Ciosi - My first time (Autoprodotto, 2014)
Con “My first time” il chitarrista e compositore Federico Franciosi, in arte Ciosi, ci chiama ad attraversare uno spazio delicato, definito da una chitarra limpida e una scrittura pacata, pensata anche quando si affida a qualche folata di estemporaneitร , o a qualche tecnica esecutiva piรน aperta. L’album non puรฒ non essere considerato un piccolo gioiello, una gioia suonata dalla prima all’undicesima traccia, con melodie scintillanti che si susseguono (“Steve White blues”) e si alternano a soluzioni piรน ritmiche, connettendo l’intera produzione a uno scenario piรน ampio. Fatto di aderenze ad alcune tradizioni esecutive e a chitarristi eccezionali. Steve White รจ tra i master che Ciosi riconosce sulla sua strada, per il suo stile composito e orientato da un progetto inclusivo straordinario, nel quale hanno trovato spazio suoni articolati e per nulla scontati. Di White Ciosi riconosce la ricerca timbrica, oltre che la complessitร del suo programma musicale, orientato dalla tradizione blues e folk americana. Ma reinterpreta anche la visione intima e avveniristica di una chitarra acustica con pochi limiti, che si incastra a perfezione non solo nell’epica del “one man band”, ma sopratutto nello sviluppo di una lirica piรน avanzata, meno reiterata e circolare. E questo puรฒ valere come un paradigma della produzione del chitarrista Ciosi, anche quando indugia in una narrativa piรน limpida (“Dream guitar”), da cui si affaccia una scrittura piรน melodica e lineare. L’album “My first time” si innesta nella discografia di Ciosi come un puntello in buona parte nuovo, che impernia il nuovo corso di un produzione che fin qui รจ stata sempre orientata dalla chitarra, ma in modo meno esclusivo e coerente. L’elemento piรน caratterizzante del progetto รจ il flatpicking, che caratterizza un suono netto e convoglia tutte le attenzioni. Se infatti il chitarrismo virtuoso internazionale ci indica una traccia implicitamente sporca, strisciata dalle dita delle due mani che trovano movimenti nuovi e incoerenti sulle corde, il suono di Ciosi in questo album รจ nitido. Si frappone come una lama verticale sulla tastiera e lascia debordare solo melodie cesellate, curate con perizia e organicitร dentro l’arco dell’intera scaletta. Tra i brani piรน interessanti in questo senso si puรฒ citare “She”, una riflessione che assorbe tutto il silenzio intorno alle corde, con una melodia sicura arpionata a un arpeggio circolare e intenso. Che convoglia, nella parte finale, in una ritmica piรน forte e inaspettata, chiamata in causa con un evidente e voluto disincanto. “Back to my shoulders”, il brano successivo, รจ piรน ambiguo, sia sul piano armonico che ritmico. La linea melodica รจ complessa e spezzata con coerenza, nel riflesso di un’esecuzione piรน estemporanea. Dalla selezione dei brani emergono anche due chitarristi italiani, Giuseppe Gambetta e Massimo Varini, di cui Ciosi reinterpreta due brani: “Slade stomp” e “Andrร tutto bene”. Ma i momenti piรน interessanti sono quelli piรน personali, dai quali traspare un lavoro pensato e aperto a suggestioni differenti. D’altronde la forma di questo album non si puรฒ comprendere se non dentro un quadro di impressioni da solista. E questo vale sia per il modo in cui i brani sono eseguiti, sia per come sono stati organizzati nella fase di scrittura e nel processo di realizzazione. Si tratta di un procedimento personale, ma non perchรฉ esclusivo o chiuso, ma perchรฉ fortemente orientato da un rapporto di reciprocitร (questo sรฌ esclusivo) che un musicista costruisce con il suo strumento. Allora il suono che arriva a noi non รจ piรน soltanto connesso a un’esecuzione, ma piuttosto a ciรฒ che la avvolge. ร qualcosa che puรฒ essere pensato come la spinta di una percezione, di un equilibrio in qualche modo codificato e trasformato. Nel suo insieme “My first time” spinge a questa riflessione, sopratutto dopo qualche ascolto, quando sembra che brani come “Nature’s mood”, “To my son” e sopratutto “Samuel or Virginia” possano considerarsi come pause, come spazi in cui fermarsi e lasciarsi pervadere dal flusso dei suoni, dei silenzi, dal tocco, dal plettro che sfrega le corde.
Daniele Cestellini
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