interplay tra chitarra, contrabbasso e clarinetto, sostenuto magistralmente dalle percussioni di Bonutto. Il disco prende le mosse dalla Lusitania con “Variazioni sul fado”, un tonale in tempo pari denso di fascino e costruito melodicamente in modo impeccabile, per condurci prima nel cuore dei Balcani dove scopriamo le magnifiche riletture di “Csárdás” di Vittorio Monti, della trascinante “Rumbalkan” e del tradizionale “Rumelaj” e poi in Grecia con la bella resa di “Sirtaki” di Theodorakis. Non manca uno sguardo verso l’Italia con “Ballata per Chitarra” di Eugenio Bennato, qui proposta in una versione intensa ed evocativa, e con “Tarantella del Gargano”, inframezzate da una piacevolissima incursione nel jazz manouche di Django Reinhardt con “Minor Swing”. Insomma “Shurhùq” è un lavoro maturo e pieno di belle intuizioni, un’ottima opera che ci auguriamo possa far da preludio ad un cammino artistico ricco di soddisfazioni. 


Salvatore Esposito

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