Idirad - Zik (Soundfact, 2015)
Complice un viaggio compiuto a Tamanrasset, nel Sud dell’Algeria, proprio nel cuore del Sahara, Idir Aรฏt Dahmane (voce, chitarra, mandola), cantautore e poeta di origine berbera, entrรฒ in contatto con il polistrumentista francese Olivier Crespel (voce, chitarra, basso e percussioni), e dopo bene cinque ore e mezza di jam strumentale, nacque l’idea di dare vita ad un progetto musicale insieme. Una volta tornati a Bruxelles, il duo allargรฒ l’invito al percussionista algerino Mourad Mouheb, il quale non si fece pregare troppo per aggiungere le sue poliritmie calibe al duo, dando vita cosรฌ al trio acustico Idirad, con l’intento di rileggere la tradizione musicale Amazigh. La fortunata alchimia sonora, ma ancor di piรน l’amicizia e i tanti concerti messi insieme negli anni hanno rappresentato le marce in piรน per questo progetto musicale, il quale ha di recente trovato la sua piรน compiuta cristallizzazione discografica in “Zik”. Composto da nove brani originali, il disco nel suo insieme compone l’itinerario di un viaggio tra presente, passato e futuro che parte dal Mediterraneo e tocca il Nord Africa per raggiungere poi il profondo Sahara. Durante l’ascolto a colpire รจ la combinazione perfetta di tra la creativitร dello slam francese, le esplosioni del rock, le melodie ipnotiche dei Tuareg e della gnawa marocchina e il folk della regione di Kabylia (Algeria”. A spiccare sono cosรฌ brani come la struggente “Rose du Dรฉsert”, un canto sull’importanza delle donne e delle madri nel passaggio ancestrale tra generazioni differenti, la splendida “Amidini” ispirata al viaggio a Tamanrasset da cui partรฌ l’avventura del trio, ma soprattutto le conclusive “Wiza” e “Soleil” che rappresentano, senza dubbio, il vertice di tutto il disco, con quest’ultima che si rifร addirittura al culto solare dei Faraoni Egizi, evocandone le danze nel suo ritmo ipnotico.
Salvatore Esposito
Nessun commento