Paride Peddio e Jonathan Della Marianna - Brinca (Picchiadas/Felmay, 2016)

Fra i dischi usciti in Sardegna nell'ultimo periodo ce n'è uno di cui si parla con insistenza e per cui, già prima dell'uscita, si registrava una certa attesa. Parte del mercato discografico sardo è ancora veicolato dai cosiddetti “bancarellari”, commercianti ambulanti che girano le feste di paese esponendo la loro mercanzia (cd e le vecchie musicassette) su tavoloni di varie dimensioni e che diffondono la musica con impianti che spesso superano il volume del gruppo che si esibisce sul vicino palco della festa. Il disco più suonato in questa stagione è proprio “Brinca”: un'ora di musica dedicata al ballo sardo, tradizionale ma con diverse concessioni, nel sound e nell'impalcatura armonica, al progressivo. Paride Peddio, organettista di Desulo (NU) e il launeddista e suonatore di sulittu (flauto di canna tipico della tradizione sarda) e trunfa (lo scacciapensieri) Jonathan Della Marianna, ogliastrino di Escalaplano, sono fra i migliori strumentisti della nuova generazione, giovani e ambiziosi, con già alle spalle anni di piazze e rassegne con gruppi folkloristici e formazioni da ballo. Paride Peddio, appena ventiquattrenne, è nipote del grande Bengasi, al secolo Salvatore Peddio, uno dei grandi protagonisti dell'organetto sardo del novecento, protagonista della scena musicale sarda sin dagli anni '60. Jonathan è allievo di Orlando Mascia, ottimo polistrumentista che all'insegnamento delle launeddas ha dedicato buona parte della sua attività. Il disco ospita una buona dose di musicisti di grande valore, Elena Ledda in primis, che regala la sua voce al “Ballittu Cantau”, già parte del repertorio della cantante campidanese, poi Beppe Dettori (ex voce dei Tazenda) che canta in “Anninnora” (la danza di Desulo), introdotta da un bellissimo ballo campidanese eseguito al sulittu, e in “No Potho Reposare”, il brano sardo più famoso, esempio di canzone pop ante-litteram che festeggia quest'anno i cento anni della sua composizione. Fra gli altri musicisti coinvolti l'ottimo cantante Carlo Crisponi, l'armonicista Federico Di Chiara, molto felici le sue intuizioni country-blues in un paio di brani, e il chitarrista Davide Pudda, efficacissimo nell'accompagnamento. Nel disco si succedono i diversi “modi” del ballo sardo, dal Passu Torrau, a su Passu 'e Trese a Su Dillu, ed è sempre l'organetto di Paride a condurre il gioco, con i flauti e le launeddas di Jonathan che fioriscono e arricchiscono l'offerta sonora. Notevoli i tre soli: “Scal'e Oru” (dall'antico nome del paese di Escalaplano) affidato alle launeddas e i due dell'organetto, ambedue dedicati da Paride al nonno Bengasi, in uno dei quali il giovane organettista si esibisce anche come cantante. Nel disco, attribuito a entrambi i musicisti, è la figura di Paride Peddio che si ritaglia il ruolo di protagonista; preciso ritmicamente e originale nelle figure melodiche, nonché nell'armonizzazione (vedi le progressioni di “Passu Torrau”), virtuoso ma mai debordante come invece spesso capita a chi sa di essere molto bravo, è attorno a lui che si costruisce tutta la struttura del sound dove tutti gli altri attori in campo, gli strumenti di Jonathan Della Marianna in primis, poi l'accompagnamento della chitarra e le voci degli ospiti, hanno sempre una parte comunque imprescindibile. 


Gianluca Dessì

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